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Roberto sestini (1935-2024)

“Roberto Sestini e la fotografia, il mecenate della cultura che amava “l’archivio vivo” e il “museo bello”

L’ultimo progetto che Roberto Sestini ha profondamente voluto e intrapreso con il Museo è quello di onorare l’anno della Capitale della Cultura raccontando per immagini la vocazione industriale e la grande capacità innovativa dei territori di Bergamo e di Brescia:  una mostra fotografica dedicata alla Cultura d’impresa. A quella “capacità di fare” oltre il profitto, di generare valore non solo economico, prendendosi cura del patrimonio inteso come patrimonio di idee, di relazioni, di gesti, saperi e talenti

Con Roberto Sestini il Museo ha conosciuto un uomo capace di credere in un progetto – quello di creare a Bergamo un polo della fotografia storica – con grande generosità e insieme profondo rispetto per la dimensione pubblica del patrimonio.

Un uomo determinato e insieme aperto alla complessità, un uomo pragmatico e insieme capace di grande visione, un uomo di ingegno, che sa capire le pieghe del tempo: innamorato del presente, sensibile all’importanza di conservare le tracce del passato ma con gli occhi “appassionati di futuro”.

Il Museo della fotografia, nato nel 2018 da più di un decennio di proficua collaborazione tra SIAD Fondazione Sestini, Museo delle storie e Comune di Bergamo, ha tutti questi caratteri. Un Museo che non è solo un Museo, ma un polo tecnologico all’avanguardia per la conservazione, lo studio e la valorizzazione della fotografia storica: le più di un milione di immagini dell’Archivio fotografico che quotidianamente – proprio grazie al sostegno di SIAD – vengono digitalizzate, catalogate e restituite alla collettività dentro un portale online, attraverso mostre e una collana editoriale.

Ciò che rende speciale e del tutto inedita la visione di Sestini è la piena consapevolezza che il Museo vive grazie al suo Archivio: non basta conservare le fotografie, ma occorre studiarle, catalogarle e valorizzarle. Grazie a questa “visione” il Museo diventa un luogo di eccellenza per Bergamo, un attrattore per il deposito di nuovi archivi, e al contempo spicca nel panorama culturale italiano.

Il Museo è pensato fin nei minimi dettagli. Quella che per il capitano di industria è una “fabbrica bella”, per il mecenate della cultura sono “l’archivio vivo” e il “museo bello”: Sestini ha una costante attenzione alla funzionalità e alla bellezza degli spazi. Da lui voluti bianchi, inondati di luce (perchè fotografare è scrivere con la luce) e trasparenti: perché i visitatori del Museo vedano l’archivio e gli spazi di catalogazione. E comodi: per rendere il museo un luogo familiare e vivo, dove rileggere la propria storia attraverso le immagini, comodamente seduti su un divano come quello di casa propria, mentre si sfoglia un vecchio album di famiglia.

L’ultimo progetto che Roberto Sestini ha profondamente voluto e intrapreso con il Museo è quello di onorare l’anno della Capitale della Cultura raccontando per immagini la vocazione industriale e la grande capacità innovativa dei territori di Bergamo e di Brescia:  una mostra fotografica dedicata alla Cultura d’impresa. A quella “capacità di fare” oltre il profitto, di generare valore non solo economico, prendendosi cura del patrimonio inteso come patrimonio di idee, di relazioni, di gesti, saperi e talenti.

La nascita del Museo della fotografia è l’espressione più chiara di quella “cultura d’impresa”: l’intuizione della necessità di conservare, prendersi cura del patrimonio di immagini per condividere con la comunità fonti, strumenti di lettura del passato e quindi di interpretazione del presente. Una grande eredità che il Museo delle storie saprà mantenere viva, onorando la fiducia che Roberto Sestini non ci ha mai fatto mancare.

* Roberta Frigeni, Direttore scientifico del Museo delle storie di Bergamo

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