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Le reazioni

Salario minimo, Benigni: “No al ribasso delle retribuzioni, sì al potere contrattuale”. Casati: “Persa una grande occasione”

Via libera dell'aula della Camera alla proposta di legge. Tensioni, cori e cartelli da parte dell'opposizione. La deputata Frassini, Lega: "Una sinistra che insieme al Movimento Cinque Stelle ha partecipato agli ultimi governi senza intervenire in difesa del lavoro e delle pensioni"

Bergamo. Via libera dell’Aula della Camera alla proposta di legge sul salario minimo, con 153 voti a favore, 118 contrari e 3 astenuti. Ora il testo passerà al Senato, prima di diventare norma a tutti gli effetti. Durante la votazione l’opposizione si fa sentire, con tanto di cartelli e al grido di “vergogna, vergogna”. Un emendamento inserito nella giornata di martedì 5 dicembre che ribalta l’impostazione sul tema a cui puntava l’opposizione, con il conseguente disdegno dei suoi stessi rappresentanti. Rimostranze e disappunto a cui ha risposto la Premier Giorgia Meloni dai microfoni di Rtl 102.5: “Quando l’opposizione ci dice che il salario minimo è l’unica vera cosa da fare in Italia mi fa sorridere visto che in 10 anni al Governo non l’hanno fatta. Sono stupita dalla posizione di alcuni sindacati che vanno in piazza per il salario minimo e poi accettano contratti collettivi da poco più di 5 euro l’ora: bisognerebbe essere un po’ più coerenti”.

Ad alzare la voce, in aula, per prima il segretario nazionale del Pd Elly Schlein che non ha mancato di far sentire la sua voce: “Il governo Meloni deve spiegarci cosa ha contro i poveri. Perché vi accanite contro di loro?”. Affonda il colpo e lo fa proprio in merito alle dichiarazioni di voto finale della delega al governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione. “Doveva essere il governo che era dalla parte degli italiani, avete scelto di essere dalla parte degli sfruttatori dando una sberla agli sfruttati. Voterete questa delega che ingannerà milioni di lavoratori e lavoratrici sfruttati, avete scelto l’insulto al Parlamento e avrete la rabbia di milioni di italiani. Voi, oggi, avete perso perché la nostra lotta sarà più forte della vostra arroganza. Non avete messo un euro sul fondo affitti mentre questi sono aumentati, avete scelto il primo maggio come provocazione per aumentare la precarietà, avete tagliato la Sanità mentre si allungano le liste di attesa, avete tagliato le pensioni e avete anche scelto di aumentare il prezzo dei prodotti per l’infanzia. Nella manovra non c’è un euro sull’autosufficienza, state tagliando i cavi all’ascensore sociale. Non avete mai voluto affrontare il salario minimo, avete fatto giochi di prestigio. Tutto per colpire i poveri anziché la povertà.

Carlo Maccari, deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia: “Durante la sua relazione, Rizzetto ha fatto l’elenco di tutti i Ministri dell’attuale opposizione che si sono succeduti in questi 12 anni e che non hanno concorso a presentare una serie di soluzioni al tema che sembra essere diventata una priorità ma, piuttosto, sono fuggiti di fronte al problema. Senza dimenticare che oggi, quella stessa opposizione fa dei sindaci i suoi maggiori azionisti. Peccato, però, che poi fanno battaglie per garantire ai lavoratori una paga di 5 euro all’ora. E allora tutto ha il sapore di un mero esercizio mediatico”.

Rebecca Frassini, deputata Lega: “Ancora una volta abbiamo assistito alle opposizioni ideologiche della sinistra. Una sinistra che insieme al Movimento Cinque Stelle ha partecipato agli ultimi governi senza intervenire in difesa del lavoro e delle pensioni. Nel Conte bis addirittura avevano i numeri per approvare la loro proposta e non l’hanno fatto. Ecco perché ancora una volta le opposizioni hanno mostrato poca credibilità quando parlano di salario minimo e quando contestano l’operato del Governo come hanno fatto questa mattina in Parlamento. Entrando nel merito la posizione della Lega è chiara: il lavoro povero non dipende solo dalla paga ma dal tipo di contratto, dal valore delle tutele e da una complessità di fattori che non può essere risolta col salario minimo perché si rischia di innescare un appiattimento verso il basso del salario anche per quei settori che sono appena sopra il limite. Per noi la proposta delle opposizioni resta una risposta demagogica ad un problema reale che va affrontato con ben altri strumenti e come il Governo sta facendo ovvero col rafforzamento della contrattazione collettiva, con la diminuzione della pressione fiscale, con il taglio del cuneo fiscale e con gli incentivi alle assunzioni. Questa resta una questione da affrontare responsabilmente e seriamente, non possiamo certo condividere l’atteggiamento delle opposizioni che hanno solide certezze ma poi mancano sempre alla prova dei fatti e preferiscono deridere e insultare l’avversario che pone sul piatto i tanti dubbi alla loro proposta”.

Così Stefano Benigni, Forza Italia: “Sul salario minimo, la maggioranza è stata compatta: oggi (mercoledì 6 dicembre) alla Camera abbiamo approvato un provvedimento serio, un nuovo tassello di un processo più ampio che mira a rilanciare l’economia del Paese, e a creare lavoro e opportunità, anche e soprattutto per i giovani. Noi non vogliamo un salario minimo per legge, che avrebbe come conseguenza l’indebolimento del potere contrattuale dei lavoratori, spingendo al ribasso le retribuzioni, ma un salario giusto. Abbiamo quindi scelto la strada della contrattazione collettiva di qualità, unita al contrasto dei contratti pirata. Questo perché vogliamo ridurre la precarietà, valorizzare il merito, garantire la giusta retribuzione in base al tipo di lavoro svolto e alle competenze. Per aumentare gli stipendi abbiamo stabilizzato il taglio del cuneo fiscale, che permetterà a quattordici milioni di italiani di avere, da gennaio, cento euro in più in busta paga, una misura che si aggiunge alle tante altre prese in questi mesi per venire incontro ai lavoratori e favorire le assunzioni.  Il governo di centrodestra, finalmente, sta dando ai cittadini le risposte che attendono da anni, cosa che né il Pd, né il Movimento 5 Stelle hanno saputo fare”, conclude.

“Abbiamo perso una grande occasione come Paese: la bocciatura della proposta del salario minimo in Parlamento è una scelta che non considera le condizioni di molti lavoratori, che oggi in Italia hanno stipendi inferiori al minimo dei 9 euro all’ora fissati dalla proposta di legge che fin da subito, con convinzione, abbiamo appoggiato e condiviso – così Davide Casati, Pd – . Abbiamo un grosso problema con l’aumento del costo della vita che mette a rischio di povertà molte famiglie, mentre la retribuzione media lorda annua è molto inferiore alla media europea. Stupisce che una misura di civiltà come il salario minimo garantito sia stata oggetto di barricate all’interno del Parlamento, con conseguente bocciatura da parte delle maggioranza”.

Devis Dori, deputato di Alleanza Verdi Sinistra Italiana: “Il Governo e la maggioranza di centrodestra hanno affossato la proposta di legge sul salario minimo legale presentata unitariamente da tutto il centrosinistra. Il Governo è scappato per mesi e mesi, senza nemmeno avere il coraggio di arrivare a un voto contrario. Avremmo voluto togliere dalla povertà un esercito di lavoratori e lavoratrici invisibili su cui molto spesso si regge proprio il funzionamento delle nostre vite quotidiane. C’è chi alza, movimenta, trasporta quei pacchi che noi ordiniamo, chi pulisce gli uffici in cui lavoriamo, gli ospedali in cui entriamo, chi fa vigilanza nei nostri musei, chi fa il biglietto in un cinema, chi impacchetta il cibo che mangiamo. Vogliamo che non siano i tribunali a dover certificare che sotto i 9 euro l’ora si tratta di sfruttamento. Sul salario minimo, quindi, il Governo è in minoranza, il Paese non è con il Governo, e per questo motivo noi non ci fermeremo e continueremo la battaglia”.

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