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Dopo cinque anni

All’inferno e ritorno: il calvario di Varnier, tornato a rivedere la luce con l’Atalanta

Fu pagato 5 milioni dal Cittadella nel 2018 quando era uno dei migliori prospetti nazionali, poi gli infortuni lo hanno frenato. A novembre i primi minuti nerazzurri, con la Primavera e con l'Under 23

Ha dovuto aspettare cinque lunghi anni, da quel maledetto 7 luglio 2018 in cui la sua carriera è cambiata per sempre. Alla fine, però, con tanta, troppa pazienza per sopportare un calvario che sembrava senza fine, Marco Varnier sabato 11 novembre ha potuto mettere insieme i primi minuti ufficiali da professionista con la maglia dell’Atalanta.

Il cameo sul campo della Pergolettese con l’Under 23 nerazzurra rappresenta più di un semplice scampolo di gara: segna l’inizio di un nuovo percorso, il ritorno dopo aver vissuto per anni l’inferno, tra ripetuti infortuni, problemi di varia natura e stagioni in Serie B alla ricerca del riscatto personale.

Una settimana prima il classe 1998 aveva disputato da titolare un’ora con la maglia della Primavera da fuoriquota. A quella categoria ha smesso di appartenere da sette anni: appena diciassettenne era entrato nel giro della prima squadra del Cittadella, in Lega Pro, per poi consacrarsi in Serie B come uno dei migliori giovani italiani, non a caso membro delle nazionali under giocando sotto età.

Ci è tornato per mettere benzina nel motore, in quella che è stata la prima uscita ufficiale con addosso il nerazzurro, pure se in un campionato giovanile. Quasi duemila giorni dopo la sua firma arrivata a giugno sul contratto che lo aveva legato alla Dea. Poco prima di quel maledetto contrasto col Papu Gomez in una partitella in allenamento, in una delle prime sedute nel ritiro di Rovetta, iniziato da tre giorni: lo scontro gli causò la rottura del legamento crociato del ginocchio destro, con interessamento del menisco e della cartilagine.

Il primo passo verso l’inferno: su di lui la società aveva deciso di investire 5 milioni più 2 di bonus (che poi non si sono mai concretizzati), credendo nel suo talento come volevano fare altre società italiane ed europee, tra cui Udinese, Sassuolo e Colonia in Germania. Doveva essere il “nuovo Caldara”, visto il passaggio del difensore di Scanzorosciate prima alla Juve e poi al Milan in quell’estate. Sorte comune al classe 1994: la sfortuna.

La prima operazione a Barcellona a fine luglio 2018, la seconda, dovuta alle complicazioni della situazione, a novembre. Un recupero durato 13 mesi. Varnier è tornato in campo con l’Atalanta il 14 agosto 2019 a Zingonia – ormai diventata la sua seconda casa, tra sedute, terapie e lavoro extra – in un’amichevole contro la Giana Erminio: un tempo intero da titolare.

Il preludio al trasferimento in prestito al Pisa, per trovare la continuità, ma il 4 ottobre al Curi di Perugia un altro crac: crociato sinistro. L’altro. Poi un altro problema al menisco l’anno successivo, e altri problemi in successione Como e Spal. Senza mai riuscire a giocare più di mille minuti a stagione: rottura del menisco, un altro infortunio al piede, vari problemi muscolari.

Quello della scorsa estate insieme a Francesco Modesto è stato il primo ritiro completo con la maglia dell’Atalanta. Un altro infortunio di natura muscolare gli ha impedito di essere da subito un perno dell’Under 23, come da desiderio del direttore sportivo Fabio Gatti, che ha voluto Marco nell’organico del nuovo gruppo, avendo sempre riconosciuto il suo grande talento.

Non è certo l’unico, visto che fino all’Europeo di categoria del 2021 l’Italia Under 21 lo ha sempre monitorato, anche se per colpa dei ripetuti problemi fisici non è riuscito a rimettersi l’azzurro addosso. Nel dicembre 2022, però, Roberto Mancini lo ha chiamato per uno stage di due giorni a Coverciano, insieme a una cinquantina di colleghi, giocatori di B e non solo. Un premio non da poco per un ragazzo che nonostante tutto non ha mai mollato e ci ha sempre creduto.

Il contratto con l’Atalanta scade nel 2024. Per il futuro, comunque, ci sarà tempo: ora l’obiettivo è far tornare il calcio nella propria quotidianità. Le sedute in gruppo, le partite, la rabbia per il campo. Non più la riabilitazione, le terapie, la frustrazione nel non poter trovare una continuità. All’inferno e ritorno: il conto con la fortuna è ancora aperto. Dopo avergli tolto tanto, ora è arrivato il momento di restituire.

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