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La chiusura

Capitale della Cultura, Ghisalberti: “Bergamo proiettata in una dimensione internazionale”

L'assessore alla Cultura traccia un bilancio di un anno straordinario che si conclude con la cerimonia di stasera: "Un'occasione irripetibile di crescita che lascia un'eredità da accogliere anche alla prossima amministrazione".

Bergamo. Audacia è un termine che le appartiene. Ha chiesto di pensare e di agire secondo questo principio quando è stata nominata assessora alla Cultura, ormai quasi una decina di anni fa. Lo ha chiesto alle fondazioni, ai musei e alle tante realtà che ha accompagnato nell’arco temporale di due mandati. Ma per prima, a farlo, è stata lei, Nadia Ghisalberti.

Lei che ha dato lustro al capoluogo lombardo, spogliandolo dei panni del suo provincialismo, spogliandolo della sua giacca naftalinica e proiettandolo in una dimensione europea. Un’esperienza politica intensa, la sua, culminata con l’anno straordinario che ha visto Bergamo al centro del fare culturale del Paese, insignita insieme alla gemella Brescia, del titolo di Capitale della Cultura. Un’avventura che rimarrà negli annali, giunta ormai al termine, che vedrà, stasera (19 dicembre), andare in scena la cerimonia di chiusura tra momenti istituzionali al Teatro Donizetti, discorsi e ricordi, immagini e sorrisi, ma anche spettacoli, concerti bandistici e dj-set.

Dodici mesi intensi, nati da una programmazione lunga e di valore che ha portato l’amministrazione a impegnarsi non solo in termini di proposte variegate e capillari rispetto a tutte le fasce d’età della popolazione, ma anche a creare una rete fitta in cui tutti gli attori di questa straordinaria cavalcata ne sono diventati protagonisti.
Bergamo è stata una Capitale all’insegna della tradizione ma anche e soprattutto dell’innovazione, con elementi che hanno fatto capo alla filosofia, alla mission dell’appuntamento nazionale, ma non solo. Personalità e audacia, non sono mancate, anche nelle scelte, non convenzionali ma all’avanguardia, che hanno visto la città presa per mano sia da artisti del territorio che di fama mondiale.
Un anno tanto atteso quanto volato via in un battito di ciglia, con una Capitale della Cultura che ha saputo fare del decentramento uno dei suoi punti di forza, l’imprimatur che questa amministrazione ha voluto dare ad entrambi i mandati di governo.
Quartieri e non solo centro, dunque, oltre che un ventaglio di proposte pensate per tutti, per una Capitale democratica che ha saputo coniugare la storia dei luoghi e il loro futuro, il territorio e il respiro internazionale, la magia e la materia, i luoghi del cuore con quelli più nascosti ma meravigliosamente riscoperti. In un sapiente gioco di equilibri, a mezzo, anche, di un efficiente partenariato tra pubblico e privato che ha concesso di passare dalla potenza atto, generando sinergie e relazioni capaci di garantire beneficio, attrattività e valore.
Lasciti ed eredità come segni tangibili, dunque, non solo dal punto di vista meramente culturale, ma anche in termini di coscienza e di visione. Ne sono esempio il Cammino delle Sorelle e la Ciclovia, due opere di fondamentale importanza che hanno rappresentano al meglio la volontà di trasferire in maniera fattuale quanto immaginato, voluto e studiato fin dal primo momento, quello dell’attribuzione del titolo.
Semi di memoria che, gettati su un terreno evidentemente fertile, hanno così dato vita a uno straordinario 2023, ad un fermento culturale destinato a  crescere, rigoglioso, negli anni a venire. Lo stesso che Bergamo, vestita a festa, si appresta a celebrare questa sera.
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