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Abbondio Adobati da Vall’Alta al Ticino, 4 volte deputato

Oggi Abbondio ha 83 anni, di cui non sembra avvertire il peso, considerando quello che ancora fa, sempre in movimento tra Melide e Vall’Alta. Quello che ha fatto, costruito e realizzato lo si vede ripercorso in questa intervista, nel viaggio della memoria e degli affetti

La vita di Abbondio Adobati ha due poli, qui intesi come paesi, in cui gli è riuscita e continua a riuscirgli un’operazione non facile, anzi faticosa. Che a lui, questo uomo con abbondanti scorte di energia e volontà, non è mai pesata. Nato in un paese dell’Oltreserio, a Vall’Alta – che fino a Novecento inoltrato era anche Comune autonomo, prima di essere aggregato al più popoloso Comune di Albino – è approdato a Melide. Dalla collina della operosa Valle Seriana, come molti della sua terra, ha fatto le valigie quando indossava i pantaloncini corti, direzione Ticino. Su questa stessa rotta si è messa ad un certo punto un’altra famiglia, quella dell’ex- Procuratore pubblico Antonio Perugini, lui stabilitosi ad Arbedo. Entrambi di Vall’Alta e con Vall’Alta nel cuore. Hanno imparato presto a camminare nella vita e hanno mantenuto un passo spedito nei campi che hanno attraversato.

Chi cerca Abbondio non sa mai dove può essere, una volta al “suo” santuario di Altino, un’altra nello Spazio culturale Viterbi in Provincia a Bergamo, un’altra ancora  a Como, alla festa del Santo di cui porta il nome e ovviamente a Melide dove risiede di base. Succede con chi persiste oper-attivo nell’esercizio della concretezza. Oggi Abbondio ha 83 anni, di cui non sembra avvertire il peso, considerando quello che ancora fa, sempre in movimento tra Melide e Vall’Alta. Quello che ha fatto, costruito e realizzato lo si vede ripercorso in questa intervista, nel viaggio della memoria e degli affetti.

Il Santuario di Altino luogo di appartenenza

Abbondio Adobati, paese d’origine Vall’Alta di Albino, Cantone d’approdo il Ticino. Come e quando avvenne?

Partii da Vall’Alta nel settembre del 1946 per raggiungere in Svizzera mio papà, residente a Vico Morcote. Originario di Vall’Alta ma nato in Francia, mio padre dopo il militare di leva in Italia, partì per la Svizzera. Si sposò con mia mamma Natalina nel 1937, pure lei originaria di Vall’Alta e vissero insieme in Svizzera sino alla fine del 1939. Mia mamma rientrò poi a Vall’Alta per essere vicina alla mamma di mio papà, che poi partì per la guerra. Io nacqui a Vall’Alta il 4 febbraio 1940.

Com’è la Vall’Alta dalla partenza ai tuoi ritorni, dalla civiltà contadina alla modernità?

Quando lasciai Vall’Alta da bambino, la realtà era quella tipica della civiltà contadina. Adesso non si accompagnano più tutti i sacrosanti giorni dell’anno le mucche all’abbeveratoio, ma di quello spirito di comunità solidale, semplice, consapevole dei valori della tradizione, qualcosa è rimasto. Per noi in famiglia, il ritorno a Vall’Alta significa ritrovare riferimenti con le nostre radici e con il passato.

Dire Vall’Alta significa fare riferimento al Santuario di Altino….

Certo il Santuario della Beata Vergine di Monte Altino è un punto cardinale nella spiritualità per la gente di per Vall’Alta, dell’intera regione e anche oltre. Ricchezza spirituale, ma pure luogo dove si percepisce nella sua interezza il fascino del Creato. Incastonato nella natura, ricco di un’armoniosa struttura architettonica, il complesso del Santuario offre l’opportunità di trascorrere momenti edificanti, per lo spirito e per il benessere personale. È un’oasi di silenzio, di riflessione, di interiorità, punto ideale per ripartire ricaricati “dentro”.

Tu hai mantenuto un profondo legame con il paese delle radici e collabori anche con il notiziario locale…

Un gruppo di volontari della Comunità parrocchiale di Vall’Alta pubblica il periodico “Grandangolo” che è assai più di un “bollettino” o “notiziario”. Pure io collaboro con scritti cercando di valorizzare il sostegno umano che offre la conoscenza del passato. Ricavo spunti anche dal libro pubblicato su Vall’Alta nel 1987 e che inizia col dire: “Il passato non deve essere dimenticato, deve essere capito” . Tutti i miei familiari residenti in Svizzera si sentono legati a Vall’Alta e al Santuario di Monte Altino. Sono contento che sia così. Quando le mie due figlie frequentavano l’Università a Zurigo, provavamo a ragionare sulle differenze tra la Svizzera di lingua tedesca, il Ticino, e la Bergamasca. Continuiamo a farlo cercando di trarre il meglio dal confronto tra virtù e difetti. Il mio papà e la mia mamma riposano nella tomba di famiglia nel camposanto di Vall’Alta.

Abbondio Adobati

Un giorno di scuola e subito le valigie

Dove e quali scuole hai fatto?

Nel 1946, dopo aver frequentato la Scuola di Vall’Alta per una mattina, giunto il permesso di entrare in Svizzera “per visita parenti”, partii e due giorni dopo frequentavo già la Scuola elementare di Morcote. Dovevo percorrere ogni giorno andata e ritorno, la mulattiera che collega i due villaggi. Dopo 5 anni di elementari seguii sempre a Morcote le “maggiori” quindi 5 anni di “Arti e mestieri” a Bellinzona, ottenendo il diploma di elettromeccanico. Di seguito lavorai in grandi ditte elettromeccaniche della Svizzera tedesca, assolvendo nel contempo gli obblighi militari. Erano i tempi della grande migrazione italiana in Svizzera. Ho svolto corsi di aggiornamento e di lingue.

Da Vico Morcote a Melide, come e quando?

Ci trasferimmo nel 1952, con i genitori e le mie due sorelle Brunella e Miria. Nella stalla situata al centro del nucleo storico di Melide, sistemammo le tre mucche e i due maiali. Sopra la stalla si trovava il fienile. Situazione che raccontata oggi, pare inverosimile, con immagini stile “Albero degli zoccoli”.

In sintesi, un focus sulla tua attività professionale….

Dopo qualche anno di attività professionale nella Svizzera tedesca sono tornato in Ticino lavorando per 15 anni nei settori tecnici delle telecomunicazioni che a quei tempi facevano parte dell’Azienda Postelegrafonica, di proprietà della Confederazione svizzera. Dal 1977 e per 25 anni, sono stato segretario di lingua italiana delle associazioni del personale dell’amministrazione e delle aziende della Confederazione svizzera e del Sindacato “Unione PTT”.

A Melide ti sei profuso molto, sia per il Comune che per la Parrocchia…

Sì proprio così. Ho sempre avvertito il desiderio di collaborare alla vita della comunità. A Melide ho fatto parte per 12 anni, pure presiedendolo, del “Consiglio comunale” e a lungo sono stato vice presidente del Consiglio parrocchiale. Anche mia moglie ha successivamente fatto parte per 12 anni del Consiglio comunale di Melide.

Abbondio Adobati

Quattro legislature in Parlamento

C’è stato anche un lungo percorso nella politica cantonale con il PLRT…

Sono stato in Gran Consiglio per 16 anni, avendo l’opportunità di vivere momenti molto interessanti accanto a persone di grande valore pubblico e umano. Ho fatto parte della Commissione che ha revisionato la Costituzione Cantonale e della “Commissione Scolastica”, dando il mio contributo, certo modesto, alla nascita dell’Università della Svizzera italiana e della SUPSI. Per il PLRT sono stato pure candidato al Consiglio Nazionale, equivalente della Camera dei deputati a Roma.

Non sei mai stato tentato di fare politica anche nel tuo Comune d’origine, Albino?

Ad Albino vengo ogni volta con mia moglie a votare per le elezioni comunali e regionali. Ho dei parenti che partecipano attivamente alla vita politica di Albino. Pensandoci bene nutro qualche rammarico per non averlo fatto anch’io. In Svizzera fui eletto nel “COMITES” che la legge italiana ha istituito in tutto il mondo quale organo di rappresentanza delle comunità locali degli italiani residenti all’estero.

Come hai potuto risolvere il delicato problema di conciliare la molteplicità di impegni con la famiglia?

Sia la mia attività professionale, sia la politica mi hanno tolto del tempo per la famiglia che comunque sono riuscito a mitigarne gli effetti mettendocela tutta, ma proprio tutta. In testa al racconto della mia vita ho scritto: “È stato facile? No, ma è stato bello”.

A 6 anni il primo incontro con papà

Tu hai scritto e scrivi anche molto…

Nello scrivere trovo vera soddisfazione. Mi piace esprimermi e dibattere su vari aspetti. Nella mia attività professionale lo scrivere e il tradurre furono mansioni preminenti. Ho pubblicato interventi sui quotidiani del Ticino quando erano 6 e lo faccio tuttora che ne sono rimasti due.

Se hai rammarico, guardandoti indietro, qual è?

In una vita che reputo “fortunata” e che definisco appassionata, non c’è spazio per i rammarichi.

La più gratificante soddisfazione?

Quella di aver voluto bene ai miei famigliari e a ognuno dei miei parenti. Nel 2019 ho festeggiato il 50.mo di matrimonio con Messa al Santuario di Monte Altino e successivo pranzo cui hanno partecipato tutti i miei cugini.

I ricordi sono un’infinità: dovendone scegliere uno in assoluto, quale peschi?

Quando per la prima volta, al termine della guerra – e avevo 6 anni – vidi mio padre.

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