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Montello

Omicidio al semaforo, la difesa invoca la legittima difesa per Belotti

Secondo l'avvocato Pezzotta la vittima avrebbe tenuto un comportamento aggressivo affiancandosi alla Panda e prendendola a calci

Montello. Ha invocato la legittima difesa l’avvocato Andrea Pezzotta per Vittorio Belotti, il magazziniere di 50 anni accusato dell’omicidio aggravato del motociclista 55enne Walter Monguzzi, speronato dalla Panda dell’imputato a Montello e poi deceduto a causa dell’impatto contro un’auto che sopraggiungeva in senso opposto.

Sono tre, secondo la difesa, i punti fondamentali che i giudici della Corte d’assise devono tenere in considerazione: il comportamento della vittima, il comportamento della persona che guidava la Bmw che ha travolto e ucciso Monguzzi e le valutazioni medico legali.

Il comportamento aggressivo della vittima

L’avvocato punta tutto sui calci che il 55enne ha sferrato all’auto di Belotti. Calci che secondo l’accusa e i consulenti di parte, sarebbero stati solamente un tentativo del motociclista di tenere lontana la Panda che cercava di andargli addosso e farlo cadere. Nessun segno di ammaccatura infatti è stato rilevato sulla vettura. La versione della difesa è invece opposta: sarebbe stato Belotti, mettendo in atto le manovre, a tentare di difendersi dall’aggressione di Monguzzi, tant’è che anche due testimoni lo hanno visto mentre alzava ripetutamente la gamba verso l’utilitaria per colpirla.

“Monguzzi parte dopo, in maniera scomposta, parte di scatto, impenna leggermente, recupera il controllo e riparte velocemente per raggiungere l’auto, come si vede dai filmati delle telecamere – dichiara il difensore -. Poteva rimanere dietro, poteva superare e andarsene, invece si affianca alla Panda dell’imputato, lo guarda in modo minaccioso, sferra tre calci contro la portiera. È stata la vittima a tenere un comportamento aggressivo, al quale il mio assistito ha risposto con due manovre per cercare di allontanarlo e una terza con la quale lo ha toccato proprio mentre il motociclista era in equilibrio precario perché aveva la gamba alzata per sferrare l’ultima pedata. È quindi il Belotti che cerca di proseguire nella lite o è il Monguzzi?”, domanda Pezzotta.

Ci sono 5 secondi di buco nel filmato ripreso dalle telecamere del Comune. “Quei tre, quattro secondi sono descritti da uno dei principali testimoni e sono il cardine di ciò che successo – continua l’avvocato -. Secondo quanto ha dichiarato non c’è nessun tentativo iniziale di speronamento, ma Belotti cerca di spingere Monguzzi verso l’esterno della strada, in quel momento libera, per invitarlo a prendere ed andarsene dopo che gli ha sferrato il primo calcio. Sarebbe bastata una manovra più decisa per buttarlo per terra, invece cerca solo di allontanarlo. Cosa poteva fare di diverso? Fermarsi e discutere con una persona alterata? Non si nega la sterzata, ma il tocco in quel momento, con il motociclista sbilanciato, provoca l’effetto naturale della caduta”.

Il conducente della Bmw

Rispetto al comportamento della persona che viaggiava a bordo della Bmw con il figlioletto e la moglie incinta Pezzotta dichiara: “Lui è stato graziato fin da subito. Percepisce una situazione di pericolo quando si trova a 20 metri dal corpo di Monguzzi, ha solo un secondo per reagire e non può far nulla per evitarlo. Ma questo è un’assoluzione preventiva e ingiustificata. Il consulente della difesa ha stabilito che per almeno 100 metri l’automobilista andava ad una velocità superiore al limite consentito. Se invece avesse ridotto la velocità a 50 kilometri orari non sarebbe arrivato a colpire Monguzzi. È corretto dire che non ci sia stata nessuna responsabilità da parte sua?”.

Nessuna contestazione rispetto al nesso di causalità “è stata la caduta che ha innescato l’investimento e la morte, questo è pacifico. Però non vi può lasciare indifferenti il fatto che per una reazione di tre secondi oggi si chiedano 24 anni di carcere. La ricostruzione che vi viene offerta è quella di una banale lite al semaforo che ha scatenato in Belotti una furia omicida: è assurda, saremmo di fronte ad un pazzo scatenato. Invece è una persona incensurata, descritta come mansueto, non ha indole aggressiva”.

Omicidio doloso o colposo?

Per l’accusa si tratta di omicidio doloso, per la difesa colposo.

Doloso perché c’è stato un tentativo di speronamento, che per la difesa altro non è che un tentativo di far allontanare Monguzzi.

Doloso perché la moto, quando è stata urtata, era davanti alla Panda e si stava allontanando, ma per la difesa è invece rimasta a fianco dell’auto.

Doloso perché Belotti persiste nella manovra e sterza con violenza, ma per la difesa la persistenza è pari a 41 millesimi di secondo, “neanche un battito di ciglia”.

Doloso perché l’imputato ha avuto la percezione dell’arrivo dell’auto in senso opposto, ma secondo Pezzotta il suo assistito non avrebbe mai potuto fare il calcolo per dare a Monguzzi il colpo al momento giusto e farlo poi investire.

Doloso perché nelle intercettazioni in carcere l’imputato evidenzia che era consapevole del fatto che la vittima era stata travolta dall’auto. Ma, secondo la difesa, “che sia stata la Bmw ad investire era chiaro fin dal giorno in cui è accaduto il fatto. Lo si dice nel verbale del sinistro. Tant’è che anche l’auto in questione è stata sequestrata insieme agli altri mezzi”.

Le richieste della difesa

La richiesta dell’avvocato è quindi quella di considerare la legittima difesa in prima istanza: “La proporzione deve essere vista con la sterzata, non con l’investimento provocato dall’altra auto”. Se venisse considerato l’eccesso colposo di legittima difesa o il concorso di colpa con il guidatore della Bmw, Belotti potrebbe accedere al rito abbreviato e ottenere lo sconto di un terzo della pena.

Pezzotta chiede anche di far cadere l’aggravante dei futili motivi: “Non è solo una lite al semaforo ma un’aggressione da parte di Monguzzi a Belotti”.

Si chiede inoltre di valutare l’omicidio preterintenzionale, dato che l’avvocato sostiene che non c’era l’intenzione di uccidere, oppure il dolo eventuale nelle lesioni, non nella morte.

La prossima udienza è stata fissata il 18 dicembre: spazio ad eventuali repliche e poi la sentenza.

 

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