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Humanitas a Bergamo

L'approfondimento

La balbuzie, un disturbo del linguaggio che si può superare

La dottoressa Siervo: "La balbuzie deriva da una difficoltà di respirazione collegata a uno stato di ansia: la persona che soffre di balbuzie fa fatica a respirare in maniera adeguata; quindi va in apnea, occlude le corde vocali e non riesce a far uscire il suono in modo fluente"

Il 22 ottobre scorso è stata la Giornata Internazionale della Consapevolezza sulla Balbuzie, un appuntamento per sensibilizzare le persone su questo disturbo del linguaggio che riguarda moltissime persone in tutto il mondo e che vive ancora di pregiudizi e falsi miti.

Oltre ad avere difficoltà nel parlare in modo fluente, chi soffre di balbuzie associa ripercussioni psicologiche che possono contribuire a rendere più difficoltoso il vivere.

“La balbuzie deriva da una difficoltà di respirazione collegata a uno stato di ansia: la persona che soffre di balbuzie fa fatica a respirare in maniera adeguata; quindi va in apnea, occlude le corde vocali e non riesce a far uscire il suono in modo fluente – spiega Dora Siervo, psicoterapeuta specialista della cura della balbuzie in Humanitas Medical Care Bergamo -. Una condizione capace di generare un ulteriore aumento dell’ansia; la persona si rende conto della difficoltà in cui si trova e prova un disagio emotivo e psicologico che diviene ancor più marcato in situazioni contraddistinte da estesa socialità, come quelle proprie dell’ambito scolastico, lavorativo, sportivo…”.

Sulla balbuzie è importante intervenire fin da piccoli. “È una condizione che può avere numerose conseguenze psicologiche sul bambino, e quindi poi sull’adulto che ne è vittima. Un bambino di 9 anni che in ambito scolastico è disfluente, se deve parlare o leggere in pubblico è portato a pensare ‘Devo leggere bene, altrimenti i miei compagni mi correggono e a me questo dà fastidio’. Una condizione che può generare pensieri ossessivi, ricorrenti. La grande concentrazione prestata per non sbagliare, inoltre, può generare stanchezza nel bambino, tanto da renderlo più disattento o all’apparenza, svagato” precisa la dottoressa Siervo.

Le difficoltà nel parlare fluidamente nascono quando si è in presenza di altre persone. Quando infatti si parla da soli la balbuzie sparisce. “Per questo si tende anche a relazionarsi con gli altri con lo scritto: un comportamento, per quanto possibile, da evitare perché si tratta di una scelta destinata a peggiorare la situazione” aggiunge Dora Siervo.

Una problematica complessa quindi, che richiede attenzione da parte dei genitori sin dai primi anni di età.  “Per diagnosticare la balbuzie è necessario aspettare almeno i 6 anni di vita. Ma tra i 3 e i 6 anni, nel caso vi sia un sospetto, può essere utile sottoporre il bambino a visite otorinolaringoiatriche attraverso cui valutare se è in atto un’evoluzione o un’involuzione della problematica. Utile è anche la visita fatta dal pediatra, che conosce il bambino fin dalla nascita, e da uno specialista psicoterapeuta che sappia valutare l’evoluzione e dare indicazioni sulle modalità di respirazione da adottare attraverso insegnamenti impostati sul gioco. Con l’attività ludica è infatti possibile insegnare ai più piccoli tecniche e trucchi per respirare in modo corretto e rilassato, condizione necessaria per evitare gli stati di ansia che sono alla base della balbuzie”.

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