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Bergamo chiama Europa

Il punto

Europa, le guerre, la finanziaria e il Pnrr

Viaggio tra i grandi problemi del nostro tempo

Sono giorni tristi per la nostra Europa. È evidente che stiamo andando in ordine sparso ad affrontare i grandi problemi del nostro tempo. Mentre sull’Ucraina c’è stata un’iniziale volontà comune di difendere l’aggredito dall’aggressore, sulla questione drammatica della strage del 7 ottobre in Israele e sulla conseguente tragedia di Gaza i distinguo prevalgono.

Persino i vertici dell’Unione von der Leyen, presidente della Commissione, e Michel, presidente del Consiglio Europeo, si sono espressi in modo non allineato, la prima più a favore di Israele e il secondo più attento alle vicende dei palestinesi. Entrambi, invece, avrebbero fatto bene ad usare le parole, per esempio, della figlia di Amos Oz, Fania, “Noi non siamo come Hamas”, e citando suo padre “Chi non sa distinguere tra i gradi di malvagità è destinato a diventare schiavo del male”. E ad adottare queste parole come linea guida di una fermezza civile. La comunicazione via X o con i diversi social media da un lato impoverisce il pensiero, dall’altro dimostra che la governance europea non è più adeguata.

L’esercito unico, la difesa dei confini europei, la gestione dei migranti, la difficoltà di individuare il nuovo patto di stabilità dopo l’ubriacatura espansionistica degli ultimi anni sono tutti elementi critici. Nel frattempo la classe politica nazionale, ma non solo, si diletta in discussioni infinite su piccolezze: la tassa sugli affitti brevi, un’ulteriore facilitazione per andare in pensione, e i soliti inutili e costosi emendamenti che ogni finanziaria produce per favorire piccoli e grandi gruppi di interesse, con chiara finalità elettorale. Sì, proprio grande tristezza.

Però c’è il Pnrr. In questi giorni, l’encomiabile attività di Openpolis ha liberato i dati più recenti. Gli oppositori al governo sono giustamente allarmati per il 1.015 progetti iniziali che non risultano più finanziati per circa 250 milioni. Credo che non sia troppo grave: rimangono finanziati 220 mila progetti per 174,4 miliardi di cui 120 miliardi con fondi Pnrr. In realtà, il problema è il ritardo degli investimenti che risultano essere completati solo per il 34,46%. Nessuno è informato bene sul perché. Sembra che i fondi Pnrr siano vincolanti in termini di tempi (entro il 2026) e per i criteri ambientali (“non arrecare danno significativo”).

Se queste sono le ragioni ci sarebbe di che preoccuparci. La questione richiede che amministratori e politici siano capaci a gestire questo ammontare ingente di denaro. Cioè che abbiano gestito qualcosa nella loro vita: come si diceva un tempo, almeno una casa colonica (quando c’erano) senza finestre! Ma i candidati presenti e futuri hanno questa esperienza?

Dall’Europa all’Italia, veniamo ora a Bergamo: La provincia vede progetti per 2,7 miliardi di cui 1,4 miliardi di risorse Pnrr, per 4.455 progetti. Di questi ben 1.654 sono sulla digitalizzazione, 1.481 sulla transizione ecologica, 747 su scuola, università e ricerca. Sempre secondo Openpolis, all’interno di questi, ben 398 riguardano il comune di Bergamo, per un totale di 685.3 milioni di euro di cui 441 finanziati dal Pnrr. Gran parte vanno alla cosiddetta mobilità dolce il tram T2 verso la Valle Brembana e il sistema Ebrt verso Dalmine, più stazioni ferroviarie per rispettivamente 205, 84 e 129 milioni.

Insomma, coordinare e gestire questo incredibile e storicamente mai visto numero di progetti con relativi abbondanti fondi richiede esperienza, metodo, cultura manageriale. Li avranno i candidati? Sapranno cogliere il metodo del Pnrr che ha visto anche l’introduzione di qualche riforma importante come ci ha ricordato recentemente Sabino Cassese in un intervento sull’importanza dei “vincoli esterni” per conseguire obiettivi di risultato entro un certo periodo, valutando così l’ esperienza che stiamo vivendo grazie all’Europa: “più luci che ombre”. Non ci resta che scegliere e sperare.

* Andrea Moltrasio, Industriale, già presidente di Confindustria Bergamo e del Consiglio di Sorveglianza di Ubi Banca

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