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La cerimonia di chiusura

Capitale della Cultura, Gori: “L’unione fa la forza, vinta una sfida di competitività. Ora un futuro insieme” fotogallery

La cerimonia di chiusura dell'anno che ha visto Bergamo e Brescia protagoniste. Il sindaco: "Un grande esercizio di libertà. La cultura si è rivelata il miglior antidoto all'incertezza e alla paura". L'assessore Ghisalberti: "Grazie a questa esperienza abbiamo iniziato a pensarci come una realtà sola"

Bergamo. Un anno straordinario, un anno da Capitale. Una cerimonia di chiusura, quella che si è tenuta nello scenario del Teatro Donizetti e svoltasi in contemporanea tra Bergamo e Brescia, sorelle e città gemelle in questa cavalcata straordinaria lunga dodici mesi, che ha visto protagonisti tutti gli attori del territorio che hanno concorso a dar vita ad un’esperienza unica e irripetibile.

Istituzioni, fondazioni, sostenitori pubblici e privati, insieme ancora una volta, come nella magica notte di gennaio, per raccontare, con un’unica voce, un progetto unico e speciale che ha regalato al capoluogo un nuovo e intenso spazio urbano possibile, diviso tra il presente e il futuro, frutto non solo della mera unione di produzioni culturali, ma sintesi perfetta di una nascita e di una crescita comune.

Un dialogo profondo quello che si è snodato lungo l’arco della serata che ha visto Bergamo brillare ancora una volta, vestita a festa con il suo abito più bello, fiera di essere riuscita a stupire e a migliorarsi, migliorando. Tanti i temi sviscerati sul palco, riprendendo anche e soprattutto i leit motive che hanno composto il messaggio augurante del Presidente Sergio Mattarella, che aveva invitato le due città gemelle a vivere quest’anno facendo del binomio cultura e libertà, un fattore straordinario.

Cultura portatrice di benessere, economico e sociale, come strumento di aggregazione e di socialità, di inclusione, come fonte di attrattività, come ponte tra i popoli, come invito alla riflessione. Cultura come cura, nella città illuminata dai tanti che la compongono: quelli dei suoi cittadini, dei suoi turisti, ma anche quelli delle tante realtà, pur piccole e timide che, proprio in questo anno straordinario, hanno preso coraggio e sono uscite allo scoperto, forti di una nuova o forse ritrovata consapevolezza. Una potente energia positiva, volta al futuro, quella che in una magica serata di dicembre, divisa tra pensieri e parole, poesia in musica e immagini, si è sprigionata dal Teatro Donizetti, liberandosi in città, forte ma delicata con un soffio d’aria nuova. Un vento fresco, portatore di insegnamenti e arricchimenti che soffieranno sulla pelle della città negli anni a venire.

Orgoglio e riflessioni, quelle portate sui palchi dei teatri di Bergamo e Brescia, con i sindaci Giorgio Gori e Laura Castelletti a fare gli onori di casa, gli omaggi a Gaetano Donizetti con gli intramezzi di musica lirica sulle arie del maestro bergamasco, di appartenenza anche del repertorio bresciano, momenti di riflessione e di ricordo, attraverso una flusso di coscienza di immagini e momenti speciali che rimarranno impressi nella memoria del singolo, e in quella collettiva. Fuori, poi, a cerimonia conclusa, un palco montato fronte alla fontana del Donizetti con Francesco Micheli, direttore del Donizetti Opera, in vesta di frontman, esattamente come fece in occasione della grandiosa giornata inaugurale. Spettacoli, banda, un fiume umano lungo il Sentierone e un jet-set con tanta musica per far festa fino a tarda serata.

 

Gli interventi

Il sindaco Giorgio Gori: “La cultura ha unito Brescia e Bergamo superando i pregiudizi e le diffidenze. Ci siamo riscoperti fratelli e sorelle, “specchi riflessi” – come dice il mio amico Emilio Del Bono – con radici e valori comuni, ma soprattutto con un futuro comune, che sta a noi costruire. Centinaia di progetti, migliaia di eventi che hanno punteggiato il 2023, costruiti dal basso e in larghissima misura condivisi tra realtà bresciane e bergamasche, ci hanno reso evidente che un concetto semplice ma che avevamo dimenticato: l’unione fa la forza, in ogni campo.

L’assemblea generale di Confindustria, per la prima volta condivisa dalle organizzazioni di impresa di Bergamo e Brescia, svolta a Palazzolo, nei luoghi in cui nel 1191 si svolse tra bresciani e bergamaschi la battaglia di Malamorte, non è solo un fatto di evidente forza simbolica: è la promessa di un’alleanza – per l’affermazione della piattaforma manifatturiera d’Europa – che può portare grandi benefici ai nostri territori.

In questo 2023 abbiamo preso piena consapevolezza che il fare che caratterizza la nostra cultura si declina anche come capacità di fare cultura e fare bellezza. Non solo: l’impegno profuso da tante imprese ed espressioni del mondo del lavoro ha certificato il rapporto inscindibile tra cultura e innovazione, presupposto di competitività. Un territorio che respira creatività, perché caratterizzato dalla vivacità del contesto culturale e dalla sua capacità di essere inclusivo, accessibile a tutti, è un territorio che tende a fare della creatività la sua cifra in ogni settore, dalla manifattura alla dimensione sociale.

La cultura diventa così un grande propellente dello sviluppo territoriale: per la sua capacità di produrre economia in forma diretta – gli oltre 11 milioni di visitatori che abbiamo contato quest’anno si traducono in posti di lavoro e ricchezza –, ma ancor di più per quanto può arricchire il capitale umano e sociale di un territorio, e diffondere un complessivo orientamento alla curiosità, alla creatività, alla solidarietà e all’innovazione. Questa è stata la scommessa di Bergamo-Brescia 2023, e a me pare una scommessa vinta.

La cultura è anche strettamente connessa con la libertà, perché non c’è cultura senza libertà di espressione. Possiamo quindi dire senza esitazione che l’anno di Bergamo Brescia è stato un grande esercizio di libertà, proposto all’intero Paese.

Non solo: cultura e libertà sono collegate, come abbiamo sottolineato tante volte, perché è la cultura che ci aiuta a comprendere le rapide trasformazioni del mondo attorno a noi. Diventa così, la cultura, il miglior antidoto all’incertezza, allo spaesamento e alla paura. Per questo abbiamo voluto che l’intero progetto fosse il più partecipato e inclusivo possibile. E anche in questo caso direi che i numeri certificano il risultato raggiunto.

Non parlo solo dei visitatori, degli ingressi nei musei e nei teatri. La prova del coinvolgimento è innanzitutto nel numero incredibile di iniziative che, partendo da una piccola scintilla, si è generato grazie alla mobilitazione delle più diverse realtà del territorio, e che testimonia una mobilitazione diffusa e generosa.

Grandi progetti, alcuni di portata internazionale, e piccoli progetti, molti dei quali abilitati dall’importante contributo di Fondazione Cariplo e delle Fondazioni di Comunità. Migliaia di cittadini non sono stati quindi solo spettatori, ma attori e protagonisti di questo anno straordinario, e tra questi i tantissimi volontari – perlopiù giovani, coordinati dal CSV – che hanno accompagnato e sostenuto le più diverse manifestazioni.

Non solo nelle città: se c’è una cosa che abbiamo voluto – e che a me pare sia accaduta – è che questa Capitale della Cultura non fosse un’esclusiva dei capoluoghi, ma che riuscisse a coinvolgere le rispettive province, i tanti Comuni che le compongono, e che fosse anzi l’occasione per iniziare a ricucire una frattura – quella tra territori urbani ed extraurbani – che in questi anni abbiamo osservato con preoccupazione.

“Le città producono luce, le città si nutrono di luce”: sono parole del Presidente Mattarella a commento del titolo scelto per il nostro anno speciale, “La città illuminata”. Ecco, a me pare che Brescia e Bergamo abbiano davvero brillato di una luce speciale nel corso di questi mesi, come un faro alimentato da una grande dinamo, a sua volta mossa da tutte le persone che hanno pedalato insieme, con impegno, al servizio di un progetto comune.

E’ una luce che scalda, quella della cultura, che ci rende persone migliori e ci fa guardare con più fiducia al futuro. E a proposito di futuro: tutti ci chiediamo: e adesso? Cosa rimarrà di questo anno speciale? Io dico: molto. A partire da una nuova consapevolezza di ciò che siamo, da una nuova e diversa percezione della nostra identità.

Bergamo e Brescia si apprestano a cedere il testimone di Capitale Italiana della Cultura a Pesaro – che conoscendo il suo sindaco farà cose strepitose: in bocca al lupo Matteo! – ma da oggi non potranno più viversi solo come luoghi di eccellenza produttiva e manifatturiera; da oggi ci sono anche la Cultura e la Bellezza – ugualmente incise nel nostro DNA e finalmente conosciute e riconosciute da milioni di visitatori italiani e stranieri, soprattutto europei. Bergamo e Brescia sono oggi una destinazione culturale e turistica internazionale, e questa cosa non finirà con il 2023.

Indietro non si torna, né dal punto di vista del rilievo della Cultura, sulla quale sarà importante mantenere alto l’investimento, né dal punto di vista del profilo compiutamente europeo che le nostre città hanno guadagnato in questi mesi. Né, tantomeno, per quanto riguarda la relazione tra Bergamo e Brescia.

Il 2023 non è una parentesi: è l’anno in cui la consapevolezza di cui parlavo – quella che l’unione fa la forza, quella del crescere insieme – l’unione fa la forza, quella del crescere insieme – è uscita dalle sedi delle Amministrazioni comunali di Bergamo e di Brescia, da Palazzo Frizzoni e dalla Loggia – e si è diffusa nella società, tra le diverse espressioni delle due comunità, tra i corpi intermedi, fino alle case dei cittadini. Ecco perché è importante lavorare sin d’ora sull’eredità di Capitale cultura, e dare forme organizzate al lavoro comune. Il 2023 ci ha consentito la scoperta di un potenziale condiviso che neanche noi sapevamo di avere, ma che adesso abbiamo il dovere di sviluppare. Non solo i Comuni di Brescia e Bergamo: tutti insieme.

Abbiamo immaginato di diventare Capitale italiana della Cultura nel momento più drammatico della nostra storia recente, e la designazione ottenuta a metà del 2020 ha rappresentato un forte segno di speranza. Abbiamo scommesso sulla cultura come fattore di coesione e di rinascita per le nostre comunità, unite nella cattiva sorte, ancora più unite nella volontà di rimettersi in piedi. Dopo tre anni di lavoro, un lavoro che – ripeto – ha coinvolto centinaia di realtà e migliaia di persone, possiamo dirci che la missione è compiuta. Ma già ne intravvediamo un’altra, se possibile ancora più ambiziosa.

E dunque buon lavoro, c’è un nuovo cantiere che ci aspetta. Ma solo dopo le festività. Per questa sera ci fermiamo ai ringraziamenti e agli auguri”.

L’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti: “Grazie a questa esperienza abbiamo cominciato a pensarci come una realtà sola. E siamo riusciti a farlo attraverso gli strumenti che la cultura stessa ci ha fornito: con il teatro, con l’arte, con la socialità, portando la cultura all’interno dell’ospedale, in carcere. L’abbiamo fatto con i progetti family friendly, con l’arte contemporanea che ci ha insegnato a superare le diversità e i conflitti, regalandoci un grande insegnamento. Questo è stato un anno straordinario, in cui la Capitale ci ha saputo stupire e facendoci fare cose insolite. Ci ha fatto camminare parlando di Italia e di Europa, ci ha fatto tenere per mano per oltre 50 miglia. E alla domanda cosa resta, ora, dopo il 2023 e dopo i tanti spettacoli visti, rispondo dicendo che rimane la grande consapevolezza del patrimonio culturale e della nostra dimensione sociale ed economica, la crescita di cui siamo stati protagonisti, le nostre nuove competenze e consapevolezze. E se oggi siamo migliori, lo dobbiamo a tutti voi, alle partnership costruite in quest’anno, alle alleanze maturate sul territorio e a quelle che rimarranno, forti, negli anni futuri”.

Laura Castelletti, sindaco di Brescia: “Bergamo Brescia è stato un grande successo, che ha centrato gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Il presidente Mattarella ci ha esortato a vivere la libertà attraverso la partecipazione e lo abbiamo fatto in maniera felice. Ci siamo divertiti in città, abbiamo vissuto momenti di riflessioni, cantato e ballato, vissuto esperienze nei quartieri anche grazie a progetti inclusivi nelle ras a e nelle carceri. E la partecipazione non è stata solo dei turisti, ma prima di tutto delle istituzioni e associazioni. La nostra è una stata una sfida, vinta grazie agli investimenti fatti proprio sulla e nella cultura. E ora la nuova partita è quella di rendere strutturale quanto abbiamo fatto fino ad ora. Possiamo ancora crescere, migliorare e innovare. Questo è un cammino che va costruito insieme, passo dopo passo”.

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