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La rassegna cinematografica

Mondovisioni: terzo appuntamento con “The lost souls of Syria”, il documentario sulla crudeltà del regime

Il documentario d’inchiesta mostra l’impotenza dei paesi internazionali di fronte ai crimini di guerra di Assad

Terzo appuntamento con la rassegna cinematografica “Mondovisioni”, curato da Internazionale. Dopo “Total Trust” di Jialing Zhang, il documentario d’inchiesta che ha provato ad illustrare lo stato di sorveglianza in Cina, il prossimo martedì 21 novembre si cercherà di fare luce sui crimini di guerra del regime siriano di Assad, attraverso la pubblicazione di migliaia di foto di detenuti civili torturati a morte da parte di un disertore militare.

“The Lost Souls of Syria” è un documentario che, proprio come le inchieste di Internazionale, assume una prospettiva ampia e globale sui conflitti che caratterizzano il nostro presente. Oggi l’attenzione e la comune preoccupazione per quanto sta accadendo in Palestina oscurano altre questioni che, nel complesso quadro mediorientale, restano vive e presenti. The Lost Souls of Syria riporta la nostra attenzione sulla Siria e, in particolare, sui crimini commessi dal regime di Assad. Il documentario racconta la fragilità dei diritti umani di fronte a queste violenze e all’inerzia delle istituzioni internazionali. Per difendere questi diritti fondamentali è necessario l’impegno dei familiari delle vittime e della comunità siriana in diaspora”, così ci introduce alla visione del documentario Michele Linfozzi, membro del circolo Arcibase di Palazzolo sull’Oglio.

IL CORAGGIO DI “CESAR”

“Cesar”, soldato del regime siriano, ha deciso di opporsi come disertore, trafugando dagli archivi segreti 27mila foto di detenuti civili torturati a morte, rendendole pubbliche nel 2014.
Partendo da questa premessa, il regista Stéphane Malterre e la sua co-autrice e consulente storica Garance Le Caisne hanno indagato a fondo sulla questione constatato fino a che punto la giustizia internazionale sia impotente nel perseguire il criminale stato siriano. Mentre il caso sembra destinato a passare in cavalleria, le famiglie delle vittime assieme agli attivisti e allo stesso Caesar, cercano invece verità e giustizia attraverso i tribunali di tutta Europa. Dopo oltre cinque anni di indagini e battaglie, arriva il primo processo contro gli alti funzionari della macchina della morte siriana.

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