• Abbonati
La cerimonia

Cinque medaglie d’oro e 10 benemerenze: persone e associazioni che hanno dato prestigio a Bergamo fotogallery

Medaglie d’Oro a Giacomo Agostini, Paolo Rocca, alla Comunità don Milano, a Maria Cristina Rodeschini e a Molte Fedi sotto lo Stesso Cielo.

Bergamo. Come ormai da tradizione, il Comune di Bergamo chiude l’anno solare con l’annuale cerimonia di conferimento delle benemerenze civiche, il momento in cui l’Amministrazione riconosce pubblicamente il contributo al prestigio della città da parte di persone, enti o associazioni.

Il Comune di Bergamo ha assegnato venerdì 22 dicembre, per l’anno 2023, cinque medaglie d’oro e dieci civiche benemerenze. I riconoscimenti sono stati conferiti solennemente dal sindaco Giorgio Gori e dal presidente del Consiglio comunale Ferruccio Rota al Teatro Sociale di Città Alta.

Le onorificenze 2023 sono state consegnate, tra gli altri, ai Pinguini Tattici Nucleari, band che ha iniziato la propria carriera con il concorso per giovani gruppi musicali del Comune di Bergamo “Nuovi Suoni Live” e che nel 2023 ha riempito gli stadi di tutta Italia. I Pinguini hanno onorato la festa europea della musica del giugno scorso suonando a sorpresa tre propri brani – tra i quali la canzone “Bergamo”, dedicata alla loro città – sul palco del Lazzaretto.

Gli altri benemeriti 2023 sono Ferdinando Bialetti, Susanna Pesenti, GianGabriele Vertova, il Coro Gospel S.Antonio David’s Singers, Silvia Tropea Montagnosi, Maurizio Tespili, la polisportiva Excelsior, Sergio Chiesa e i Volontari dell’Associazione Orobicambiente.

Medaglie d’Oro a Giacomo Agostini, Paolo Rocca, alla Comunità don Milani, a Maria Cristina Rodeschini e a Molte Fedi sotto lo Stesso Cielo.

IL DISCORSO DEL SINDACO GIORGIO GORI

Buonasera, benvenuti.
L’appuntamento dedicato alla consegna delle benemerenze civiche ci intreccia quest’anno alla conclusione di “Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura”, cui pochi giorni fa abbiamo dedicato una bella cerimonia al Teatro Donizetti.

Ne abbiamo parlato tanto, ma mi pare giusto richiamare la grande energia positiva che questo progetto ha innescato, oltre ogni nostra aspettativa. Non mi riferisco ai numeri dei turisti e visitatori che hanno scoperto la nostra città – ovviamente c’è anche questo aspetto – ma alla spettacolare mobilitazione di istituzioni, fondazioni, imprese, associazioni, espressioni della società civile, e di cittadini, che si è prodotta intorno al progetto, che gli ha dato significato e che a mio avviso ne ha determinato il successo.

L’altra sera al Teatro Donizetti non ho ringraziato in modo adeguato il nostro prefetto e le forze dell’ordine che hanno garantito che tutto si svolgesse in modo ordinato e sicuro. Lo faccio ora: grazie davvero.

Avevamo immaginato – nel 2020, insieme a Brescia – che candidarci a Capitale italiana della Cultura potesse rappresentare quel segnale di speranza di cui tutti sentivamo disperatamente il bisogno; che la responsabilità di onorare il titolo di Capitale, di riempirlo di idee e di bellezza, potesse attivare le nostre migliori le energie e promuovere la coesione di cui avevamo bisogno per uscire dal momento più drammatico della nostra storia recente, rappresentare l’orizzonte comune a cui tendere per tirare fuori il meglio di noi e mostrarlo a chi in quel momento ci riconosceva solo come la “città martire” della pandemia.

Io credo che ci siamo riusciti, e l’esperienza di condivisione con Brescia, moltiplicata per ognuna delle iniziative che dal basso sono state ideate, sviluppate e realizzate a cavallo tra una città e l’altra – e sono state centinaia – rappresenta una grandissima potenzialità per il futuro, che sarà importante coltivare e far crescere.

Nello sviluppo del progetto ampio spazio ha trovato la Cultura della Cura, che caratterizza il nostro territorio e che più direttamente poteva richiamare le tante forme di solidarietà che si sono manifestate anche nel periodo della pandemia.

Di solidarietà, di cura e di carità, del resto, ha bisogno chi ogni giorno, anche nella nostra Bergamo – mediamente benestante – sperimenta la fatica che deriva dalla povertà, dalla precarietà e dalla solitudine. Non parliamo di poche persone. Negli ultimi dodici mesi l’inflazione ha fatto crescere i prezzi dei beni di consumo ed eroso il valore dei salari. Le richieste di aiuto rivolte ai nostri servizi sono aumentate, anche da parte di persone che pure hanno un lavoro, così come il numero degli indigenti e dei senza fissa dimora accolti dalla Caritas al Galgario. E tante altre sono le fragilità di cui, con fatica, le strutture pubbliche e quelle del privato sociale, con un ruolo fondamentale degli enti diocesani, si prendono cura.

Se c’è una Bergamo di cui andare orgogliosi, è quella della solidarietà, e anche stasera dimostreremo la nostra riconoscenza ad alcuni dei suoi protagonisti.

Ho citato la solitudine, perché è forse la più misconosciuta delle sofferenze. Viviamo il tempo dell’iper-connessione, ma la frammentazione del corpo sociale è sempre più marcata. Una volta le famiglie erano numerose e stanziali. Oggi il 47% delle famiglie della città è composta da una persona. Le persone anziane che vivono sole sono più di diecimila. E’ pertanto a loro che abbiamo deciso di rivolgere una particolare attenzione, attivando una serie di progetti e di servizi che li facciano sentire il più possibile “inclusi” e partecipi di un tessuto di relazioni.

E’ con queste contraddizioni che dovranno cimentarsi i prossimi amministratori. Bergamo è diventata in questi anni più dinamica e attrattiva – lo dimostrano la vivacità della vita culturale, la crescita dell’economia turistica, l’aumento della popolazione universitaria, e la stessa leggera crescita dei residenti, nonostante i saldi naturali – e al tempo stesso più fragile, perché mediamente più anziana e caratterizzata da una maggiore frammentazione del tessuto sociale.
Ho citato spesso l’investimento sull’attrattività come strumento di contrasto del declino demografico della città, insieme alla necessità di prodigarsi per favorire un aumento della natalità. Attrarre giovani e sostenere le famiglie per bilanciare il naturale invecchiamento della popolazione. Sono convinto che sia necessario.

Ciò su cui vorrei brevemente soffermarmi in questa occasione è però l’importanza – nel momento in cui quasi un terzo della popolazione di Bergamo è composta da persone con più di 65 anni – di far sì che la qualità della vita di questi nostri concittadini anziani sia la migliore possibile.

Il progetto di Bergamo “città della longevità”, che coltiviamo insieme alla nostra Università, nasce con questa finalità. E’ forse una delle missioni più significative – insieme alla grande scommessa della sostenibilità ambientale, centrata su transizione energetica e taglio delle emissioni di CO2 – che la nostra città dovrà affrontare nei prossimi anni.

Si tratta da un lato di favorire un invecchiamento in buona salute – promuovendo una cultura della prevenzione che influenza e migliora gli stili di vita – e dall’altra di incoraggiare l’invecchiamento attivo, creando politiche, servizi e strutture fisiche che aiutino le persone anziane a mantenersi attive il più a lungo possibile. E’ una partita di estrema complessità, ma è la condizione per la sostenibilità sociale ed economica della nostra comunità.

Attrattività, inclusione, sostenibilità: sono le tre parole che caratterizzano il nuovo Piano di governo del territorio, probabilmente l’atto di governo più significativo di quest’ultimo tratto di mandato. Sono importanti, perché nel loro insieme non si limitano a tratteggiare una programmazione urbanistica, ma definiscono un’idea di città, sicuramente vicina a quella che ci ha accompagnati in questi dieci anni di amministrazione, ma decisamente proiettata al futuro, per consentire a Bergamo di affrontare nel modo migliore le sfide del prossimo futuro. E’ l’idea di città che affidiamo a chi avrà l’onore e l’onere di governare la città negli anni a venire.

Anche la scelta delle benemerenze, a ben vedere, rivela un’idea di città, almeno nel nostro caso. Forse non succede ovunque. Ho seguito le discussioni che hanno accompagnato quest’anno l’attribuzione degli Ambrogini d’oro – le benemerenze della città di Milano – che ovviamente non ho titolo per commentare. Mi hanno però colpito le polemiche, e la presa di distanze da parte del sindaco. So che anche in altre città la selezione dei benemeriti scatena ogni volta un mezzo putiferio.

Fortunatamente non è il nostro caso. Se ne discute, e capita ovviamente che qualcuno si dispiaccia per non essere riuscito a inserire tra i premiati la persona o l’associazione che riteneva meritevole, ed è certo possibile che si siano fatti degli errori, sopravvalutando le virtù di qualcuno o sottovalutando quelle di altri. Ma sempre abbiamo cercato di farci interpreti dei sentimenti dell’intera comunità cittadina. Esercitando la necessaria selezione. Esistono ovviamente gli orientamenti politici, e a questi possono corrispondere sensibilità in parte diverse. L’idea di città che emerge in questa circostanza festosa, tuttavia, è sostanzialmente condivisa, e dà conto di valori profondi, valori civici, che superano le appartenenze politiche. Così almeno a me pare.

Questi valori sono la generosità, la dedizione, la creatività, la tenacia, il coraggio, la solidarietà. Valori molto bergamaschi. Che le persone o le organizzazioni premiate con le benemerenze e con le medaglie d’oro incarnano in modi diversi, tutti meritevoli di ammirazione e di ringraziamento.

Queste persone, queste organizzazioni, hanno reso più bella la nostra città, o l’hanno resa più accogliente, più solidale, più vivace, più caritatevole, o ne hanno reso più ricca la vita culturale, o le hanno dato lustro – in Italia o addirittura nel mondo; e in questo modo hanno migliorato anche noi. Abbiamo tutti bisogno di buoni esempi, di figure che ci indichino la strada, e le persone che premieremo tra poco hanno esattamente questo merito.

È la mia ultima cerimonia delle benemerenze, la decima. Ogni volta, in questa circostanza, è venuto spontaneo tracciare un breve bilancio dell’anno trascorso. Sicché ho pensato se fosse il caso di farlo in modo più esteso, riferendomi ai dieci anni del mio mandato.
Mi sono risposto di no.
Per evitare il rischio di commuovermi, principalmente, e perché in realtà abbiamo ancora cinque mesi di lavoro che ci aspettano. Quindi se proprio ci saranno altre occasioni.

Avverto però la necessità di ringraziare, perché non so se avrò altre occasioni di farlo davanti ad una platea così qualificata e in fondo rappresentativa dell’intera città. Quella di stasera è una seduta straordinaria del consiglio comunale, a cui tutta la città è idealmente invitata.

E allora consentitemi di ringraziare per l’onore che mi avete fatto nel darmi la possibilità di vestire la fascia tricolore e di rappresentare questa meravigliosa città. Non potevo desiderare di più. Spero di essere stato degno della fiducia di chi mi ha scelto e del rispetto di chi non l’ha fatto. E adesso basta sennò mi commuovo ugualmente.

Buon Natale, di cuore, a voi e alle vostre famiglie.

 

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI