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Il blitz

Corrieri della droga da Olanda e Albania fino a Bergamo: 17 arresti

Con il sequestro di cocaina, eroina, hascisc e marijuana per un valore di oltre 34 milioni di euro, più un milione in contanti

La Guardia di Finanza ha smantellato un’organizzazione dedita al traffico di droga, composta da cittadini italiani e albanesi, con il sequestro di cocaina, eroina, hascisc e marijuana per un valore di oltre 34 milioni di euro, più un milione in contanti. L’operazione è arrivata al termine di un’indagine condotta dal Nucleo di Polizia economica di Padova e dello Servizio centrale investigazioni criminalità organizzata (Scico), coordinati dalla procura distrettuale antimafia di Venezia.

In un blitz avvenuto giovedì mattina sono stati arrestati 19 indagati, di cui 14 sono finiti in carcere e 5 – uno residente in Germania – agli arresti domiciliari. Durante le indagini sono state arrestate in flagranza altre 17 persone, ritenute “corrieri” della droga, nel Nordest e lungo la dorsale adriatica, da Bergamo a Bologna a Udine, da ancona ad Arezzo fino a Bari. Altre perquisizioni sono state svolte a Treviso, Venezia, Monza Brianza e Ravenna. In tutto sono 65 gli indagati a vario titolo.

La droga giungeva dall’Olanda, attraverso la Germania, e dall’Albania, fino al territorio nazionale. A capo del sodalizio, secondo gli investigatori, un cittadino albanese residente a Ponte di Piave.

Le indagini sono partite dall’arresto di una coppia nel gennaio 2020, con il sequestro di 2 chilogrammi di eroina. Con intercettazioni e analisi dei tabulati telefonici è stata ricostruita la ‘filiera’ del narcotraffico, con il coinvolgimento di altri cittadini albanesi e i numerosi corrieri, con due basi logistiche nel Veneto orientale, a Eraclea e Musile di Piave. L’organizzazione usava cellulari criptati e un sistema di messaggistica cifrato e non intercettabile, gestendo così gli ordini dei clienti e ricercando autisti.

La Procura lagunare ha disposto gli accertamenti patrimoniali mediante il sistema “Molecola”, ideato e sviluppato dallo Scico, che ha permesso di risalire a beni per un milione di euro, tra cui una società svizzera che produceva e coltivava la canapa, intestata formalmente alla moglie del ‘capo’, sette edifici e diverse automobili di pregio, tutti sequestrati.

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