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L'esperta

Ansia e disagi tra i ragazzi, la psicologa: “Tante motivazioni, molti chiedono supporto”

La dottoressa Ivana Simonelli: "Sul territorio tanti servizi dedicati"

Come si sentono i ragazzi oggi? Hanno paura di parlare di salute mentale? E come percepiscono la sofferenza dei propri coetanei? A questi interrogativi ha cercato di rispondere un’indagine di Telefono Azzurro dedicata alla salute mentale dei giovani e realizzata con il supporto di BVA Doxa su 800 ragazzi tra i 12 e i 18 anni.

In base alle risposte raccolte, è emerso che nelle ultime due settimane soltanto il 41% dei ragazzi si è sentito felice. Il 21% dei giovani ha dichiarato di sentirsi in ansia o preoccupato (20%), il 6% triste. A un ragazzo su 2 – si legge nel report – il futuro appare come un qualcosa di davvero oscuro.

Tra le principali sofferenze che gli adolescenti riscontrano tra i loro coetanei vi è al primo posto la dipendenza da internet e dai social network (52%), seguita dalla mancanza di autostima (41%), dalle difficoltà relazionali con gli adulti (40%), ansia e attacchi di panico (30%). Soltanto il 2% ritiene che i propri coetanei non vivano situazioni di sofferenza.

Ma come aiutare i giovani che vivono un disagio psicologico? Per il 61% potrebbe essere utile parlarne di più, perché spesso ci si vergogna e si ha paura di chiedere aiuto. I giovani danno molta importanza alla sfera educativa rappresentata dalla famiglia e dalla scuola. Per il 41% dei rispondenti sarebbe molto utile formare e insegnare ai genitori come essere vicino ai figli che stanno male, mentre il 39% auspica che a scuola si parli sempre di più di salute mentale. Anche essere seguiti da un professionista o da uno psicologo costituisce una soluzione per il 39% degli intervistati, ma il 22% preferirebbe potersi raccontare in modo anonimo utilizzando ad esempio le chat.
Chiedere aiuto a un esperto di salute mentale, però, rappresenta ancora una vergogna per 1 ragazzo su 3, che teme di essere giudicato in modo negativo dalla società. Indifferenza, discriminazione, esclusione sociale e compassione sono per i giovani gli atteggiamenti più diffusi nella società nei confronti di persone con problemi di salute mentale.

Questi dati fanno riflettere e invitano a porsi interrogativi sulle motivazioni alla base dei disagi rilevati. La dottoressa Ivana Simonelli, psicologa psicoterapeuta, terapeuta esperta EMDR, psicopedagogista e fondatrice del metodo psicopedagogico “Dillo con la Voce”, spiega: “Per comprendere le origini dell’ansia nella pre-adolescenza e nell’adolescenza dobbiamo ricordare i compiti evolutivi specifici di queste fasce d’età. Secondo le teorizzazioni di Gustavo Pietropolli Charmet (psichiatra e psicoterapeuta, ndr), l’adolescente deve affrontare quattro questioni psicologiche. La prima riguarda la separazione/individuazione dalle figure adulte di riferimento, quindi i genitori ma anche gli altri adulti con cui è in contatto, come gli insegnanti, gli allenatori e gli educatori… Significa che per individuarsi progressivamente come soggetto autonomo e indipendente si trova a vivere modalità relazionali per cui in parte sente il bisogno di rimanere legato all’adulto e in parte ricerca indipendenza parziale o totale. A volte, questo processo è piuttosto facile, altre volte è più complesso, a volte l’adolescente sente il bisogno di vivere la relazione con l’adulto come “un porto sicuro” altre volte sente di voler esplorare autonomamente.

Le dinamiche adolescente-adulto a volte sono serene, a volte anche molto conflittuali.
“Il secondo compito evolutivo specifico – prosegue la dottoressa Simonelli – riguarda la nascita sociale. L’adolescente, che deve lasciare il porto sicuro per rendersi gradualmente indipendente, sente la necessità di individuare una nave sulla quale ritrovare i coetanei che stanno compiendo lo stesso percorso. Sentirsi al sicuro in un gruppo di pari età con i quali poter realizzare questo passaggio è fondamentale. A volte ciò non accade e i ragazzi e le ragazze vivono emozioni altalenanti, contrastanti o estremamente dolorose.

Anche il terzo compito evolutivo specifico ha molteplici sfaccettature. La psicologa annota: “Riguarda la mentalizzazione del corpo, che nell’adolescenza vive parecchie mutazioni. Non è facile integrare tutti questi cambiamenti, i ragazzi devono capire come si sentono nel loro corpo, se piace oppure no, se possono modellarlo, abbigliarlo, esporlo. Intervengono implicazioni in termini di percezione e definizione della propria identità, del proprio orientamento sessuale e la scoperta della sessualità.

“Il quarto compito evolutivo specifico – continua la dottoressa Simonelli – afferisce la definizione dei valori. L’adolescente comincia ad esporre la sua percezione relativamente a questioni fondanti o tematiche di portata generale come l’ecologia, il futuro, la politica e le criticità mondiali. Sono tutti temi che iniziano a essere discussi dai giovanissimi, che portano avanti le loro idee, osservazioni, proposte e timori.

Infine, la dottoressa Ivana Simonelli conclude: “A tutto questo va aggiunto il fatto che adolescenti e pre-adolescenti sono a contatto con diversi contesti: quello familiare, quello scolastico e quello extra-scolastico (sportivo, aggregativo ecc) e ciascun contesto è portatore o generatore di pensieri, emozioni, bellezza o criticità. È una fascia d’età esposta perché è tenuta a muoversi in modo sempre più autonomo nel mondo. La sensazione che possono vivere è quella di sentire di attraversare un mare mosso, denso di possibilità ma anche di criticità. Ciascun compito evolutivo è portatore di potenzialità ma anche di ansie o angosce. L’aspetto positivo è che i ragazzi sono molto disponibili a poter incontrare un adulto che possa comprendere come si sentono. In gran parte si relazionano volentieri con adulti che entrano in contatto con loro in modo autentico, credibile, accorto, coerente. Sentono il bisogno di essere riconosciuti nelle loro specificità. Il genitore, l’insegnante, l’allenatore, a sua volta, vanno aiutati a comprendere come entrare in contatto con il ragazzo e la ragazza, poiché, per essere efficace e funzionale, la modalità comunicativa deve necessariamente essere in linea con la nuova fase di sviluppo psicologico. I ragazzi sanno che, fra la popolazione adulta c’è un gruppo di esperti del pensiero, delle emozioni e dei comportamenti, ossia gli psicologi. Sul territorio ci sono numerosi servizi, a cominciare dai consultori e dagli sportelli d’ascolto presenti in molte scuole. A volte vi si rivolgono con piacere, a volte possono sentire vergogna, imbarazzo o timore ad esporsi o a chiedere aiuto. In qualche modo la nostra cultura ancora fa fatica a vedere che lo specialista delle emozioni è una grande risorsa. Parlare di emozioni, stati d’animo, sentimenti può invece aprire alla meraviglia di poter conoscere se stessi e incontrare l’altro, sperimentando la piacevolezza di potersi esprimere ed essere accolti in un percorso di crescita che vede tutti coinvolti: piccoli, ragazzi, adulti”.

 

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