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A palazzo creberg

Madonna con il Bambino, un grande restauro della Fondazione Credito Bergamasco in mostra fotogallery

Il dipinto restaurato sarà visibile nel Salone Principale del Palazzo Storico del Credito Bergamasco dal 19 dicembre 2023 al 19 gennaio 2024 (nei giorni feriali, dalle 9 alle 13). Ingresso libero

Bergamo. Dal 1988, anno della sua istituzione, la Fondazione Credito Bergamasco è impegnata in molteplici ambiti di attività, che spaziano dalla salvaguardia del patrimonio storico e artistico alla promozione e organizzazione di eventi culturali (mostre d’arte con l’edizione di cataloghi e di pubblicazioni), dalla sussidiarietà e solidarietà sociale al sostegno alla ricerca medica e scientifica.

“In particolare – ricorda Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg – ci siamo molto impegnati, nel ripristino e nella salvaguardia di beni culturali. Tra le iniziative di maggior prestigio, spicca il progetto “Grandi Restauri” che ideai tra il 2007 e il 2008 – e, dunque, particolarmente longevo – risultando molto apprezzato considerata la quantità e la qualità degli interventi di restauro operati”.

“Nel corso del 2023, nell’occasione del nostro 35° anniversario, ci siamo molto dedicati a restauri di grande rilievo e delicatezza. Tra gli interventi più impegnativi affrontati quest’anno segnalo il monumentale dipinto Giosuè che ferma il sole del bolognese Giuseppe Maria Crespi, conservato sulla parete sinistra dell’aula della Cappella Colleoni, al di sopra del quattrocentesco monumento funebre di Medea Colleoni. Durante i tre fine settimana di esposizione post-restauro a Palazzo Creberg, il telero ha enormemente impressionato il pubblico che, presso la Cappella, era abituato alla fruizione a distanza, in maniera poco nitida, essendo le cromie pesantemente offuscate dai segni del tempo. La visione ravvicinata del dipinto, perfettamente restaurato, e il racconto delle guide incaricate da Fondazione Creberg hanno consentito ai visitatori un’esperienza nuova, coinvolgente ed emozionante”.

Un’ulteriore notevole campagna di restauri ha riguardato, nel 2023, il poco conosciuto ciclo “gandinese” di Giacomo Ceruti della Basilica di Santa Maria Assunta di Gandino. Si è trattato di un intervento cardine dell’innovativa collaborazione intessuta con il Museo della Basilica, il cui progetto è rientrato perfettamente nello spirito dell’operare della Fondazione e delle sue “linee guida”.
A questi si aggiunge il consolidamento del legame con il Museo d’Arte Sacra San Martino di Alzano Lombardo attraverso il ripristino di due opere molto deteriorate Tobia e l’angelo e Il transito di San Giuseppe di Antonio Cifrondi – rispondendo ad un vero e proprio S.O.S della Parrocchia – e la partnership per l’interessante mostra dedicata a questo maestro nativo di Clusone.

“Sempre nel 2023 – prosegue il Presidente – abbiamo sostenuto la Parrocchia di Sant’Alessandro, in capo alla chiesa di Sant’Agata nel Carmine di Bergamo alta, con il restauro di due importanti pale dei pittori bergamaschi Enea Salmeggia, il Talpino (Sant’Andrea Avellino) e Francesco Zucco (Santa Teresa in gloria con gli angeli) che presentavano notevoli problemi di degrado fisico. Infine, ma non meno importante, il restauro della grande pala d’altare della Chiesa di San Martino Vescovo di Torre Boldone, opera di Filippo Comerio, particolarmente significativa per la comunità in quanto raffigurante i santi patroni San Martino di Tours e Santa Margherita”.

“In chiusura d’anno – conclude Piazzoli – abbiamo avuto il grande piacere di essere accanto al Patronato San Vincenzo, con il restauro di una importante, bellissima tavola che presentava notevoli problemi di degrado fisico. Si tratta di un gesto di vicinanza ad una meritoria istituzione, che svolge in Città un insostituibile ruolo sociale, culturale, educativo.

Massimo Cincera, Presidente dell’Opera del Patronato San Vincenzo, ha manifestato alla Fondazione Credito Bergamasco viva riconoscenza per aver sostenuto interamente le spese del restauro di un dipinto di piccole dimensioni attribuito a Giovanni Bellini, esponente di primo piano della pittura veneziana del Quattrocento.

L’opera, avuta in dono al Patronato e collocata in una Sala del Conventino, raffigura la Madonna col Bambino Gesù e San Giovanni Battista in tenera età vestito di pelle di cammello. Ai lati del dipinto due alberelli. Lo sfondo è lombardo veneto.
“Quanti hanno a cuore il futuro di questa realtà educativa a favore di minori e di persone che necessitano di prima accoglienza – sottolinea don Davide Rota, Superiore dell’Associazione dei Preti del Patronato – sono grati alla Fondazione Credito Bergamasco per aver sostenuto interamente il restauro di un dipinto attribuito a Giovanni Bellini, uno dei più celebri artisti del Rinascimento.
L’opera – che era destinata alla devozione privata ed intima – fa affiorare alla memoria la figura di don Giorgio Longo, regista della Pinacoteca del Patronato, il prete che ha dato consistenza alla dimensione del bello caldeggiata dal Servo di Dio don Bepo Vavassori”.

“Il bello – conclude don Rota – è come il pane, nutre e educa alla vita buona. Un bambino boliviano di 4 anni disse una sera a padre Antonio Berta: “Padre mira: Dios està alumbrando las estrellas con los Angelitos (Padre, guarda: Dio sta accendendo le stelle con gli Angeli)”. Così era l’arte per don Longo: bellezza che riflette sulla terra la tavolozza dei colori di Dio”.
Con questo intervento salgono a 109, dal 2007 ad oggi, le opere recuperate da Fondazione Creberg nell’ambito del Progetto “Grandi Restauri”: dipinti, pale d’altare, predelle, polittici, opere per la devozione privata appartenenti a chiese della Diocesi, Musei e Istituzioni del territorio (per un totale di 148 dipinti, considerando le singole opere componenti i polittici).

Madonna con il Bambino, un grande restauro della Fondazione Credito Bergamasco in mostra

IL DIPINTO OGGETTO DI RESTAURO
Pittore di ambito belliniano
Madonna con Bambino
(olio e tempera su tavola – 39,2 x 31,8 cm)
L’ultimo restauro dell’anno 2023 riguarda una bella tavola di epoca rinascimentale proveniente dalla Collezione “Fondazione Opera diocesana Patronato San Vincenzo” di Bergamo. Sebbene si tratti di un dipinto di grande raffinatezza, risulta ancora sprovvisto di un’attribuzione convincente.

La Madonna con il Bambino rappresenta una delle iconografie più frequentate della storia dell’arte, almeno fino all’Ottocento. Il soggetto, ma soprattutto la dimensione ridotta della tavoletta, suggeriscono una funzione nell’ambito della devozione privata, per un committente di cui non si conosce l’identità. Probabilmente è stata dipinta da un artista dell’entroterra veneto che utilizzava modelli belliniani, si noti in particolare la citazione quasi testuale degli alberi della cosiddetta Madonna degli alberetti delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e del drappo d’onore che sovente protegge le spalle delle Vergini dipinte dal veneziano Giovanni Bellini: solo per citare un esempio bergamasco, la cosiddetta Madonna di Alzano dell’Accademia Carrara.

Giovanni Bellini fu uno dei più grandi pittori del Rinascimento del Nord Italia.
Nacque a Venezia intorno al 1430-1435 da una famiglia di artisti: figlio di Jacopo Bellini, fratello di Gentile e cognato del celebre pittore padovano Andrea Mantegna che ne sposò la sorella Nicolosia. Proprio a Padova Bellini ebbe modo di studiare approfonditamente le opere dello scultore Donatello, trovando ispirazione nei capolavori che il fiorentino lasciò nella città veneta durante il suo soggiorno nella metà del Quattrocento.
Giovanni Bellini è stato il punto di riferimento della pittura veneziana per circa sessant’anni e seppe accogliere stimoli molto diversi rinnovandosi continuamente senza tradire mai il legame con la propria tradizione. Avendo vissuto molto a lungo, fino al 1516, fu lui a condurre la pittura veneziana nelle più varie esperienze traghettandola dalla tradizione bizantina ai modi rinascimentali, cogliendo e riformulando le novità arrivate in laguna dal Sud Italia con Antonello da Messina e dalle terre d’Oltralpe con Albrecht Dürer.

Per questi motivi non fu un punto di riferimento soltanto per i coetanei veneziani ma anche per le numerose generazioni di pittori che seguirono. Negli anni la bottega di Bellini ospitò numerosi giovani apprendisti che arrivavano da luoghi diversi per imparare il mestiere. Alcuni di essi una volta emancipati continuarono a risiedere a Venezia, operando con una propria bottega, altri
ritornarono a lavorare nei luoghi d’origine diffondendo i modelli belliniani anche in zone lontane dalla laguna, come probabilmente è il caso dell’autore di questa tavola.

L’anonimo pittore osserva contemporaneamente anche altri artisti, riprendendone elementi caratteristici come la figura del san Giovannino con le braccia incrociate sul petto tanto utilizzata dalla bottega dei Santacroce, si veda per esempio la tavola con la Madonna con Bambino, san Giovannino, san Gioacchino e san Giuseppe dell’Accademia di Belle Arti Tadini di Lovere.

L’APPROFONDIMENTO

In occasione dell’intervento di restauro, Fondazione Credito Bergamasco promuove uno studio specifico della tavola con l’obiettivo di arrivare a un’attribuzione il più possibile attendibile. I risultati dello studio saranno comunicati al termine degli approfondimenti.

IL RESTAURO DI FONDAZIONE CREBERG

“L’intervento – sottolinea Angelo Piazzoli – è particolarmente importante sia perché tutela un manufatto bisognoso di cure sia perché, non avendo l’ente proprietario la possibilità di garantire una costante fruizione da parte del pubblico, questa è un’occasione straordinaria per ammirare la tavola in tutta la sua bellezza”.

Il delicato intervento di restauro è stato eseguito da Marco Fumagalli – con la Direzione di Angelo Loda, funzionario della Soprintendenza di Bergamo e Brescia – in stretta correlazione con l’ente proprietario. Sui dettagli dell’intervento si sofferma il restauratore incaricato da Fondazione Creberg: “Il restauro di un dipinto su tavola antica è sempre impegnativo, per la delicatezza del supporto. In questo caso ancor di più, essendo una piccola tavola di spessore molto sottile, appena 7 millimetri, in pioppo del secolo XV, quasi una miniatura: un dipinto destinato a devozione privata, date le dimensioni e dal tema che si presta alla contemplazione. Probabilmente lo spessore originale era maggiore ma, come succedeva nei restauri fino a 60 anni fa, la tavola è stata assottigliata fino a spessore esiguo per poterla renderla piana e reggerla una volta diritta con una “palchettatura” sul retro”.

“La palchettatura – prosegue Marco Fumagalli – è una griglia di assicelle incrociate per poter tenere la tavola diritta nel tempo: le tavole naturalmente incurvate erano viste come “degradate”. Questo ne ha causato forti tensioni sulla superficie dipinta che, nel tempo si stacca dal supporto in vari punti formando delle fiacche che spaccandosi cadono, perdendo quindi parte del dipinto. Con il Funzionario della Soprintendenza dott. Angelo Loda, si è stabilito di liberare la tavola dalla palchettatura e lasciare il legno libero di muoversi per procedere al consolidamento, pulizia, leggera reintegrazione pittorica che ha restituito il dipinto nella sua delicatezza di colori e di lacche, Vernici più moderne e raffinate, non troppo lucide, proteggono infine l’opera senza alterarne i colori”.

L’ESPOSIZIONE DELL’OPERA RESTAURATA

Il dipinto restaurato sarà visibile nel Salone Principale del Palazzo Storico del Credito Bergamasco dal 19 dicembre 2023 al 19 gennaio 2024 (nei giorni feriali, dalle 9 alle 13). Ingresso libero.

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