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La testimonianza

Rami Hindi, il palestinese proprietario di “Al Sultan”: “A Gaza chi sta pagando la guerra sono i bambini”

Secondo il ristoratore, l’unica speranza passa attraverso la concreta costruzione di due Stati, che possano veramente vivere in pace: “Ma costruire un dialogo è difficilissimo: ogni nazione del mondo ha un confine, tranne proprio Israele”

Bergamo. Una settimana di conflitto che sembra già mesi, soprattutto per chi vive sulla propria pelle l’insensatezza della guerra a Gaza. A pochi giorni dal suo tragico ritorno sulle prime pagine di tutto il mondo, la questione palestinese torna a dividere.

E mentre l’Europa della politica ha scelto senza indugi da quale parte stare, ribadendo pieno appoggio a Israele, l’opinione pubblica pare avere meno certezze, e si alza forte il grido di chi – pur condannando le violenze di Hamas – evidenzia le sofferenze di un popolo, quello della Palestina, a sua volta minacciato dal 1948. Chi conosce bene le dinamiche di un conflitto che si trascina da tanto, troppo tempo è Rami Hindi, uno dei pochi cittadini palestinesi (sono circa una ventina) residenti in provincia di Bergamo e molto conosciuto in città per la sua attività di ristoratore: da 18 anni è titolare di “Al Sultan”, il piccolo ma frequentatissimo locale che ha portato in città la cucina mediorientale, dando tra l’altro un impulso fondamentale alla rinascita commerciale di piazza Pontida.

Rami è nato a Dablos, vicino a Betlemme, e si è trasferito qui all’inizio del nuovo millennio con la sua famiglia alla ricerca di un’opportunità. Interpellato sulla questione palestinese, dopo un primo momento di diffidenza decide di aprirsi, raccontando le angosce del suo popolo, in questi giorni alle prese con la reazione militare israeliana agli attacchi di Hamas della scorsa settimana: “La realtà è che nella striscia di Gaza, oggi, non si può più vivere. L’Europa sta aiutando Israele, ma a Gaza chi sta pagando la guerra sulla propria pelle sono i bambini. Siamo sotto occupazione da 75 anni, chiediamo solo libertà”.

Tanti parenti di Rami sono bloccati nella striscia, con il terrore di nuovi attacchi ogni giorno. “La situazione è molto difficile, e c’è tanta paura. Nei giorni scorsi ho sentito al telefono un amico che vive lì: lui e la sua famiglia, così come migliaia di altri palestinesi, sono stati invitati a lasciare le loro case, ma non sanno dove andare. E’ insostenibile”. Secondo il ristoratore bergamasco, l’unica speranza passa attraverso la concreta costruzione di due Stati, che possano veramente vivere in pace: “Ma costruire un dialogo è difficilissimo: ogni nazione del mondo ha un confine, tranne proprio Israele”.

sultan
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