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Montello

Omicidio al semaforo, l’imputato: “Non volevo fargli male, non l’ho urtato con intenzione”

Vittorio Belotti ricostruisce i minuti che lo hanno visto speronare la moto di Walter Monguzzi: il motociclista è caduto ed è stato investito da una Bmw che sopraggiungeva sulla carreggiata opposta

Montello. “Io non volevo fargli del male. Lui ha alzato la gamba per colpire la portiera della mia macchina, si è sbilanciato e a quel punto c’è stato il contatto. Ho visto che cadeva ma ho avuto paura e me ne sono andato”.

Vittorio Belotti, dal banco degli imputati nel processo che lo vede accusato dell’omicidio di Walter Monguzzi, ricostruisce quanto accaduto il 30 ottobre 2022, giorno in cui la vita del motociclista 55enne si è interrotta sull’asfalto di via Papa Giovanni, a Montello.

“Quella mattina mi sono alzato presto e verso le 6 sono uscito per andare a caccia con un amico. Sono rientrato a casa intorno alle 11, ho preparato della carne alla griglia che ho mangiato insieme a mia moglie e verso le 12.30 sono uscito di nuovo – spiega il magazziniere -. Dovevo incontrarmi con l’amico, mio fratello e un’altra persona per andare nuovamente a caccia ed ero in ritardo. Così ho imboccato la rotatoria poco distante dalla mia abitazione in modo un po’ brusco, senza guardare se dall’altra parte sopraggiungesse qualcuno”.

Belotti si ferma al semaforo di via Papa Giovanni: “Ho notato che dietro di me si era fermata una Vespa e che il conducente stava urlando qualcosa nella mia direzione, ma non ho capito cosa dicesse. Poi è arrivata un’altra motocicletta, il conducente mi ha picchiato nel vetro e mi ha fatto segno di abbassare il finestrino. Io l’ho abbassato di poco perché avevo paura. Lui gridava e gesticolava, io ho alzato la mano per chiedere scusa perché pensavo si fosse arrabbiato per la mancata precedenza alla rotatoria. Nemmeno oggi so dire perché urlasse”.

Una volta scattato il verde “ci siamo mandati a quel paese. Dopo qualche metro il motociclista ha fatto una brusca partenza e mi si è affiancato, mi ha dato un calcio alla portiera, così ho sterzato per evitarlo. Poi mi ha dato un secondo calcio, poi un terzo nel quale ha alzato la gamba e si è sbilanciato. Io ero vicino alla moto e l’ho urtato. Con la coda dell’occhio ho visto che stava candendo, ma non mi sono fermato perché ero spaventato, pensavo che i motociclisti fossero in gruppo anche perché ho visto che una terza moto mi stava seguendo e il passeggero mi filmava. Così, invece di andare a casa del mio amico, ho cambiato direzione. Ho chiamato mio fratello dicendo che ci saremmo trovati direttamente sul luogo stabilito per la caccia perché era successo un casino che gli avrei spiegato di persona”.

Il pubblico ministero contesta: “Nelle intercettazioni ambientali lei ha detto ad un altro detenuto che era scappato perché voleva liberarsi di una bottiglia di birra e di sostanza stupefacente che aveva sul sedile”.

Belotti, che quel giorno è risultato positivo alla cocaina, si difende: “L’ho detto, sì, ma non era vero. In carcere sono stato preso di mira, mi deridevano. Avevo paura che mi picchiassero, così ho cambiato versione”.

Il magazziniere dichiara di far uso sporadico di sostanze e che l’aveva consumata il giorno prima del fatto, offertagli da un amico.

Il pm chiede se, quel 30 ottobre, si era accorto che nella corsia opposta stava arrivando la Bmw. “Non me ne sono reso conto, davanti a me la Vespa rallentava e stavo tenendo d’occhio lo specchietto retrovisore”.

L’accusa contesta anche questa affermazione: “Lei in un’intercettazione ha detto a un detenuto: “Per me l’ha ammazzato quello che gli è passato sopra con la Bmw” e in un’altra ha detto: “Non poteva evitarlo perché se l’è trovato davanti”.

L’avvocato Andrea Pezzotta, difensore di Belotti, ricorda che il giorno delle intercettazioni, che risalgono al 13 novembre, c’era già stato l’interrogatorio di garanzia e che quei particolari erano stati riferiti all’imputato dal giudice delle indagini preliminari in quella sede.

Per quanto riguarda i calci che la vittima avrebbe sferrato sulla portiera della Panda e che non trovano elementi di riscontro nelle consulenze degli esperti, Belotti dichiara di non ricordare.

“Lei nega di aver volontariamente colpito la moto?”, chiede il pubblico ministero. “Sì”, risponde convinto l’imputato.

Durante l’udienza di lunedì 16 ottobre sono stati sentiti anche la figlia e il fratello della vittima, un amico e l’ex fidanzato della figlia: tutti hanno ricordato come sono venuti a conoscenza di quanto accaduto quel giorno. E tutti hanno posto l’accento su quanto Monguzzi fosse un motociclista esperto e attento alla sicurezza.

Sul banco dei testimoni anche due amici dell’imputato: “Non era un tipo aggressivo e violento. È sempre stata una persona tranquilla”.

La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 13 novembre.

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