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Il riconoscimento

Salute della donna: 3 bollini al Papa Giovanni, 2 a Zingonia e Ponte San Pietro, 1 alle Gavazzeni

Conferiti dalla Fondazione Onda agli ospedali che si distinguono per l’offerta di servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie che riguardano l’universo femminile

Bergamo. L’ospedale Papa Giovanni XXIII ha ricevuto da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, la conferma del massimo punteggio, ovvero 3 Bollini Rosa, per il biennio 2024-25. I Bollini Rosa sono il riconoscimento che Fondazione Onda attribuisce dal 2007 agli ospedali attenti alla salute femminile e che si distinguono per l’offerta di servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie che riguardano l’universo femminile ma anche quelle che riguardano trasversalmente uomini e donne in ottica di genere.

È stata inoltre assegnata una pergamena di riconoscimento speciale a 34 Referenti Bollino Rosa che si sono distinti negli anni per l’impegno e l’entusiasmo a sostegno delle sue iniziative. Fra di loro anche Luigia Iamele, Responsabile dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico e Referente Bollino Rosa dell’ASST Papa Giovanni XXIII.

La valutazione delle strutture ospedaliere è avvenuta tramite un questionario di candidatura composto da circa 500 domande, ciascuna con un valore prestabilito, suddivise in 15 aree specialistiche più una sezione dedicata ai servizi generali per l’accoglienza delle donne e una alla gestione dei casi di violenza sulle donne e sugli operatori sanitari.

Tre i criteri di valutazione tenuti in considerazione: la presenza di specialità cliniche che trattano problematiche di salute tipicamente femminili e trasversali ai due generi che necessitano di percorsi differenziati, tipologia e appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici e servizi clinico-assistenziali in ottica multidisciplinare gender-oriented; l’offerta di servizi relativi all’accoglienza delle utenti, alla degenza della donna a supporto dei percorsi diagnostico-terapeutici (volontari, mediazione culturale e assistenza sociale); il livello di preparazione dell’ospedale per la gestione di vittime di violenza fisica e verbale.

E proprio per il contrasto alla violenza sulle donne, all’ASST Papa Giovanni XXIII è stato attivato un percorso specifico di accoglienza e presa in carico, che vede attivo il polo ospedaliero e la rete territoriale, a partire dai Consultori, entro una stretta collaborazione con le Reti Antiviolenza di Bergamo e Dalmine e della Valle Brembana, Valle Imagna e Villa d’Almè, ma anche con i servizi di tutela dei minori, gli enti locali e le forze dell’ordine. Tutti gli operatori seguono una formazione mirata. Il Centro per il Bambino e la Famiglia si occupa nello specifico del tema del maltrattamento e della violenza, anche grazie al sostegno dell’associazione Nepios onlus, che permette di portare avanti progetti sempre innovativi.

Da quest’anno il percorso di accoglienza delle vittime di violenza è stato rafforzato con l’introduzione di un ‘Punto di primo intervento sociale in Pronto Soccorso’, frutto della collaborazione tra ASST e reti antiviolenza, grazie ad un bando regionale della Direzione Generale Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità. Sono state introdotte misure di contrasto e prevenzione degli episodi, purtroppo ancora diffusi, di violenza fisica e verbale ai danni di operatori e operatrici. La componente femminile del personale rappresenta oltre il 75% del totale dei dipendenti dell’ASST Papa Giovanni.

“Siamo molto orgogliosi di ricevere ancora una volta questo importante riconoscimento – ha commentato Maria Beatrice Stasi, Direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII – È il frutto di un lavoro costante e di un impegno quotidiano di tutto il nostro personale. Il Papa Giovanni è il quinto Ospedale in Italia per numero di parti seguiti, spesso di complessità medio-alta. Rivolgiamo alla donna un’attenzione personalizzata e altamente qualificata lungo tutte le fasi della vita. Grazie anche alla tecnologia più avanzata siamo in grado di offrire percorsi di cura e assistenza in ambito materno-infantile, ginecologico, oncologico, endocrinologico e menopausale. I nostri servizi sono orientati ad una presa in carico globale dei bisogni delle pazienti e delle loro famiglie: per questo offriamo anche assistenza psicologica e mediazione culturale”.

Rispetto al biennio precedente gli ospedali premiati sono aumentati, passando da 354 a 367. Oltre a una crescita numerica, assistiamo a un miglioramento qualitativo dei servizi erogati: gli ospedali che hanno ottenuto il massimo riconoscimento dei tre bollini sono passati da 107 dello scorso Bando a 126 di questa edizione. 188 strutture hanno conseguito due bollini e 53 un bollino.

 

ospedale papa giovanni

 

Policlinico San Pietro e Policlinico San Marco

Anche per il Biennio 2024-2025 il Policlinico San Pietro e il Policlinico San Marco si sono aggiudicati due bollini rosa ciascuno.

“Sono molto felice di questo importante riconoscimento da parte di Fondazione Onda che premia, anche per questo biennio, l’impegno dei nostri Policlinici nella promozione di servizi e percorsi a misura di donna, in molte aree specialistiche”, commenta la dottoressa Eleonora Botta, direttore sanitario aziendale degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi, cui fanno capo il Policlinico San Pietro e il Policlinico San Marco.

Tra i servizi che hanno contribuito alla conferma dei 2 bollini rosa per il Policlinico San Pietro, in particolare ci sono il punto nascita e il pronto soccorso ginecologico – ostetrico attivo 24 ore su 24 7 giorni su 7; l’unità di ginecologia per il trattamento delle patologie benigne e maligne e tumorali (anche in collaborazione con l’unità di oncologia) dell’apparato riproduttivo; il Centro di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), dove gli aspiranti genitori hanno la possibilità di eseguire il completo iter diagnostico e terapeutico relativo alle problematiche della riproduzione femminile, maschile e della coppia con procedure di fecondazione assistita più all’avanguardia, comprese quelle di fecondazione eterologa.

Da sottolineare anche la forte presenza femminile ai vertici dell’ospedale. “Come medico e come donna è motivo di grande orgoglio poter contare su una squadra di direzione – operativa e sanitaria – in rosa. Sia al Policlinico San Pietro sia al Policlinico San Marco infatti i direttori operativi e i direttori sanitari sono donne. Senza contare che anche la maggior parte delle unità operative e servizi sono coordinate dal punto di vista infermieristico da donne” conclude la dottoressa Botta.

Per il Policlinico San Marco di Zingonia (BG), invece, tra i servizi premiati con i due bollini rosa ci sono il Centro di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) che, grazie alla sua equipe multidisciplinare composta da ginecologi, biologi e ostetriche di elevata esperienza e professionalità, offre alle coppie un aiuto concreto nel concepimento, individuando i percorsi di cura più appropriati e i trattamenti più efficaci a seconda delle situazioni;  l’area di cura dell’obesità, che comprende il servizio di nutrizione clinica e il Centro di Chirurgia dell’obesità, da anni riconosciuto centro di eccellenza Sicob e punto di riferimento nazionale per il trattamento di questa patologia, dove è possibile seguire percorsi di chirurgia bariatrica avvalendosi di un’equipe multidisciplinare e di tecniche sempre all’avanguardia e mini-invasive.

L’Humanitas Gavazzeni

Un solo bollino per l’Humanitas Gavazzeni. “L’attenzione “rosa” figura in molte aree del nostro ospedale – afferma Massimo Castoldi, Direttore Sanitario di Humanitas Gavazzeni e Castelli –, nonostante non siamo accreditati per servizi più tipicamente femminili come il percorso maternità. Esempi di valore sono la Breast Unit con l’associazione di ex-pazienti Amiche per Mano, il Centro Cefalee accreditato SISC ma anche il progetto di ricerca, supportato da fondi del 5×1000 di Fondazione Humanitas per la Ricerca, guidato dal dottor Fabio Conforti, oncologo medico, responsabile dell’Unità di Senologia Medica del nostro ospedale, che intende valutare l’impatto di genere (maschile o femminile), sulla risposta e l’efficacia di nuove terapie antitumorali, in particolare dell’immunoterapia; lo studio arruolerà una coorte di pazienti, sia maschi sia femmine, affetti da tumore del polmone candidati a ricevere immunoterapia”.

E aggiunge: “Riteniamo importante sottoporci ogni due anni a questo Bando che stimola la nostra riflessione sulla medicina di genere in modo costruttivo, e alza sempre più gli standard dei servizi offerti alle donne che vivono nel nostro territorio”.

 

humanitas gavazzeni
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