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L'inchiesta

“Nessuno ha ucciso Rosanna Aber”: la colf nega, ma rischia l’ergastolo

Krystina Mykhalchuk, le scuse per coprire le spese del gioco e l'ammissione al marito: "Accompagnai Rosanna al bancomat per chiederle un prestito"

Bergamo. Alle domande del giudice ha preferito non rispondere. Ha però lasciato a verbale delle dichiarazioni spontanee, con le quali ha sostanzialmente negato l’accusa più grave: “Non sono stata io a uccidere Rosanna Aber, non c’entro”.

Probabilmente, il gip Alessandra Solombrino le avrebbe chiesto di spiegare gli ammanchi dal conto corrente dell’anziana dalla quale andava saltuariamente a fare i mestieri. E del perché le telecamere la collocassero davanti al bancomat al momento dei prelievi. Per il momento, Krystina Mykhalchuk non ha voluto parlare di questo. E nemmeno della sua presunta ludopatia, condizione che l’avrebbe spinta ad accumulare debiti per 5 mila euro con amici e parenti. Gli stessi che spesso le chiedevano dove andassero a finire i soldi dello stipendio. E che altrettanto spesso vedevano accampate le scuse più disparate per coprire le spese nel gioco.

Quel che è certo, è  che la 26enne era solita chiedere a chi le stava attorno piccole somme di denaro. Lo aveva fatto anche con la sua datrice di lavoro, Rosanna appunto, la 77enne che secondo la procura avrebbe spinto dalla finestra e ucciso il 22 aprile 2022 a Colognola. La donna, intercettata, avrebbe confidato al marito di averla accompagnata al bancomat per chiederle un prestito: 150 euro, che non è chiaro se avesse mai restituito.

Il quadro tratteggiato dagli inquirenti, però, è ben più grave: la 26enne avrebbe indebitamente prelevato ben 2 mila euro dal conto dell’anziana, in tre tranche diverse. La tesi della Procura è che Rosanna sospettasse da tempo della colf (a una vicina disse “non so dove vanno a finire i miei soldi”) e che dopo avere scoperto gli ammanchi avesse deciso di affrontarla, dicendole che sarebbe andata a denunciare alle forze dell’ordine. A quel punto, la giovane avrebbe reagito male, spingendo l’anziana dalla finestra del quarto piano della palazzina di via Einstein.

L’accusa è di omicidio volontario, aggravato dall’obiettivo di voler nascondere un altro reato (ovvero la sottrazione di denaro). Un’aggravante da ergastolo, che in vista di un processo impedirebbe di chiedere il rito abbreviato (con riduzione della pena), ma porterebbe l’arrestata davanti alla Corte d’Assise.

Nel frattempo, Krystyna Mikhalchuk, assistita dall’avvocato Andrea Pezzotta, ha negato che Rosanna Aber sia morta a causa di un omicidio volontario. Assecondando per un attimo la tesi della difesa, le ipotesi che restano in piedi sono almeno due: quelle dell’incidente e del gesto estremo.

Per quanto riguarda la prima, i Ris effettuarono i rilievi nell’abitazione, sul davanzale e sulla finestra della camera. Ebbene, Rosanna era una donna minuta: in base alle misurazioni effettuate dagli esperti, per gettarsi dalla finestra avrebbe dovuto usare uno sgabello, una sedia o comunque qualcosa che le permettesse di sporgersi.

Anche la seconda ipotesi non ha convinto chi indaga, visto che pochi giorni dopo la 77enne sarebbe partita con la sorella per una crociera e nonostante la recente perdita del marito non dava segni di depressione. “Voleva ritrovare un po’ di leggerezza dopo un periodo difficile – ricorda una vicina che le parlò il giorno prima della tragedia -. Voleva sistemare il terrazzo e le sue piantine, pensava a lasciare tutto in ordine prima di partire”.

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