Bergamo. Uno studio della Cgil che analizza il peso delle spese sanitarie sui bilanci delle famiglie bergamasche.
Elaborando i dati emersi dalle pratiche elaborati dai Caaf del territorio, la Cgil ha valutato il rilievo dei costi delle visite e degli esami sugli stipendi e sui risparmi dei nuclei famigliari nella provincia di Bergamo: in totale sono 38.356 i contribuenti che, nel presentare la dichiarazione dei redditi 2022, hanno portato in detrazione spese per prestazioni specialistiche e pagamento di ticket sanitari – escluse dunque le spese per l’acquisto di farmaci o dispositivi medici.
Un importo complessivo che sfiora i 38 milioni di euro, con una media di 973 euro a dichiarazione.
“Un importo che ovviamente non può essere ricondotto al solo pagamento dei ticket, tanto più che nella nostra provincia le persone con almeno un’esenzione sono circa 500 mila – ricorda Marco Toscano, segretario generale della Cgil di Bergamo -. La cifra comprende anche la spesa per il ricorso a visite ed esami attraverso il canale privato. Il rimborso medio è di circa 160 euro: resta quindi a gravare sulle tasche delle persone una spesa di poco superiore a 800 euro”.
I dati dei Caaf provinciali riportano che il 72% delle dichiarazioni presentate appartengono alle fasce di reddito fino a 28mila euro: ciò significa che le spese sanitarie in questione gravano, nella maggioranza dei casi, su redditi tutt’altro che elevati.
“I dati evidenziano le due emergenze che devono essere seriamente affrontate, ma che questo governo sembra invece scansare – prosegue Toscano -. Nella sanità è necessario investire su quella pubblica con un piano di nuove assunzioni e con il rafforzamento della medicina territoriale, in modo da accorciare le liste d’attesa per visite specialistiche ed esami: solo così si ridurrà il fenomeno dell’out of pocket, ovvero il mettere mano alle proprie tasche ricorrendo al canale privato a pagamento”.
In realtà, il finanziamento alla sanità pubblica è destinato a diminuire nei prossimi anni, passando dal 6,7% del 2023 al 6,2% del 2026: la media europea si attesta intorno al 7,1%.
“La seconda emergenza è quella salariale: il rapporto Inps 2023 ha evidenziato come l’inflazione cumulata nel periodo 2018-2022 ha colpito maggiormente i redditi medi e bassi – continua il segretario Toscano -. Punto centrale per affrontare la questione resta la contrattazione ed è necessario accelerare il rinnovo dei contratti scaduti da tempo. A questo si affianca la proposta sul salario minimo, ma anche su questo fronte il governo ha deciso di aggirare la questione: l’attuale maggioranza si limita a rimandare la questione il più possibile, senza volerla veramente affrontare”.
Toscano conclude la sua riflessione con un’ultima considerazione: “Tra i diversi canali attraverso cui viene finanziato il Servizio Sanitario Nazionale c’è l’Iva: secondo i dati del Mef sull’evasione fiscale, l’Iva non versata è stimabile in 22,9 miliardi di euro, poco meno del 20% del potenziale introito totale. Il governo non dovrebbe allora pensare a una seria lotta all’evasione fiscale?”.
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