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Sindaco di bergamo

Saltato il tavolo regionale del centrodestra. E nel frattempo Jannone si ritira

Appuntamento rimandato per i vertici di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. Intanto, l'ex parlamentare azzurro si chiama fuori: "Siamo in grave ritardo e dobbiamo arrivare in tempi brevissimi alla sintesi di un solo nominativo"

Bergamo. Giorgio Jannone ringrazia e lascia il passo. A cosa? Alla corsa alla candidatura a sindaco della città di Bergamo. L’ex parlamentare di Forza Italia, che sui banchi di Roma ha trascorso ben quattro legislature, ha scelto di fare un passo di lato e lo ha fatto a mezzo social, lasciando alla sua pagina Facebook i suoi pensieri. In un momento in cui il centrosinistra ha trovato la sua candidata, Elena Carnevali, e il centrodestra ancora no, uno tra i quattro papabili azzurri, insieme appunto ad Alessandra Gallone, Gianfranco Ceci e Carlo Saffioti, ha scelto la via della ritirata. E le ragioni sono tutte contenute in una decina di righe che fanno riferimento non tanto alla mancanza di desiderio di tornare a fare politica attiva e fattiva o all’entusiasmo di poter sedere sulla poltrona più ambita di Palazzo Frizzoni, quanto, evidentemente, al momento di stallo che vive la coalizione.

Non si sa ancora ancora, infatti, ad oggi, se a correre contro l’ex deputata del Pd, sarà un candidato espressione di Fratelli d’Italia, come si vorrebbe o dovrebbe a fronte dei numeri nazionali del partito del coordinatore provinciale Andrea Tremaglia, o, diversamente, un nome appartenente a Lega o Forza Italia. Entrambi i partiti legati a quello col simbolo della fiamma hanno infatti dato conto di avere delle figure spendibili, anche il Carroccio che, nonostante la disponibilità di Alberto Ribolla e di Stefano Rovetta, non ha però mai fatto mistero di guardare altrove, con in testa il pallino della presidenza della Provincia e di tre dei Comuni sopra i 15mila abitanti, Dalmine, Albino e Seriate.

Il nodo da sciogliere, dunque, quello sul nome, resta ancora, con una coalizione in stallo. E a sbrogliare la matassa ci dovrebbe pensare il tavolo regionale che tutti stanno aspettando, e che questa settimana è saltato, nel quale moltissimo farà “spartizione” dei capoluoghi pronti ad andare al voto il prossimo anno. Bergamo insieme a Pavia e a Cremona, queste dovrebbero essere le città in capo alle strategie politiche dei vertici, e finché non si sarà fatta chiarezza su questo tema, non si riuscirà a trovare una quadra. Scelte decisive che sembrano aver trovato un empasse sulla città di Pavia, ambita sia da Fratelli d’Italia che dalla Lega. Il che, insieme a tutte le altre dinamiche, lasciano sospesa la lista dei due nomi civici che Tremaglia ha consegnato, come lui stesso ha raccontato, a chi di dovere.

Un panorama ingarbugliato, con una città che, a sette mesi dalla data del 9 giugno, non conosce ancora il nome del papabile di centrodestra. Con il rischio e la sensazione, come raccontano in molti tra i militanti dei tre partiti in questione, di “perdere tempo” prezioso rispetto alla campagna elettorale. Con il centrosinistra che non solo si sta già spendendo sul territorio, ma sta costruendo percorsi e alleanze utili al voto.

Passa anche da qui, così, la scelta di Jannone di abbandonare la sfida più importante, anche se la sua disponibilità ad essere parte della partita resta: “Già l’11 settembre scorso nella Sala Galmozzi del Comune, avevo comunicato, nel corso di una affollata riunione di Forza Italia, innanzi a tutti i vertici e a un centinaio di militanti del partito, la mia decisione di non candidarmi a sindaco della Città di Bergamo. Da allora, pur avendo ribadito in decine di occasioni a tutti i giornalisti che mi hanno interpellato la mia indisponibilità, il mio nome ha continuato ad essere menzionato tra i papabili. Anche perché mi è stato chiesto di rimanere funzionalmente nel novero, per la visibilità dovuta al lavoro svolto nelle 4 legislature in cui sono stato eletto alla Camera dei Deputati e alle mie esperienze imprenditoriali.

Considero un grandissimo onore il fatto che mi sia stata offerta la possibilità di essere il primo cittadino della mia amata città e sono davvero lusingato da tutti coloro, amici e persone sconosciute che ho incontrato, che mi spingono a candidarmi. Mi fa davvero piacere, e allorché gli apprezzamenti sono venuti dai più semplici, alla presenza di coloro che amo e di mia figlia, mi sono commosso fino alle lacrime per le belle parole. Ancor più perché sono consapevole di non essere stato nel corso mia vita una persona pacata o intimorita dal potere costituito. Ho combattuto orgogliosamente le mie battaglie affinché emergessero talune verità, spesso solo contro tanti, se non tutti. Ma ora è necessario lasciare il passo a chi ha la volontà, più convinta della mia, di dedicarsi al ruolo di sindaco, a coloro che potranno e dovranno farlo a tempo pieno. Come peraltro, meritoriamente, dimostrato dal sindaco uscente.

Sarà quindi il momento di Alessandra, di Carlo o di Gianfranco (in rigoroso ordine alfabetico) ed io sarò lì, per quanto è in mio potere, a sostenere con tutta la mia forza i nostri uomini e i nostri programmi e quelli di tutti i nostri candidati. In questi mesi è stato bellissimo lavorare ai tavoli tecnici attorniato da militanti e giovani davvero entusiasti, da cui ho imparato moltissimo. In un’atmosfera che mi ha ricordato il 1994. Ma ora siamo in grave ritardo e dobbiamo arrivare in tempi brevissimi alla sintesi di un solo nominativo, un solo frontman! Come ho detto a Sergio Gandi, ci sono contesti in cui è necessario assumere decisioni riguardo al proprio futuro, con il rischio di perdere “treni” che non passeranno mai più. Lasciando prevalere legittime motivazioni professionali o individuali, trascurando le ambizioni personali, non senza riconoscere le migliori doti dei tuoi amici. Questo è il momento del mio sofferto passo indietro. Ed ora vinca il migliore”.

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