Calcio. Uno come lui rappresentava un simbolo di un calcio genuino, non condizionato dal dio denaro e guidato soprattutto dalla passione. Calcio e la Calcense piangono Giuseppe Zanetti, un uomo che ha dedicato gran parte dei suoi 85 anni alla storica squadra del paese, che nel suo quasi centenario ha raggiunto al massimo la Promozione e ha sempre militato nelle categorie più basse del calcio dilettantistico. Lì, dove i soldi non sono molti e le società vanno avanti grazie alla dedizione di persone, che con le loro gesta diventano personaggi, proprio come “Gi” (così era soprannominato Zanetti).
Dal 1976 e fino a pochi anni fa, per oltre 1400 partite, Zanetti è stato il guardalinee ufficiale dei giallogranata che ora militano in Seconda. Ovviamente sempre a titolo gratuito e sacrificando gli impegni familiari. Il suo berretto blu era diventato un simbolo del team della Bassa. Ogni domenica pomeriggio, che ci fosse sole, pioggia o neve, lui era lì a bordocampo per segnalare i falli laterali ma anche per emozionarsi ammirando da vicino le giocate dei suoi eroi e commuoversi per salvezze o promozioni.
Gare spesso non spettacolari, in cui a volte si vince e in tante altre si perde, ma dove il risultato conta meno del cuore che batte per quei colori. Match disputati su campi dove non esiste la terna arbitrale, né tantomeno il Var. Dove gli spettatori sono poche decine e non si scommette sul risultato, come avviene nei palcoscenici più nobili infangati dagli euro. Là dove non ci sono il cuore, la passione e la dedizione di personaggi come “Gi”.
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