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Montello

Omicidio al semaforo, i consulenti: “La Bmw che investì Monguzzi procedeva oltre i limiti”

Il conducente non avrebbe potuto evitare l'impatto con il motociclista speronato da Vittorio Belotti nemmeno se avesse rispettato i 50 chilometri all'ora

Montello. Su un punto i consulenti di accusa, difesa e parte civile sono tutti d’accordo: la Bmw che il 30 ottobre 2022 travolse Walter Monguzzi caduto dalla sua motocicletta dopo essere stato urtato – secondo l’accusa volontariamente – da Vittorio Belotti, stava violando il limite di velocità dei 50 chilometri all’ora.

Ma proprio su questo fatto, nel corso del processo a carico 50enne magazziniere metalmeccanico accusato di omicidio volontario con dolo alternativo, le opinioni degli esperti divergono. Perché l’accusa punta a dimostrare che, anche se la Bmw avesse rispettato i limiti, l’investimento sarebbe avvenuto comunque. La difesa concorda ma avanza dubbi sull’esito finale del tragico incidente: forse Monguzzi sarebbe rimasto solamente ferito, magari non sarebbe morto.

Durante l’udienza di lunedì 16 ottobre i tre consulenti si sono alternati sul banco dei testimoni.

Paolo Panzeri è stato incaricato dal pubblico ministero Letizia Aloisio di determinare la dinamica dell’incidente. Attraverso le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti lungo la via Papa Giovanni a Montello, dov’è avvenuto il fatto, i segni presenti sui mezzi coinvolti, le strisciate sull’asfalto, la posizione del corpo del centauro e quella della moto, il consulente ha determinato le sue conclusioni.

In aula ha mostrato alla Corte d’assise una ricostruzione grafica ottenuta tenendo conto di tutti gli elementi raccolti. Secondo Panzeri la collisione è avvenuta tra il paraurti sinistro della Panda di Belotti e i tubi di protezione dello scappamento della moto di Monguzzi ad una velocità di circa 44 chilometri all’ora, dato che i due mezzi erano da poco ripartiti dopo essersi fermati al semaforo rosso. Tra il primo urto e l’investimento, in base ai calcoli del consulente, sarebbero trascorsi 1,1 secondi: “Questo significa che il conducente della Bmw ha avuto un secondo per reagire, dopo essersi trovato davanti il corpo del motociclista – ha dichiarato -. In pratica si è reso conto di ciò che stava succedendo ed ha provato a schivare l’ostacolo, ma mancava il tempo per evitare l’investimento”.

Il consulente determina la distanza tra la Bmw e il punto in cui è avvenuta la collisione tra la Panda e la moto in 22 metri e che, in base ai suoi calcoli, la Bmw procedeva a 74 chilometri orari su un tratto di strada che prevedeva il limite dei 50 chilometri orari. Ma, sempre secondo la ricostruzione del consulente, anche se il conducente della Bmw avesse rispettato il limite, non sarebbe riuscito ad evitare l’impatto.  Ce l’avrebbe fatta con una velocità di 40 chilometri orari.

Andrea Camera, consulente di parte civile, concorda con il collega. I suoi calcoli si discostano di pochissimo da quelli di Panzeri. “Chi guidava la Bmw prima ha sterzato, poi ha frenato. Non poteva fare altro e anche se fosse andato a 50 chilometri all’ora avrebbe comunque investito Monguzzi”.

Anche Luigi Fiumana, esperto nominato dalla difesa, è d’accordo con i colleghi. Ma il punto fondamentale, secondo gli avvocati di Belotti, è un altro: il conducente della Bmw avrebbe percorso 120 metri, quelli che secondo i loro calcoli separano l’auto dal punto di impatto tra la Panda e la moto, a 83 chilometri orari. Se fosse andato ad una velocità inferiore avrebbe comunque investito Monguzzi, ma probabilmente l’impatto non avrebbe avuto lo stesso, drammatico, esito.

I tre periti di parte sono stati interpellati anche rispetto alla presenza di segni o ammaccature sulle portiere della Panda, dato che Belotti e alcuni testimoni hanno riferito che, al momento dell’alterco al semaforo, Monguzzi avrebbe preso a calci l’auto del 50enne.

Né Panzeri, né Camera, né Fiumana hanno riscontrato avvallamenti sulla portiera dell’auto dell’imputato.

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