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I dati

Hiv e Aids, nell’ultimo anno a Bergamo 52 nuovi casi: “Soprattutto maschi over 55”

Paolo Meli, coordinatore della Rete Bergamo Fast-track City, traccia il punto della situazione

Nella provincia di Bergamo, nel corso dell’ultimo anno, sono stati diagnosticati 52 nuovi casi di Hiv, di cui una parte già in Aids conclamato. Il numero, che fa riferimento al 2022, indica che si è verificato un lieve calo rispetto al 2021, quando ammontavano complessivamente a 55.

Le campagne di informazione e sensibilizzazione stanno continuando a dare risultati, ma non bisogna abbassare la guardia e creare maggior consapevolezza dei rischi. Paolo Meli, coordinatore della Rete Bergamo Fast-track City, spiega: “Il bollettino del Centro Operativo Aids (Coa) è lo strumento che ogni anno comunica i dati relativi ai contagi in Italia. Gli ultimi numeri raccolti riguardano il 2022 perché, ovviamente, non si ha ancora una panoramica completa per il 2023. Il trend dello scorso anno fa rilevare un leggero rialzo rispetto al 2021, che a sua volta era lievemente superiore al 2020, anno segnato dall’emergenza Covid-19 e dal lockdown, che portò a un crollo delle infezioni”.

“Su scala nazionale – annota Meli – nel 2022 i nuovi casi sono stati 1.888, in lieve aumento rispetto ai 1.700 del 2021 e ai 1.400 del 2020, mentre nel 2019 ammontavano a 2.400. Tra le regioni, la Lombardia sta andando meglio di altre: assieme a Lazio, Liguria ed Emilia Romagna, storicamente, era una delle peggiori, mentre da ormai diversi anni la situazione è migliorata. A fare la differenza è stato soprattutto il cambiamento della logica e della prassi terapeutica, che ha portato alla somministrazione della terapia a tutte le persone con Hiv dal momento in cui hanno ricevuto la diagnosi. Si è capito che era meglio assumerla senza aspettare che determinati parametri si alterassero. Questo nuovo approccio ha benefici per l’organismo della persona positiva all’Hiv e le permette di non trasmettere il virus. Inoltre, ha un impatto significativo la diffusione delle strategie di prevenzione alternative come la PrEP o profilassi pre-esposizione, che consiste nell’assumere una combinazione di farmaci attivi contro Hiv prima dei rapporti sessuali. Questa prevenzione farmacologica consente di diminuire molto il contagio anche quando si assumono comportamenti a rischio, cioè quando si hanno rapporti non protetti di qualsiasi tipo (orali, anali o vaginali)”.

“In Lombardia – specifica Paolo Meli – la provincia di Brescia è leggermente sopra la media nazionale, mentre Milano e Bergamo sotto. A incidere è il lavoro svolto: sono state realizzate campagne per informare e sensibilizzare la cittadinanza, iniziative per coinvolgere i ragazzi e sono stati promossi i check-point, dove è possibile eseguire i test in modo rapido, anonimo e gratuito. Rispetto al 2019, si conferma la tendenza del calo dei casi, che è cominciata nel 2016 ed è continuata nel triennio successivo”.

Non va sottovalutato un altro dato: i due terzi delle nuove diagnosi sono tardive. Il coordinatore della Rete Bergamo Fast-track City evidenzia: “Queste persone hanno scoperto l’infezione mediamente quattro anni dopo aver contratto l’Hiv. Possono esserne venute a conoscenza perché si sono ammalate o perché hanno partecipato agli screening organizzati sul territorio. Bisogna ricordare che la prevenzione è fondamentale, così come effettuare il test per sapere se si ha il virus oppure no”.

“Nella maggior parte dei casi – conclude Paolo Meli – i nuovi casi riguardano uomini over 55 eterosessuali. In minor parte donne della stessa fascia d’età. Quando erano ragazzi, ossia negli anni Ottanta e Novanta, era diffusa l’erronea idea che le infezioni non li riguardassero ma avessero a che fare solo con tossicodipendenti o omosessuali, invece non è così. Questa evidenza pone parecchi spunti di riflessione e fanno cadere questi stereotipi sottolineando come tutti devono essere consapevoli dei rischi. Si infettano anche gli omosessuali (43% dei contagi), ma la maggioranza è etero”.

aids comunità emmaus

Infine, Meli aggiunge: “Quando teniamo gli incontri nelle scuole o in università la risposta degli studenti è ottima e si sottopongono volentieri al test, mentre fra gli adulti ci sono ancora dei retaggi culturali da superare”.

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