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Atalanta

Gasperini ricorda la malattia di Ilicic e si commuove: “Andai a visitarlo in clinica, aveva perso 10-12 kg”

Il tecnico nerazzurro a Radio Serie A con RDS: "Fu una progressione partita dal Covid, non sopportava la lontananza dalla famiglia. Quando lo trovai sembrava un manichino". E sul Papu: "Spero possa avere da Bergamo il saluto che merita"

Nella lunga intervista concessa ad Alessandro Alciato ai microfoni di Radio Serie A con RDS, Gian Piero Gasperini ha ricordato i momenti più significativi dei suoi sette anni (e mezzo) all’Atalanta: tra questi, ovviamente, le difficoltà affrontate da Josip Ilicic nel 2020, con lo scoppio della pandemia.

“Tutto è iniziato qui a Zingonia, ognuno viveva praticamente separato. Josip si è ammalato qui: ad un certo punto ha avuto i sintomi e a non star bene. Lì si è completamente isolato ed è stata una progressione”, ricorda il mister.

“Non sopportava la lontananza dalla famiglia, voleva essere a casa sua: lì è iniziata la sua difficoltà. Era sempre lui, ma fronteggiava questa grave difficoltà. Aveva chiuso prima dello stop forzato col poker a Valencia, era tra i papabili per vincere il Pallone d’Oro”.

 

 

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Raccontando la visita in ospedale a Ilicic, Gasperini non nasconde la commozione: “Una settimana prima di partire per andare a giocare a Lisbona contro il Psg nei quarti di finale di Champions League sono andato a trovarlo in clinica: aveva perso 10-12 chili, era impressionante, l’ho tirato su e sembrava quasi un manichino. Gli dissi di venire con noi in Portogallo”.

Il tecnico ha parlato anche della situazione del Papu Gomez, attualmente fermo per la squalifica in seguito alla positività all’antidoping: “Mi dispiace tantissimo per lui. Bisogna essere molto severi in questo ambito, ma nel calcio il doping non è mai un caso per alterare la prestazione. È per incuria, vedasi lo sciroppo del bambino o la pomata”.

“Era tornato in Italia col Monza in condizione di poter fare ancora qualcosa di buono e questo è stato un brutto stop” prosegue, “lui qui è andato via senza salutare, non per colpe sue, ma spero ci sia la possibilità che possa tornare a Bergamo. Spero che, vada come vada questa storia, riesca ad avere il meritato saluto che deve avere un campione come è stato lui”.

Il tecnico ha anche parlato del suo futuro, dopo quasi otto anni con l’Atalanta: “Nessuno di noi poteva immaginare durasse così tanto e spero possa durare ancora a lungo, abbiamo raggiunto una dimensione molto diversa. Lavoro in un ambiente consolidato. Contratto a vita? Se questo è l’ottavo anno è già un bel pezzo di vita… non so, il calcio è fatto di risultati, qui sono sempre stati molto buoni, se vengono a mancare (spero di no) non so cosa succede. Non è sempre tutto rose e fiori, ma c’è sempre stato un rispetto totale con la proprietà. La riconoscenza reciproca ci sarà sempre”.

Una storia che nel 2016 poteva cambiare: “Mi contattò Lippi per la Nazionale, poi andò Ventura, io mi sentivo più pronto per una squadra di club, anche se non avrei mai detto no alla Nazionale”.

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