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L'approfondimento

Alloggi universitari, 7 studenti su 10 non riescono a pagare l’affitto: “Regione Lombardia non ci aiuta”

È su questi temi che si è concentrato l’evento “Una città a misura di studente” organizzato venerdì sera (1 dicembre) da Europa Verde Bergamo nello spazio di Co-working di via Plinio il Vecchio

Bergamo. Avere un tetto sulla testa sta diventando un bene di lusso? Il caro affitti pesa sempre di più e coinvolge soprattutto gli alloggi per gli studenti universitari: ragazzi spesso costretti ad abbandonare la propria provincia (o Regione) per avvicinarsi all’Università da frequentare, a chiedere ai genitori uno sforzo economico non sempre sostenibile, e a fare i lavori più disparati – molte volte sottopagati e in nero – per mantenersi.

Visto così il diritto alla casa e allo studio richiede un intervento urgente. È su questi temi che si è concentrato l’evento “Una città a misura di studente” organizzato venerdì sera (1 dicembre) da Europa Verde Bergamo nello spazio di Co-working di via Plinio il Vecchio a Bergamo. Molti ospiti nel dibattito condotto dalla nostra giornalista Monica Pagani, a cominciare da Ilaria Lamera, la studentessa di Alzano Lombardo che lo scorso maggio piantò una tenda fuori dalla sua università – il Politecnico di Milano – proprio per protestare contro l’aumento degli affitti. Stanze singole con prezzi che arrivano a 800 e 1000 euro al mese e che in media costano nel capoluogo lombardo 630 euro, “una follia”, denunciano i ragazzi “se si considera che chi fa un tirocinio post universitario in Lombardia prende 500 euro”. Un esempio sufficiente a far comprendere quanto diritto alla casa e allo studio siano interconnessi.

Bergamo resiste e nella drammaticità della situazione vanta addirittura un primato. “Bergamo è nella top 10 nazionale. Il costo medio dell’affitto di una stanza in città è di 415 euro. Siamo la prima città in Italia fra quelle di piccole dimensioni” afferma Luca Mondini, membro del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Una magra consolazione visto che nel Paese la situazione è una vera e propria emergenza. “Abbiamo condotto un sondaggio e abbiamo raccolto 20 mila risposte, 20 mila studenti non riescono a trovare casa. 7 studenti su 10 hanno gravi difficoltà a pagare l’affitto”.

Se è evidente che Milano non riesca a drenare la domanda di alloggi (“Siamo reduci da un incontro con l’assessore alla Casa del Comune di Milano Maran. Ci è stato detto che nel PGT si prevede la costruzione di 16 mila posti letto, a fronte di 120 mila studenti”) a Bergamo e in tutta Italia non va molto meglio. Motivo per cui il Movimento delle Tende si è organizzato con gruppi in varie città del Paese. “Voglio sottolineare l’importanza di scendere in piazza e manifestare quando c’è una problematica che riguarda l’intera comunità, e l’importanza dell’ascolto fra piazze e istituzioni: è fondamentale che ci sia ascolto, perché l’assenza di dialogo genera un doppio lavoro, inutile e faticoso – sottolinea Lamera -. Se nelle istituzioni non si danno risposte si torna in piazza, finché non si ottiene un risultato”.

E chi dovrebbe, al momento, non fa. “Regione Lombardia è l’unica regione che non ci ha ascoltato, abbiamo parlato persino con la Presidente Meloni continua Mondini -. Dov’è l’interesse di una Regione? La casa è materia di pertinenza regionale”. Le poche iniziative sono lasciate ai sindaci del territorio, come spiega la studentessa alzanese Ilaria Lamera: “A Milano ci sono circa 11 mila case sfitte, perché non darle agli studenti? Il Comune è disposto a collaborare per sistemarle, mentre la Regione ci ha chiuso le porte in faccia. Questo ci fa arrabbiare perché in piazza sono scesi anche tanti lavoratori e famiglie strozzate dal caro prezzi. A livello numerico le case sfitte a Milano bastano per dare un tetto a tutte le persone che ne hanno bisogno. Ma ci vuole la volontà politica”. Quel che è peggio è che alle contestazioni partecipano anche molti studenti stranieri, con conseguenti danni d’immagine per le città sebbene la situazione sia la medesima un po’ in tutta Europa.

Bergamo sconta un’alta densità abitativa che non lascia grande spazio di manovra. Ma il Comune e l’Università cercano di fare il possibile anche grazie al Pnrr. “Abbiamo un’Università che è passata da 16 mila studenti a 24 mila in pochi anni, è importante in una città anziana come la nostra – commenta Francesco Valesini, assessore alla Riqualificazione urbana -. Come Comune di Bergamo abbiamo cercato di lavorare sul PGT e con il privato. E con l’Università si stanno dando delle risposte con l’operazione di via Statuto e dell’accademia della Guardia di Finanza. Il cantiere dovrebbe partire nel 2024. Poi c’è il progetto Montelungo, molto importante anche se complesso. In totale fra le due operazioni si prevedono circa 800 posti letto in più. La prospettiva fa guardare con un certo ottimismo rispetto a un fabbisogno che è dell’intero Paese. Ma senza giovani una città non può guardare con positività al futuro”.

Le soluzioni devono arrivare da fuori. Secondo Mondini “serve un piano regionale integrato anche con le città”, per Lamera basta allargare lo sguardo fuori: “Ci sono anche esempi belli come Vienna dove si è investito tanto nelle case popolari”, oppure casi di condivisione di un’abitazione fra anziani – sempre di più e sempre più soli – e giovani alla ricerca di un posto a prezzo contenuto in cui vivere. Al netto poi degli alloggi turistici, che portano via la possibilità agli studenti di abitare, manca anche tanta formazione tra proprietari e agenzie immobiliari, poco inclini ad ascoltare le esigenze dei ragazzi e a venire loro incontro.

Se l’abitare è un problema, sulle borse di studio non va meglio. Devis Dori, deputato di Europa Verde, denuncia: “Regione Lombardia nonostante il numero elevatissimo di studenti è una di quelle che investe meno sul diritto allo studio. Nel 2010 ha sottoscritto, l’unica a farlo, un protocollo d’intesa che modifica i criteri per accedere alle borse di studio in modo più restrittivo rispetto a quello che succede nel resto d’Italia. Ci rimetteremo subito al lavoro per fare pressione sulla Regione per chiedere spiegazione su questi scarsi finanziamenti. Il Merito ha senso se c’è inclusione, mentre in Lombardia il merito viene utilizzato come criterio esclusivo. Di fatto il diritto allo studio diventa un privilegio”.

Europa Verde inaugura così la sua sezione provinciale puntando il faro sui giovani. “Stiamo provando a far partire il gruppo provinciale di Europa Verde perché riteniamo sia necessario visto che il territorio bergamasco ha delle criticità sui temi della sostenibilità ambientale e sociale – conclude la consigliera comunale Oriana Ruzzini -. E aprire questa sede alla cittadinanza dando la parola ai giovani credo sia la cifra di quello che vogliamo fare politicamente. Parlare dei giovani e delle difficoltà che vivono vuole essere sia un invito affinché continuino a fare politica, come già fanno, sia un invito alle amministrazioni perché si accorgano del tema”.

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