Bergamo. Una ventina di minuti, forse meno. Tanto è durato l’interrogatorio di Monia Bortolotti, la 27enne sentita martedì mattina (7 novembre) in una camera di sicurezza dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dove è stata trasferita dal carcere di via Gleno dopo l’arresto a Pedrengo. L’accusa, pesantissima, è duplice infanticidio per avere soffocato la piccola Alice di 4 mesi e, a distanza di un anno, il fratellino Mattia, 2 mesi.
La donna, assistita dall’avvocato Luca Bosisio, si è avvalsa della facoltà di non rispondere e nemmeno ha reso dichiarazioni spontanee davanti al giudice per le indagini preliminari Federica Gaudino, che dopo essersi riservata ha rigettato le richieste avanzate dalla difesa: ovvero la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare e in subordine i domiciliari a casa del padre di lei, decisione motivata dal possibile pericolo di reiterazione del reato. Presente, durante l’interrogatorio, anche il pubblico Ministero Maria Esposito (nel video, ndr), titolare del fascicolo d’inchiesta.
Monia Bortolotti, per ora, resterà piantonata in ospedale, sotto stretta osservazione, dopo che in cella ha minacciato gesti autolesionisti: sarebbe molto provata, oltre che “intontita” dai farmaci che sta assumendo. Tornerà in carcere, ma solo quando le sue condizioni lo consentiranno.
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