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Analisi dati istat

Redditi, si amplia la forbice tra ricchi e poveri. Cisl: “Serve una rete contro la povertà”

Cresce di un miliardo negli ultimi tre anni la ricchezza totale della provincia: “Negli ultimi anni la forbice tra povertà e ricchezza si è sempre più ampliata, allargando anche altre differenze sociali"

Bergamo. Cresce di un miliardo negli ultimi tre anni la ricchezza totale della provincia: “Negli ultimi anni la forbice tra povertà e ricchezza si è sempre più ampliata, allargando anche altre differenze sociali: gli accessi alle cure, ad esempio, per una fascia sempre più corposa, sono diventati difficili e nonostante le risorse del PNRR e della Finanziaria sulla sanità, i problemi relativi alle liste di attesa con tempistiche sempre più lunghe e al reclutamento di nuovi medici e professionisti delle terapie permangono. Inoltre dal rapporto Censis si evince che il 79% degli italiani è preoccupato per il funzionamento del Servizio sanitario, esprimendo il timore di non poter accedere a cure tempestive in caso di malattia, se non utilizzando risorse proprie. Questo crea nella coscienza collettiva la sensazione che nell’accesso ai servizi sanitari ci siano disparità reali che ampliano le disuguaglianze sociali. I fattori socio- economici vanno tenuti in considerazione, dato che la sorveglianza sanitaria ha registrato percentuali di rinuncia più alte tra chi ha difficoltà economiche”.
Così, Angelo Murabito, segretario Cisl di Bergamo, commenta i risultati dell’indagine che il dipartimento Welfare del sindacato di via Carnovali ha messo a punto sui dati del MEF.

Nell’anno di imposta 2021, meno del 6% dei contribuenti bergamaschi ha prodotto redditi quasi pari a quanto prodotto dal 70% della popolazione: la fascia di reddito “alta e altissima”, infatti, ha dichiarato quasi 5 miliardi di reddito, contro i 6 abbondanti delle fasce di reddito da 0 a 25mila euro. E questa forbice, se confrontata con il 2018, si è ampiamente allargata: la fascia bassa non ha praticamente cambiato il totale del proprio reddito, mentre quella più abbiente in 3 anni è salita di quasi mezzo miliardo di euro.

Un altro aspetto interessante della analisi Cisl riguarda lo sviluppo dei redditi per categorie: se per lavoratori e pensionati la somma di quanto denunciato sul 730 è rimasta pressoché invariata dal 2018 al 2021, per lavoratori autonomi e imprenditori è cresciuta rispettivamente del 28 e del 13%.
L’elaborazione Cisl racconta che il 68 % della popolazione dichiara redditi lordi sotto i 26mila euro, il 26%, invece, guadagna cifre tra i 26 e i 55mila euro e solo il 5,5% presenta dichiarazioni dei redditi superiori ai 55mila, per una dichiarazione totale di 19 miliardi e mezzo e una media di reddito di 24.570,87 (erano 18 miliardi e mezzo e 23.787,40 nella dichiarazione del 2018).

“Insomma – continua il segretario Cisl -, siamo di fronte a un panorama che si complica sempre di più, e che rende difficile la vita delle persone. Ogni ritardo nel contrasto della povertà aumenta la sua diffusione e rende sempre più elevati i costi che la collettività deve sostenere per ridurla . Si rischia in tal modo di entrare in un circolo vizioso senza grosse possibilità di uscirne. Il lavoro precario o le basse retribuzioni possono essere alla base di alcune condizioni di povertà. È necessario un lavoro “decente” in grado di dare un reddito sufficiente per mantenere, in modo minimamente dignitoso, sé stessi e la propria famiglia. Ciò significa che vanno potenziate le politiche per rinforzare la contrattazione nazionale e quella decentrata e rafforzate le politiche economiche, fiscali e sociali a favore delle famiglie con figli (puntando anche sull’erogazione di servizi di supporto alla genitorialità). Inoltre, è indispensabile prestare attenzione al sostegno del
percorso scolastico e educativo dei minorenni, da cui dipende in modo determinante il loro futuro sociale e professionale. I minori in povertà debbono e possono essere “intercettati” all’interno delle scuole (dell’infanzia e dell’obbligo) per evitare ritardi, dispersioni, abbandoni precoci. Una più estesa collaborazione tra le scuole e i servizi sociali territoriali consentirebbe di intervenire più tempestivamente, anche in via preventiva, sui minori in difficoltà per ragioni economiche”.

“Per questo – conclude Murabito -, come da tempo, proponiamo che la rete provinciale delle forze sociali, produttive e politiche si ricomponga attorno all’obiettivo di ridurre la forbice sociale che attanaglia anche i residenti della nostra provincia: serve un protocollo d’azione condiviso che metta al centro la contrattazione aziendale, territoriale e sociale, capace di tener conto della situazione
locale, che come dimostrano i dati MEF è ricca di lavoro, ma emerge sempre più una significativa possibilità di resilienza anche per i lombardi in maggiori difficoltà economiche”.

Indagine redditi Bergamo

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