Era il 5 settembre 2019, alla fine della conferenza stampa per la presentazione del corposo investimento per creare il “Distretto dei gas della vita” il presidente Roberto Sestini si prestò ai fotografi con un badile spostando la terra, mostrando l’avvio dei lavori.
Era un uomo di grande e sottile ironia, ma di una immensa visione sul futuro. “Che cos’era il distretto dei gas della vita?” chiesi davanti ad un prato verde che osservava. Accese una sigaretta e mi disse: “Pensi che adesso stiamo portando avanti con importanti istituti di ricerca, uno studio su come fermare i danni al cervello in caso di infarto. È uno studio che stiamo applicando sui maiali e che sta ottenendo buoni risultati. Con questo gas noi blocchiamo l’attività celebrale per evitare che la mancanza di ossigeno al cervello provochi danni irreversibili durante l’infarto. Ecco il distretto dei gas della vita punta a questo, a cercare l’applicazione dei gas nel campo medicale per migliorare la vita dell’uomo”.
Poi si fermò, mi fissò e disse: “Pensi se trovassimo il gas che può curare il cancro?”.
Lo disse come un pioniere davanti ad una sfida, un conquistatore davanti ad una missione da compiere. Forse pensava alla speranza che avrebbe dato a milioni di persone.
Ormai ottantenne aveva uno spirito giovanile verso la ricerca chimica per il bene dell’uomo: cercava la formula dei gas che potessero migliorare la vita.
Nel settembre scorso fu Bernardo Sestini, il figlio di Roberto, vicepresidente e amministratore delegato di Siad a mostrare il “Distretto dei gas della vita”. Una visione che è diventata realtà e che proietta Bergamo nell’avanguardia dei gas medicali, ambientali e agroalimentari.
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