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Valcalepio

La fa dormire in auto per controllarla, la picchia e la maltratta: condannato a 10 anni

La sentenza a carico di un operaio di 32 anni che per 5 anni ha maltrattato la fidanzata con botte, insulti, stalking, minacce di morte

Bergamo. Botte, insulti, minacce di morte, soprusi. Per cinque anni una donna ora trentenne ha subito i maltrattamenti del suo fidanzato, di due anni più grande di lei. Poi, una sera, al culmine di un litigio scoppiato per strada, un passante si è fermato con il suo furgone, ha soccorso la ragazza, ha mandato via l’aggressore e l’ha accompagnata in caserma a sporgere denuncia.

Martedì 21 novembre è arrivata una sentenza pesante per l’uomo, italiano di 32 anni, residente in un paese della Valcalepio: 8 anni in continuazione per lesioni, stalking e rapina, 1 anno per ricettazione e 1 anno per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Questa storia inizia nel 2014, quando i due protagonisti si incontrano e cominciano a frequentarsi. Le cose sembrano andare bene, entrambi sono sereni, ognuno vive a casa sua. Lei lavora come impiegata, lui come operaio. Poi qualcosa si guasta e lui diventa geloso, ossessivo, i litigi si fanno più assidui, lui la insulta, la picchia, la umilia.

Quando gli tocca il turno di notte costringe lei a dormire in auto, nel parcheggio dell’azienda, perché non si fida a lasciarla a casa da sola. Pensa che veda altri uomini. Si apposta spesso sotto casa sua per controllarla, ma la donna abita in un condominio, c’è un via vai di persone dal cancello, gente che nulla ha a che vedere con lei. Ma lui è convinto che ogni uomo che oltrepassi quel varco vada ad incontrare la sua fidanzata e così le urla contro, la picchia. Una notte, alle 4, entra perfino in camera sua passando dalla finestra, convinto di trovarla a letto con qualcun altro.

Nel 2018, nel corso di un litigio, la costringe a salire in auto: “Ora andiamo da un mio amico che ha una pistola, così con quella ti uccido”, le dice. Lei sale in auto, è terrorizzata, lo dichiara durante la sua deposizione a processo. Teme davvero di finire ammazzata. Ma a casa dell’amico la coppia non ci arriverà mai perché i due fanno un incidente stradale.

La ragazza è isolata, lui le fa terra bruciata attorno, la costringe a tagliare i ponti con la famiglia, con i parenti e con gli amici. Le controlla il telefono, cambia le password, inserisce il riconoscimento facciale ma lo fa con il suo volto, non con quello della sua fidanzata. Entra nei suoi account social e blocca tutti gli amici che a lui non sono simpatici. Tempesta la donna di telefonate, le spegne le sigarette sulle gambe.

Lui resta senza lavoro e, a quanto racconta la vittima, inizia a spacciare droga (viene trovato dell’hashish nel suo appartamento), oltre a consumarla abitualmente e a fare uso di alcol, cosa che lo rende ancora più aggressivo.

Il 5 ottobre 2019 i due si fermano in un bar della zona, poi escono e si avviano in auto verso casa. Ad un tratto lui si accorge di non avere più il telefonino: addossa la colpa alla ragazza, l’accusa di averglielo preso, la colpisce più e più volte e le strappa la borsa. Poi la prende per i capelli e la trascina fuori dalla macchina facendola cadere a terra.

Un uomo passa davanti a loro a bordo di un furgone, si ferma e interviene. Soccorre la donna, dice a lui di allontanarsi e poi accompagna la ragazza in caserma, dove lei trova il coraggio di sporgere denuncia per i maltrattamenti subiti.

Da quel momento lui sparisce, non si fa più vedere, lei piano piano si riprende, anche se non è più quella di un tempo e ora, confessa, non riesce più ad avere una relazione stabile con un uomo.

Il procedimento nel frattempo fa il suo corso e martedì la pesante condanna da parte del giudice Laura Garufi: dieci anni, 6mila euro di multa e 20mila euro di risarcimento.

 

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