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L'intervista a tagadà

Manifestazione contro la violenza di genere, Gori: “Nessuno si chiami fuori”

Il sindaco di Bergamo riflette sul ruolo della donna e su una cultura che deve cambiare. Poi punge sulla Manovra di Bilancio: "Un intervento timido. Il Governo non ha mantenuto le promesse fatte"

Bergamo. Femminicidio e violenza di genere: questi i temi principali dell’intervento di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, invitato ad intervenire alla trasmissione televisiva Tagadà, “Tutto fa politica” de La7. Ospite della giornalista Tiziana Panella, il primo cittadino, politico del Partito Democratico e pronto a candidarsi l’anno prossimo alle Europee. Subito si entra nel vivo di quanto accaduto alla giovane Giulia Cecchettin, la 22enne ammazzata dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, ora in attesa di essere estradato dalla Germania, dove è stato arrestato, e far rientro in Italia.

Una prima domanda, quella della giornalista Panella, che arriva dritta al punto: chiede, infatti, se Filippo è il mostro o quel bravo ragazzo che tutti hanno sempre immaginato. Così Gori: “Quello che è successo è un fatto che tocca tutti quanti, nessuno escluso e il modo con cui si è compiuto non solo ci ha interrogato, ma ci ha obbligati a pensare in maniera diversa, chiamarci tutta a una riflessione. La stessa che ho condiviso con le mie figlie, con le quali riflettevo sul fatto che nessuno può chiamarsi fuori da questa discussione, anche se è naturale immaginarsi diversi da chi si è reso colpevole di certi atti. È pur vero che la cultura sulla quale poggia questo argomento ci appartiene e sta dentro ciascuno di di noi. E che interroga anche sul tema e sulla figura della donna che, oggi, è pagata meno per svolgere gli stessi lavori degli uomini, spesso è costretta a scegliere tra lavoro e famiglia, occupa molto spesso meno posizioni di potere, subisce molestie e comportamenti volgari. Tutte situazioni delle quali siamo perfettamente a conoscenza”.

Perché oggi parlare di patriarcato rappresenta un problema?

“L’Italia è diventato un Paese diverso negli ultimi decenni, abbiamo fatto passi in avanti, ma siamo ancora ben lontani dall’essere arrivati al traguardo. E se siamo ancora nella condizione di vedere una donna che, passeggiando di sera, deve fingere di stare al telefono perché ha paura, allora credo che qualcosa continui a non funzionare. In questo senso, ognuno di noi deve fare la sua parte. Per questa ragione io e la mia Giunta abbiamo firmato un appello rivolto ai maschi. Certo, non è la rivoluzione che Emma Bonino ha invocato. Ma noi faremo la nostra parte. Succederà a Bergamo, con una manifestazione firmata da tante sigle, pacifica, questa sera. Se vi parteciperanno tanti uomini, saremo riusciti a fare un passo in avanti. Perché questo non è solo un problema delle donne. Io ci sarò e con me la mia Giunta e molti uomini, tutte persone che non alzano le mani sulle donne ma che certamente condividono una cultura e vogliono un cambiamento.

Si cambia argomento e si finisce a parlare di temi anche economici. Come la Manovra di Bilancio firmata dal Governo Meloni. “Si tratta di una manovra minima che ha sì tranquillizzato i mercati, ma ha anche ricevuto un’approvazione con riserva da parte dell’Unione Europea che ha chiesto correzioni entro la primavera. Una manovra che non mantiene alcuna promessa, che pratica interventi provvisori, uno su tutti quello relativo al cuneo fiscale che però dura solo un anno solo, attutendo moltissimo gli effetti soprattutto per chi ne beneficia. Sono stati investiti 3 miliardi sulla sanità sull’anno, ma per il prossimo ne è previsto solo 1, con una media del 6,1% del Pil sul tema, quindi sotto il livello europeo.

Un trend destinato ancora a scendere. Senza contare il taglio alle pensioni o quello al fondo per la disabilità. E’ una manovra che ha pochissimo spazio fiscale e che prevede 100 miliardi solo in termini di interessi, che non ha il coraggio di affondate il colpo e di capire dove va tagliata la spessa pubblica, senza rilanciare, uno su tutti, il piano casa. Del resto, l’unico modo per poter mettere in sicurezza i conti passa dalla riduzione della spesa o dalla spinta alla crescita. Ma anche in questo senso solo l’8% delle risorse è destinato alle imprese. Questa manovra non accontenta né le aziende né i sindacati”.

Ultime battute sullo sciopero indetto per la giornata di oggi, venerdì 24 novembre, e sulla scelta del Ministro Lollobrigida di far fermare un treno dell’alta velocità perché in ritardo per un evento previsto a Caivano: “Il diritto a scioperare è sacrosanto, ma se si evitasse di farlo di venerdì sarebbe meglio perché non si darebbe sponda alle polemiche. E sui treni ad alta velocità (ride ndr), penso che sia una innovazioni di cui il nostro Paese si è avvantaggiato. Capita nella vita di essere in ritardo, anche a me succede, ma mai avrei pensato di fermare un mezzo pubblico. La fermata ad personam mi sembra un po’ troppo”.

 

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