Bergamo. Alla telecamera mostra i calzini a tema natalizio e non poteva essere altrimenti, visto che al 25 dicembre manca meno di un mese e lui è per certi versi “l’uomo del Natale” a Bergamo. Nicola Viscardi ha “solo” 33 anni, ma un vissuto già significativo. Grazie a Instagram è noto anche come Tarkhan, che sarebbe il capostipite degli Unni, il “papà” di Attila: “Ho scelto il nome mentre navigavo sull’internet in un pomeriggio annoiato…”. Lo usava sui forum, poi anche sui social. Ed è diventato un sorta di marchio di fabbrica.
Da ormai un decennio è uno dei volti, se non il volto chiave, del commercio bergamasco, dal 2019 è presidente del Distretto Urbano del Commercio, dopo essere stato anche presidente dell’associazione commercianti di Borgo Palazzo, dove ha sede il negozio di famiglia, Foto Ottica Skandia. E dicembre per lui è il mese più esplosivo dell’anno, visto che è il DUC ad occuparsi del Natale in città.
“Abbiamo iniziato questo percorso da poco, anzitutto uniformando le luci per le strade, abbiamo aggiunto la ruota panoramica, l’albero di Natale, la casetta… Creare un contesto positivo fuori dai negozi è una condizione per attrarre nuovi clienti, in un periodo in cui gli esercizi commerciali”.
“La città e i suoi negozi sono legati a doppio filo. Se ami la tua città, fare shopping nei negozi sotto casa è naturale, i soldi restano sul territorio e la maggior parte sono aziende familiari”. In tal senso aggiunge che “non ho ancora visto un segnale importante dalla politica”.
E se la politica stessa fosse il suo futuro, alla scadenza del mandato come presidente del Duc nel 2024? “Ancora non ci ho riflettuto, valuterò quale sarà la nuova amministrazione. Molti mi suggeriscono la carriera politica, ma non ho voglia, già il negozio è un grande impegno”, afferma al bancone dell’Hortus mentre sorseggia un buon succo d’ananas, visto che “per l’Old Fashioned devo aspettare ancora qualche mese…”.
Sono passati circa sei mesi da quando Nicola ha subito un trapianto di midollo osseo per sconfiggere il linfoma di Hodgkin, una forma di tumore al sangue, che lo ha colpito. “Sto abbastanza bene, da un paio di mesi mi sento più in forma”, spiega. “Non ho ancora metabolizzato del tutto questa esperienza, non essendo ancora conclusa del tutto. Ho vissuto momenti molto difficili, con tanta preoccupazione: ho cercato di prenderla con ironia, soprattutto sui social, un po’ per esorcizzare la pura, un po’ per carattere, ma anche perché mi sono reso conto che potevo fare informazione su una malattia, sensibilizzare”.
“Se oggi sono qui è perché una persona su centomila nel database dei donatori c’era”, ricorda, citando poi lo slogan della campagna dell’Associazione Donatori di Midollo Osseo: “Dovete donà!”.
L’intervista completa nell’ottava puntata di “Un Drink Con…” realizzata come sempre all’Hortus, in via Tasso 88 a Bergamo: è disponibile nell’apertura dell’articolo, sul nostro canale YouTube, in podcast su tutte le piattaforme, da Spotify ad Apple Podcast.
E, come sempre, salute.
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