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Bergamo

Pgt, il Comune riscrive la funzione del commercio in città con un nuovo concetto di logistica

Primi in Italia per la volontà di ridisegnare gli spazi della logistica definita "ultimo miglio" con il vincolo di edifici di 250 metri quadri e di 10mila per quella commerciale, a tutela del consumo di suolo e della mobilità nel centro urbano

Bergamo. Con il nuovo Pgt il Comune di Bergamo riscrive la funzione del commercio con un nuovo concetto di logistica. Quella, in particolare, riferita all’ultimo miglio e quella con una funzione di carattere prettamente commerciale che imporranno due nuove regole, il rispetto dei 250 metri quadri e 10mila metri quadri, volte a garantire un indirizzo politico capace di avvicinare il tema del commercio anche a quelli della mobilità e del consumo di suolo. Strategie combinate dunque che mirano a ridisegnare la città anche nei termini dei servizi dediti alla vendita ma non dimenticando la visione complessiva che si vuole dare al centro urbano. Il che equivale a dire che la volontà dell’amministrazione, per la Bergamo del futuro, è quella di rimanere al passo con i tempi, garantendo accessibilità e risposte ai suoi cittadini, all’interno di confini ben precisi.

La fotografia che ne esce è quella di una Bergamo, secondo l’analisi fatta a priori rispetto alla stesura del documento, con un tessuto commerciale vivo, con un grande ricambio. Non c’è un’inerzia, piuttosto un sistema dinamico che garantisce alla città la connotazione di attrattiva. 

E per riscrivere le regole del commercio nel nuovo piano regolatore del territorio, l’amministrazione ha scelto, com’è stato nel caso della “Città educante”, di avvalersi dell’aiuto dei docenti del Politecnico di Milano, precisamente nelle figure del professor Luca Tamini e Giorgio Limonta, chiamati a mappare la città per trarne un’analisi e consentire poi di dare forma e contenuto al testo.

L’analisi è stata fatta “a campione”, su alcune attività, attive e non, che appartengono al Duc, ovvero al Distretto Urbano del Commercio, con le sue 4 aree di competenze (centro storico, Città Alta, Borgo Palazzo e Borgo Santa Caterina e Pignolo), e ad alcuni quartieri della città. Precisamente l’analisi è stata fatta su 3.887 vetrine, delle quali 2408 del centro e 1.479 delle zone considerate periferiche. 

“L’analisi che abbiamo fatto ci ha portato in primis a scoprire che a Bergamo, diversamente da altre città italiane, è difficile trovare un locale sfitto – così il professor Tamini –, e questo è il risultato di politiche di pedonalizzazione che, negli anni, hanno dato i loro frutti. Analizzando poi il tipo di offerta, abbiamo scoperto che il 35,1% (845 punti) sono ancora rappresentati da attività di commercio al dettaglio, ovvero di commercio di prossimità, sintomo del fatto che il centro storico è molto vissuto, tanto che oggi il livello è tornato al periodo pre Covid e che il tessuto urbano è più consolidato”.

Un dato interessante è quello relativo al fatto che “l’attività artigiana supera di gran lunga quella di somministrazione. Questo significa che “l’effetto banalizzazione” avvenuto in diverse città italiane, a Bergamo non c’è stato, perché l’offerta è rimasta legata alla natura del territorio, che sono ben 382. 2408 quelle totali selezionando le vetrine nel centro storici”. 

“Parlando invece di terziario direzionale, il cosiddetto “effetto agenzia” questo rappresenta il 16.3% di tutto il tessuto con 393 attività. Bar e ristoranti sono 325, con un picco del 13,5% in Borgo Santa Caterina e Pignolo (38 unità), mentre il centro ne presenta 215 (12.8%) “.

Il Comune ha poi allargato lo sguardo, andando a fotografare anche le realtà di alcuni quartieri: “L’analisi è di febbraio 2021 e racconta di 1479 attività economiche complessive nei quartieri, con una percentuale più alta rappresentata dall’artigianato (358 unità). La seconda più estesa è il commercio con il 23.3% contro 345 unità. Per il terziario si parla di 311 unità con il 21%. Facendo una comparazione tra il distretto e i quartieri, abbiamo visto che in questi ultimi c’è una differenza dell’11%, perché il primo presenta una componente più legata al turismo, mentre il secondo ha una vocazione più legata al mondo dell’artigianato”.

Sul tema dei locali sfitti, “le criticità sono similari tra centro e quartieri, con gli assi più critici presenti tra via Moroni, via Mei, via Corridoni e per i quartieri in Loreto Nord o Monterosso”.

Pgt e premialità relative al commercio

Per la prima volta in un pgt è stata inserita la funzione logistica, diversificando quella tradizionale e quella distributiva, ovvero alla vendita on line. E la grande intuizione è stata quella di aver introdotto la logistica di prossimità, quella conosciuta come ultimo miglio, con la logica dei 250 metri quadri come grandezza del locale da considerare. Mentre per la logistica commerciale, il limite nelle ex aree produttive, è di 10mila metri quadrati di superficie operativa, compresi i piazzali. 

Il capitolo individua inoltre la dorsale del riuso e della rigenerazione che convive tra la funzione di servizio al cittadino e l’incentivazione delle politiche del commercio, soprattutto quelle di media dimensione. Il piano consente una selezione per evitarne la calata a pioggia: potranno essere insediate, nel perimetro del Duc, nei luoghi dei nodi strutturali a 250 metri dalle fermate delle tramvie esistenti o BRT da realizzare e a 500 metri da quelli delle ferroviarie. Una scelta dirimente che favorisce uno spartiacque per la costruzione.

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