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L'intervento

Israele, Palestina, guerra, atti terroristici… La storia non cambia

Poco importa il massacro di ebrei, poco importa che Hamas obblighi i residenti della striscia di Gaza a ritornare nelle case che Israele avvisa saranno bombardate (perché usate per azioni terroristiche o lancio di razzi) per avere martiri da sbandierare alla opinione pubblica mondiale, poco importa che ci siano bambini, vecchi e malati ostaggi di Hamas (ogni ostaggio vale un appartamento e 10.000 dollari per chi li ha catturati)

Dopo quasi tre settimane dal massacro, stupro, decapitazione e rogo di 1400 israeliani nei vari settlement attorno alla striscia di Gaza, il mondo è finalmente tornato normale: gli Israeliani sono i cattivi e i Palestinesi (di Hamas) i buoni.

Poco importa il massacro di ebrei, poco importa che Hamas obblighi i residenti della striscia di Gaza a ritornare nelle case che Israele avvisa saranno bombardate (perché usate per azioni terroristiche o lancio di razzi) per avere martiri da sbandierare alla opinione pubblica mondiale, poco importa che ci siano bambini, vecchi e malati ostaggi di Hamas (ogni ostaggio vale un appartamento e 10.000 dollari per chi li ha catturati).

La storia per questi sostenitori della causa palestinese si ferma al 1948.

Conviene certo, perché ricordare che Israele è l’unico posto al mondo dove un ebreo si sente (o si sentiva) al sicuro?
Persino in questi giorni si legge di dimostrazioni in tanti paesi che invitano a uccidere, eliminare e sterminare gli ebrei nel mondo e in casa loro. Conosco decine di ebrei israeliani che hanno perso famigliari nei lager nazisti. Sono scappati in Israele dopo la guerra, osteggiati e silurati sulle navi (dagli Inglesi), quasi sempre solo con una valigia che era tutto quanto avevano, sbarcando in una terra che era sabbia e dolore.

Ma era l’unica terra che potevano avere, l’unica terra che permette loro ancora oggi di sentirsi a casa. Quando iniziai a visitare Israele, nel 1999, la mattina presto sulla spiaggia c’erano ancora vecchietti che facevano ginnastica e sul braccio avevano il numero tatuato dai nazisti nei lager. Se non ci si ferma al 1948 e si abbraccia la storia ebrea (anche solo dalla nascita del cristianesimo), questa è fatta solo di stragi, pogrom, diaspore. Mai una volta un ebreo nel mondo ha avuto la possibilità di resistere, di ribellarsi, (tranne per un alito di tempo nel ghetto di Varsavia contro i nazisti). Ma soprattutto, mai gli ebrei nel mondo hanno innescato una guerra, una ribellione, una protesta. Sempre succubi, sempre impotenti, sempre alla mercé degli altri (specie cristiani, perché fino alla fine dell’Ottocento arabi ed ebrei convivevano pacificamente).
Oggi la terra d’Israele rappresenta la speranza, l’unica possibilità di sopravvivenza di un popolo che per due millenni è stato massacrato ingiustamente. Ci si stupisce che si aggrappino con i denti alla loro terra? Terra loro non solo perché c’è una dichiarazione dell’ONU (come sempre assurda nel suo sviluppo, dando adito alla situazione che viviamo oggi) ma perché è da lì che vengono, da sempre.

Facile fermarsi al 1948.
Dimenticando anche che nella dichiarazione di indipendenza di Ben Gurion non si diceva di cacciare i Palestinesi. Ma attaccati da tanti paesi arabi e dall’interno, gli Israeliani hanno reagito, vinto e cacciato chi li combatteva. La gente non sa, o finge di non sapere, che nella guerra del 1948 gli Egiziani arrivarono a Palmachim, un kibbutz a 4 km da Tel Aviv. Quasi a mani nude resistettero e li ricacciarono, e così nacque Israele.

È questo che dà fastidio. Un popolo vinto, quasi completamente eliminato nei lager, senza un soldo che arriva in un deserto, (Tel Aviv significa Dune di sabbia di Primavera), che non solo trasforma il deserto in un giardino fiorito, ma diventa la seconda nazione al mondo per la tecnologia e uno degli eserciti più potenti al mondo. Ed è una grande, forse troppo, democrazia, nel mezzo di un Medio Oriente fatto di dittature, monarchie e sultanati. Infastidisce che oggi nel mondo ci siano meno di 20 milioni di Ebrei eppure hanno il maggior numero di premi Nobel pro-capite, gestiscono capitali mondiali, dettano legge nelle tecnologie più avanzate. L’Europa si vanta di essere dalla parte dei deboli. Ci sono 2 miliardi di mussulmani e 20 milioni di Ebrei. Non è essere dalla parte dei più deboli, è avere paura del numero dei più numerosi. L’ipocrisia è una costante del mondo occidentale e molto italiana.

Negli ultimi 60 anni in Italia la stampa e la comunicazione è stata per lo più in mano alla sinistra, in molti casi anche a direttori ebrei di sinistra.
Ricordo ancora, quando ero giovane, i reportage da Gerusalemme di Pietro Longo, inviato della RAI. Qualsiasi collegamento, fosse per raccontare del Natale a Betlemme, iniziava con le immagini di carri armati israeliani che sparavano. Questa è come siamo cresciuti in Italia fino a pochi anni fa, tutti pro palestinesi perché è Radical Chic esserlo, in fondo gli ebrei non han bisogno di essere difesi, hanno un esercito troppo forte e hanno emarginato i Palestinesi…Chiaramente quasi nessuno di chi protesta a favore dei Palestinesi è mai stato in Israele o a Gaza, ma questo non importa, non serve sapere, basta essere contro Israele.

Facile fermarsi al 1948.
Andare indietro significherebbe riconoscere il diritto degli ebrei ad avere una terra, ad esistere. Basta guardare oggi le folle nei vari paesi europei inneggiare ad Hamas. Foste voi un ebreo europeo, vi sentireste sicuri? Non avete nulla a che fare con Israele e le sue guerre, ma solo per il fatto di essere ebreo vi insultano (se va bene), imbrattano i muri delle vostre case, vandalizzano i vostri cimiteri e purtroppo a volte vi assalgono per uccidervi. Se non aveste un paese dove sapete che, nel peggiore dei casi, potreste emigrare ed essere a casa, aspettereste il nuovo olocausto? Vivreste tranquilli?

Certo che l’esercito israeliano è potente, spesso cinico, a volte crudele. Dopo duemila anni ha la responsabilità di garantire l’esistenza dell’unico posto dove gli ebrei possono vivere in pace, e dico pace perché per esempio, l’abbandono di Gaza era un esperimento per vedere se lasciata a se stessa la striscia potesse diventare la nuova Hong Kong, la nuova Singapore del Medio Oriente. Chi oggi inneggia ad Hamas dimentica che questi terroristi hanno preso Gaza con la forza delle armi. E dei Palestinesi ad Hamas non interessa nulla, se non per i propri fini propagandistici. Gestiscono i soldi (tanti) che arrivano dall’estero e non li usano certo per far diventare la striscia di Gaza la novella Singapore…

Il massacro del 7 Ottobre, a parte le implicazioni immediate (guerra, morti da entrambi le parti, coinvolgimento dei proxy dell’Iran) avrà un effetto drammatico sul futuro della pace in quell’area del mondo. Israele non sarà più un paese pacifico nel mezzo di tirannie medio-orientali. Gli Israeliani hanno perso il senso della Pace, della vita serena e tranquilla. Sono tornati al 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, dove non si potevano fidare più di nessuno. Immaginate se a quel tempo, dopo l’Olocausto, avessero potuto pensare di convivere con i nazisti?

Per i prossimi 50 anni il paese si sentirà sempre in guerra e i cannoni e i carri armati saranno sempre pronti a sparare a rispondere ai terroristi e a tutte le minacce contro il paese, contro Eretz Israel, la terra promessa. Saranno ancora più determinati, cinici e letali contro i loro nemici. E questo li isolerà ancora di più. Ma hanno dimostrato che isolati o meno hanno le capacità di sopravvivere, crescere, diventare leader mondiali. Questo darà ancora più fastidio ai suoi deterrenti…

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