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Aperta a settembre 2024

Astino nel segno della biodiversità e del digitale grazie all’arrivo del centro Interaction Design fotogallery

Il progetto di una scuola di eccellenza nel contesto dell’ex Monastero. Bombardieri, presidente della Mia: "La sostenibilità ci ispira, il futuro della tecnologia passa dalla capacità di rigenerare, e non solo preservare, il pianeta e la Cascina è il luogo giusto per ospitare il cambiamento"

Bergamo. Astino nel segno della biodiversità, della sostenibilità e del digitale. Come? Ospitando, nella sua Cascina, il CIID, il centro di eccellenza per l’Interaction Design. Dal 2024, grazie all’accordo di programma firmato da MIA, Comune, Regione e Provincia, Bergamo, la valle d’Astino, ospiterà aziende e studenti da tutto il mondo uniti  per costruire prodotti digitali del futuro. Diversamente da quanto immaginato inizialmente, infatti, l’edificio storico che si trova a fianco dell’ex Monastero, ora in fase di ristrutturazione, non sarà più la sede di una scuola di alta cucina, ma di un istituto di formazione, ricerca e innovazione che, nato a Copenhagen, oggi trova casa in moltissime città nel mondo. E ora ha scelto anche il capoluogo lombardo.

Un’operazione, quella della ristrutturazione dei luoghi che ospiteranno corsi annuali e settimanali, costata 5.490.000 euro e che vedrà insediarsi una scuola senza manuali, dove si impara creando. Nessun voto, bando ai libri, ma lavoro in team, condivisione di competenze e talenti per un’esplosione di creatività a servizio della comunità.

Un luogo dove persone e aziende di tutto il mondo si incontrano per fare innovazione, per immaginare e prototipare prodotti che non solo facilitino l’interazione con le tecnologie (lo scopo dell’interaction design), ma la rendano anche più consapevole e sostenibile.

Il tutto con l’obiettivo di partire dai bisogni per sviluppare soluzioni, formando delle persone, i cittadini e i professionisti del domani, accomunati da un’etica comune, con una particolare attenzione e sensibilità verso il pianeta. Utilizzando la tecnologia come strumento. Immersi nel verde, naturale cornice e fonte di ispirazione: i 2 mila metri della sede, la Cascina Convento nel complesso dell’ex monastero di Astino, sono infatti parte dell’ambizioso progetto di rigenerazione ambientale della Fondazione Mia già vincitore del Premio Paesaggio d’Europa 2021.

“Un contesto che ha avuto un ruolo cruciale nella decisione di trasferirci qui – ha spiegato Simona Maschi co-fondatrice e direttrice della scuola –, proprio perché la ricerca a favore della biodiversità e della rigenerazione sociale ed ambientale sono il cuore della visione dell’istituto”.

Così Fabio Bombardieri, presidente della MIA: “Per la nostra fondazione e per Astino è un momento davvero importante, e se siamo qui oggi a raccontare di questa iniziativa lo dobbiamo alla riunione che ha trovato sintesi grazie al tavolo dell’Accordo di Programma del collegio di vigilanza. Anni fa avevamo indicato la Cascina del Convento come luogo in cui dar vita ad una scuola di alta formazione alimentazione e ospitalità. Ci siamo a lungo impegnati su questo fronte, interpellando anche molti partners, ma il tema rimaneva sempre quello dei tempi di ristrutturazione e quindi anche della fine dei lavori. In generale, posso dire che noi di tempo non ne abbiamo mai perso, adoperandoci a fare una ristrutturazione dietro altra. Il progetto si è via via ampliato e con esso anche le risorse. Poi è arrivato il Covid e con esso anche il “Premio del Paesaggio”. E in totale franchezza devo dire che a questa competizione non avremmo mai partecipato se non avessimo avuto l’esperienza della pandemia. Abbiamo avuto la volontà di far vedere un’altra faccia di Bergamo. Tanto da impegnarci al massimo e da vincere il concorso europeo che ha cambiato la nostra prospettiva, il livello di conoscenza e modificato la rotta”.

“E da qui, grazie all’incontro che il sindaco Gori ha avuto l’anno scorso con Simona Maschi, abbiamo scoperto la sua realtà, cosa aveva in mente di fare in Italia. L’abbiamo invitata a Bergamo, le abbiamo fatto vedere cosa è la Valle di Astino e abbiamo dato vita a questa iniziativa. Era settembre 2022. Di questo incontro, e dei molti che ci sono stati dopo, quello che mi ha colpito maggiormente è stata la semplicità delle persone speciali, tutti grandi professionisti, che ho incontrato, persone che hanno fatto dell’etica e del tema dell’impatto ambientale due dei cardini del loro pensiero e del loro fare. Le stesse che, con questa scuola, sono la base per cercare di creare alte tecnologie per risolvere problemi e rendere la vita più semplice a tutti.
Fondazione Mia si ritrova moltissimo nei valori che sottendono al valore della realtà che andremo ad ospitare: c’è una forte identità, un grande senso di appartenenza in un mondo che vive di alta tecnologia e che la mette a servizio di tutti i cittadini per cercare di garantire una vita più semplice. Non solo progetti e iniziative legate al fare comune, ma anche e soprattutto rivolte alla sostenibilità e alle fragilità, con progetti anche di welfare dedicati. Non possiamo dunque che essere ben contenti della corretta destinazione che la Cascina ha preso e che noi stesso abbiamo fatto nostra. Ora che i passi necessari sono stati compiuti, che la Soprintendenza ha dato parere favorevole, due settimane fa e e che l’accordo di programma ha approvato questa modifica, possiamo dare slancio ai lavori di riqualificazione”.
“Su Astino è stato fatto un investimento importante, per un luogo che abbiamo trovato in uno stato di completo abbandono, tanto che ci pioveva dentro – così Giorgio Gori, sindaco di Bergamo -. Trovo dunque meritevole e in linea con lo statuto della Fondazione Mia, il fatto che si sia scelto di investire su un bene di questa importanza. Sottraendolo peraltro ad altre destinazioni ma mantenendolo nel perimetro della destinazione pubblica, se pur in un compendio difficile. Sono 24 i milioni di euro che, complessivamente, sono stati investiti per dare vita nuova a questo straordinario complesso, per restituirlo alla vita, alla città e ai suoi cittadini. Dieci di questi investiti prima dell’accordo di programma, il resto successivamente”.
“Considerata la portata dell’importo, dunque, la necessità sì di dirottare le scelte verso iniziative che avessero e mantenessero uno spirito di carattere pubblico, ma che fossero anche in grado di consentire il rientro, nel tempo, dell’investimento fatto, per evitare che l’operazione non si rivelasse a fondo perduto. La scuola che si insedierà, infatti, non rappresenta un’attività no profit, ma, nel contempo, ha una fortissima connotazione e valore pubblico. E CIID sbarca ad Astino, vincendo la concorrenza di città come Firenze e Como, con l’intenzione e la mission di macinare e generare corsi di formazione aperti a giovani talenti. Una scelta, quella che Simona Maschio ha fatto rispetto alla nostra città, che è legata ad un sentimento che unisce la realtà di questo luogo alla filosofia della sua scuola, ad un’unità di intenti, oltre ad uno scopo comune”.

Cos’è il CIID

Il CIID, centro di eccellenza nel mondo per lo studio di prodotti e servizi digitali, nato nel 2006 a Copenhagen e dal 2020 con sede anche in Costa Rica, avrà così la sua nuova casa in Italia, dove i semi della scuola erano nati: prese infatti avvio dall’esperienza pionieristica dell’Interaction Design Institute di Ivrea, la scuola fondata da Olivetti e Telecom Italia nell’ambito della quale videro la luce realtà come Arduino, l’hardware open source più diffuso al mondo. A Copenaghen trovò terreno per evolversi, grazie ai finanziamenti ottenuti da governo e aziende danesi. Oggi apre un nuovo capitolo, quello della maturità: “Il CIID apre in Italia forte di un network di ormai oltre 500 persone tra docenti ed ex alunni illustri pronti a supportare gli studenti, gli “artigiani digitali” del domani”, spiega Simona Maschi, co-fondatrice e direttrice del CIID, con i soci Jakob Riis e Alie Rose.

L’interaction design

L’interaction design, ovvero la progettazione dell’interazione tra esseri umani e prodotti digitali, una sorta di architettura del mondo digitale, si traduce al CIID in una innovazione life-centred, che mette al centro la vita delle persone e del pianeta. Perché l’80 per cento dell’impatto ambientale di un prodotto viene determinato in fase di progettazione, che dunque deve includere considerazioni sull’impatto sociale ed ambientale dei prodotti. Al di là dell’emergenza climatica, questa transizione rappresenta una sfida ma anche un’opportunità strategica per le aziende: per affrontarla è necessario formare le persone, ed è quello che offre il CIID con i suoi corsi.

Corsi annuali, pop-up schools, il CIID come un ponte tra accademia e aziende

La sede di Bergamo ospiterà la scuola, ma anche un incubatore per startup innovative, e spazi di lavoro con aziende private e pubbliche. Il CIID è per natura un ponte tra il mondo dell’accademia e il mondo delle aziende, che annovera collaborazioni con realtà come Enel, Google, Lego, Meta e Volvo. Porte aperte allora anche in Italia alle collaborazioni con imprese pubbliche e private, Università e organizzazioni, che nella quotidianità della scuola porranno agli studenti problemi e sfide concrete su cui lavorare. Come e in quali ambiti lavorare insieme? Non esiste un vero limite alle tematiche su cui lavorare, progetti recenti includono la  mobilità sostenibile, la salute, la longevità, l’energia, i servizi finanziari e l’impact investment. Sarà possibile diventare partner del CIID attraverso progetti, ma anche supportando attività e borse di studio, e per le aziende sarà anche occasione per reclutare talenti (un quinto dei talenti che hanno frequentato il CIID in questi anni ha scelto ad esempio di fermarsi sul territorio, in Danimarca).

I corsi proposti dal CIID, rivolti a persone con ogni background professionale, sono di due tipi: quelli annuali e le pop-up schools, percorsi formativi di una settimana (aperti a tutti e senza selezione all’entrata, a differenza dei corsi annuali che invece prevedono selezioni). Cuore dell’esperienza sono i laboratori di prototipazione, con strumenti per la fabbricazione digitale, tra intelligenza artificiale e realtà virtuale, ma anche un laboratorio di biodiversità. Per imparare, appunto, attraverso la pratica.

Avremo ponti diretti con luoghi strategici del mondo come la Silicon Valley, e docenti di primo piano nel campo dell’interaction design come Massimo Banzi, cofondatore di Arduino, Amanda Parkes, cofondatrice di Pangaia, uno dei brand leader di slow fashion ed economia circolare, Tobias Toft di Google, Shamik Rey di Spotify, Pier Dalla Rosa di Humane, Zaza Zuilhof di Apple e David Rose, esperto di spatial computing, imprenditore e autore. Le nostre attività saranno supportate da advisers come Leandro Agrò, esperto di design e innovazione in Silicon Valley, PierDamiano Airoldi, imprenditore nell’ambito delle tecnologie digitali, Luis Javier Castro, esperto di finanza per l’impatto di Abundance Circle e Gillian Crampton Smith dal Royal College of Art di Londra, già direttrice della scuola di Ivrea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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