Bergamo. Manca poco al debutto, attesissimo, di Lucie di Lammermoor, l’opera di Gaetano Donizetti andata in scena per la prima volta il 6 agosto 1839, al Théâtre de la Renaissance di Parigi.
Sabato 18 novembre al Teatro Sociale di Bergamo Alta andrà in scena la versione francese di uno dei titoli più famosi del compositore bergamasco. In attesa di vedere le meraviglie del cast stellare (Vito Priante, Patrick Kabongo, Julien Henric, David Astorga, Roberto Lorenzi e la giovane e talentuosa Caterina Sala), l’Orchestra Gli Originali e il coro dell’Accademia Teatro alla Scala i più curiosi e appassionati hanno potuto avere un assaggio in anteprima dello spettacolo.
In occasione dell’avvio del Donizetti Opera Festival 2023 la Fondazione Teatro Donizetti organizza i Donizetti Talk, un format intelligente, accessibile a tutti, esperti e non, pensato con un chiaro obiettivo: permettere agli spettatori di arrivare preparati a teatro e fruire dell’arte nel miglior modo possibile. Al termine, i partecipanti hanno la possibilità di vedere una parte delle prove relative allo spettacolo di cui si è parlato.
Lucie di Lammermoor è stata protagonista del primo incontro, tenuto dal direttore scientifico della fondazione Paolo Fabbri e dalla musicologa Candida Mantica, a cui si sono aggiunti Francesco Micheli, direttore artistico del Donizetti Opera Festival, Pierre Dumoussaud, direttore d’orchestra, Jacopo Spirei, regista.
Dopo il successo di Lucia di Lammermoor, diventata il modello stesso del melodramma romantico italiano, Gaetano Donizetti decide di realizzarne una versione francese per il Théâtre de la Renaissance. Il libretto di Salvadore Cammarano viene tradotto in francese e semplificato da Alphonse Royer e Gustave Vaëz, i poeti che stanno scrivendo per Donizetti e per la Renaissance L’ange de Nisida, diventata poi La favorite.
Cosa vedremo in scena? Una mera traduzione dell’originaria opera in italiano, la celebre Lucia di Lammermoor, o una storia completamente nuova? La risposta sta nel mezzo.
La trama è infatti invariata, ma con alcune differenze. La versione francese risulta infatti semplificata per soddisfare le esigenze drammatiche del teatro francese che prevedeva meno cambi di scena.
Il risultato? Un’opera più compatta e una storia più vera, dove non c’è spazio per lunghi momenti di romanticismo. Come commentato dal regista Jacopo Spirei, Lucie di Lammermoor “ha una velocità incredibile, è una rielaborazione matura dell’idea originaria. La sintesi è di una potenza estrema, molto più cruda”. Anche il personaggio femminile subisce l’influenza di queste differenze: Lucie ha un “temperamento superiore” di Lucia, è meno visionaria e molto più concreta. “Lucie è di una modernità estrema – continua Spirei -. La cosa più affascinante di lei è che non si arrende mai, ha una forza incredibile”. Lucie è una giovane donna che impara troppo presto a non idealizzare l’amore. Tutto questo emerge nella celebre cavatina che nella versione francese inizia con le parole “perché non abbiamo le ali?”. Lucie vuole volare via dal mondo in cui è costretta a vivere, dominato da uomini che non provano nessuna empatia nei suoi confronti e dall’odio che genera altro odio.
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