Quarto appuntamento con la rassegna cinematografica “Mondovisioni” curato da Internazionale. Dopo “The Lost Souls of Syria”, il documentario documentario d’inchiesta che ha fatto luce sui crimini di guerra del regime siriano di Assad attraverso la pubblicazione di migliaia di foto di detenuti civili torturati a morte da parte di un disertore militare, arriva “Seven Winters in Teheran”, affrontando un tema molto attuale negli ultimi giorni: la condizione femminile e la lotta al patriarcato.
“Questo documentario riporta la nostra attenzione sul calpestamento dei diritti delle donne in Iran, ma soprattutto sulla condizione femminile che vige a livello globale, spesso a causa di una società patriarcale che nessuno sembra aver intenzione di modificare, ma è importante andare a fondo alla questione, perché le cause sono molteplici e spesso legate all’aspetto culturale ed educativo. La morte di Giulia Cecchetin è solo l’ultimo esempio in ordine cronologico di femminicidio. La violenza di genere è un fenomeno trasversale al tempo, alle culture, alle distanze geografiche. Noi siamo Reyhaneh Jabbari, noi siamo le donne iraniane, noi siamo Giulia e noi tutte chiediamo giustizia. Ci vogliamo vive!”, questo è il commento di Chiara Gervasoni, membro dell’associazione Non Una Di Meno che martedì prossimo presenterà il film.
IL CORAGGIO DI OPPORSI AL SISTEMA
7 luglio 2007. A Teheran, Reyhaneh Jabbari, 19 anni, durante un incontro di lavoro con un cliente subisce un’aggressione, lei lo accoltella e poi fugge. Più tardi verrà arrestata con l’accusa di omicidio e processata, ma nonostante le numerose prove di legittima difesa, Reyhaneh sa di non avere speranze di assoluzione, dato che l’uomo ucciso era potente e simbolo della vigente società patriarcale iraniana. Il film ripercorre il processo, la detenzione e il destino di una donna diventata simbolo della resistenza femminile per un intero Paese, rispecchiando la lotta per i diritti di molte altre donne.
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