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Ali Cherri con “Dreamless Night” racconta la disperazione e la fragilità generate dai conflitti fotogallery

Artista a tutto tondo, Ali Cherri spazia dalla scultura alla pittura, fino ad arrivare alle sue ipnotizzanti videoinstallazioni, tutte accomunate dall’interesse per l’arte antica, soprattutto per quanto riguarda manufatti e materiali impiegati nell’antichità

Dall’8 ottobre 2023 al 24 gennaio 2024 la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea GAMeC (Bergamo) ospita la mostra Dreamless Night di Ali Cherri, artista e film maker libanese nato a Beirut nel 1976 e attualmente residente a Parigi.

Artista a tutto tondo, Cherri spazia dalla scultura alla pittura, fino ad arrivare alle sue ipnotizzanti videoinstallazioni, tutte accomunate dall’interesse per l’arte antica, soprattutto per quanto riguarda manufatti e materiali impiegati nell’antichità, come il fango, ampiamente utilizzato dall’artista (come si vedrà nella mostra Dreamless Night) e per tematiche sociali contemporanee, in particolare legate alla violenza, un tema più che mai attuale.

La mostra si apre allo Spazio Zero con The Watchman, una videoinstallazione di 25 minuti che ci trasporta immediatamente nell’universo di Cherri: ambientato sull’isola di Cipro, racconta la storia di questo territorio e della situazione di conflitto tra il popolo greco e turco attraverso il punto di vista di un soldato di frontiera (interpretato da un attore locale che ha vissuto la tragica situazione in prima persona) abbracciato solamente da cactus e rovine di edifici abbandonati. La brevità dei dialoghi e l’arso paesaggio contribuiscono ad entrare in empatia con il soldato, ad essere catturati dai suoi profondi occhi azzurri, ricchi di malinconia e paura, fino ad arrivare ad una mescolanza di ciò che è reale e di ciò che invece è una proiezione dei suoi sentimenti e delle sue emozioni.

Continuando nello Spazio Zero si potranno ammirare No Man’s Land (Theater Backdrop), opera in pittura su tessuto con impalcatura in alluminio che riprende il paesaggio di The Watchman, spoglio, arido, caratterizzato dalla presenza di fichi d’india e We Grow Thorns so Flowers Would Bloom, serie realizzata in acquarello e inchiostro su carta che riprende sempre The Watchman sia per i paesaggi con cactus e fichi d’india sia perché riprende immagini della videoinstallazione stessa.

La mostra prosegue al Primo Piano nella Sala 1 con The Dismembered Bird, un’enorme aquila realizzata con pietra, creta, legno e altri diversi materiali, che riprendono quelli usati nell’antichità; nella Sala 2 troviamo The Seven Soldiers, sette enormi teste di soldati realizzate con sabbia, creta, ferro, resina e fibra di vetro, sostenute da sottili assi di metallo.

Nella Sala 3 ci accolgono una serie di sculture raffiguranti dei soldati, Wake Up Soldiers, Open Your Eyes, seguite, nella Sala 4, da The Prickly Pear Garden che ripropone i cactus come punto focale.
La mostra, come intuibile, segue dunque un filo conduttore che racconta di disperazione, fragilità e conflitti attraverso l’uso dei materiali poveri e fragili, delle immagini ricorrenti di paesaggi desolati e dal coinvolgimento emotivo che videoinstallazioni, sculture e dipinti riescono a trasmetterci in maniera delicata quanto dirompente.

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