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In un anno e mezzo

Il Pnrr spinge le opere pubbliche a Bergamo: appalti per 1,3 miliardi, il 58% a imprese bergamasche

La ricerca Cresme in occasione dei 75 anni di Ance: le misure del governo hanno dato una forte accelerata, con incrementi dei lavori messi in gara di oltre il 200%

Bergamo. Pnrr e Piano Lombardia hanno dato una forte accelerazione ai lavori pubblici, con opere messe in gara per 1,3 miliardi tra il 2022 e il primo semestre 2023, ma la frenata nel bimestre estivo e, soprattutto, la scadenza di tali misure e il depotenziamento dei bonus edilizi non fanno dormire sonni tranquilli alle imprese bergamasche del settore.

Rimangono i dati e il momento presente positivo, ben evidenziati dall’analisi del mercato delle opere pubbliche per le imprese di costruzioni in provincia di Bergamo dal 2015 ai primi sei mesi del 2023 condotta dal Cresme (Centro Ricerche Economiche Sociologiche e di Mercato nell’Edilizia) con il contributo della Camera di Commercio, commissionata da Ance Bergamo in occasione della ricorrenza dei 75 anni dell’associazione.

La ricerca ha messo in luce un incremento del 228% dei lavori messi in gara nel 2022 rispetto al 2021, al quale si aggiunge un aumento del 209% nel primo semestre 2023 sullo stesso periodo dello scorso anno. Poi il quasi fisiologico rallentamento estivo, influenzato però anche dall’entrata in vigore del nuovo codice dei contratti: 35 bandi per 25,6 milioni contro valori medi di circa 100 bandi e 150 milioni di importo nei tre bimestri precedenti.

L’impatto maggiore, come detto, è stato determinato dalle risorse del Pnrr: in 18 mesi (2022 e primo semestre 2023) i bandi per l’affidamento di interesse del territorio bergamasco mandati in gara sono stati 177, per 777 milioni di euro, orientati soprattutto alle missioni “Istruzione e ricerca” (93 milioni), “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” (281 milioni, rientrano il raddoppio Ponte-Montello e il collegamento aeroportuale), “Rivoluzione verde e transizione ecologica” (317 milioni, tra cui Teb 2 ed eBRT).

“Sono opere che avevamo presentato cinque anni fa, per i 70 anni di Ance, e oggi siamo quindi felici di vederle avviate – ha sottolineato la presidente Vanessa Pesenti – Il settore in provincia sta facendo segnare numeri positivi, con le imprese bergamasche che si sono aggiudicate il 58% dei bandi. Aggiungiamo che è stata raggiunta una massa salari a 100 milioni, come non succedeva dal 2013, un incremento dei lavoratori attivi, oggi diecimila, e delle imprese attive, 1.150. Una crescita sicuramente importante, che però dobbiamo riuscire a confermare anche dopo il Pnrr. Abbiamo già riscontrato dei segnali di rallentamento nel periodo estivo, con riduzione anche dei lavori legati ai bonus fiscali in edilizia. Sappiamo che anche per l’anno prossimo i numeri saranno positivi, ma le imprese sono preoccupate per la prospettiva a lungo termine: cosa succederà dopo?”.

Dalla ricerca Crisme sono emerse anche nuove tendenze: la prima, che si osservava in realtà già da qualche mese, riguarda la riduzione del numero medio di partecipanti alle gare (passate da 32 di media nel 2016 ai 5,5 nel primo semestre 2023); la seconda è invece una riduzione netta dei ribassi, passati da punte vicine al 30% nel 2016 a una media del 9,3% odierna, che fa da contraltare a prezzi spesso non allineati ai prezzari di riferimento.

Come citato dalla presidente Pesenti, nell’ultimo anno e mezzo le imprese bergamasche si sono aggiudicate il 58% delle gare territoriali (228), pari al 42% degli importi totali (284 milioni di euro): si tratta per la maggior parte di gare di minore dimensione (media di 1,2 milioni), mentre chi proviene da fuori punta e si aggiudica interventi di grandi dimensioni.

Nel primo semestre di quest’anno il mercato per il 90,5% è stato rappresentato da appalti tradizionali (di sola esecuzione e integrati), mentre le semplificazioni disposte a livello legislativo hanno fatto aumentare l’incidenza delle procedure negoziate per l’affidamento dei lavori: si passa dai 244 mila euro di importo medio per i bandi nel quinquennio 2015-2019 agli oltre 640mila euro di inizio 2023.

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