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Consiglio regionale

Poli logistici, il Pd: “Contro il consumo di suolo serve un piano condiviso autorizzato dalla Regione”

A Chiuduno, fuori dal nuovo polo logistico di Amazon, venerdì 6 ottobre alcuni esponenti provinciali e regionali del Pd si sono riuniti per presentare una proposta di legge sul consumo di suolo

Chiuduno. Insediamenti logistici sì, ma a patto che vengano autorizzati dalla Regione e che la loro realizzazione coinvolga tutti i comuni del territorio. È la sintesi della proposta di legge regionale del Pd contro il consumo di suolo presentata con un presidio simbolico a Chiuduno. Proprio lì infatti, nella zona industriale del paese, un anno fa si sono conclusi i lavori per la costruzione del nuovo polo logistico di Amazon; una grande struttura, ma che ad oggi è ferma.

E così venerdì 6 ottobre alcuni dei principali esponenti provinciali e regionali del Pd si sono riuniti fuori dallo stabilimento per dichiarare a Regione Lombardia il loro disaccordo: la realizzazione degli insediamenti logistici non può essere lasciata ai singoli comuni, sul consumo di suolo serve una pianificazione condivisa con il territorio circostante e in cui la Regione sia l’ente competente. “Dobbiamo immaginare i nostri territori come aree omogenee e ragionare per ambiti sovracomunali – afferma il consigliere regionale Matteo Piloni, primo firmatario della proposta di legge -. Gli insediamenti logistici servono ma vanno regolamentati, perché l’assenza di una regolamentazione comporta l’aumento indiscriminato di consumo di suolo”.

 

Presidio del Pd al nuovo insediamento logistico Amazon di Chiuduno

 

In una regione con uno dei tassi di cementificazione tra i più alti in Italia, pari al 12% del suolo secondo i dati Ispra del 2021, la creazione dei poli della logistica impatta su molti aspetti: dalla viabilità e dal traffico al paesaggio, ma soprattutto all’ambiente con l’innalzamento della temperatura, le modifiche al microclima e una minore produzione di cibo. Senza dimenticare l’economia. Per questo secondo i dem la Regione deve farsi carico dei processi autorizzativi degli insediamenti logistici sulla stessa scorta di quanto già avviene per i centri commerciali. “All’inizio degli anni duemila Regione Lombardia decise, giustamente, che con la proliferazione dei centri commerciali serviva una normativa e divise le strutture in due categorie: le medie strutture di vendita, fino ai 2500 metri quadrati, venivano gestite dai Comuni; quelle grandi, oltre i 2500 metri quadrati, dovevano passare da un accordo di programma e da un’autorizzazione di Regione Lombardia. Ecco – spiega Piloni -, la domanda è banalissima: se un’area di 2500 metri quadrati passa dall’autorizzazione della Regione come fa un’area di centinaia di migliaia di metri quadrati come quella di un polo logistico a non farlo?”.

Sono quattro i punti contenuti nella proposta regionale del Pd sul consumo di suolo, presentata per la prima volta al Pirellone nel luglio 2021. Il primo, come spiegato, consiste nella necessità di un accordo di programma in cui i comuni limitrofi siano partecipi. Anche nella spartizione degli oneri di urbanizzazione derivanti dalla costruzione delle strutture attraverso meccanismi perequativi. Il secondo chiede una compensazione dal punto di vista ambientale mentre il terzo riguarda il tema della viabilità: “Ho visto insediamenti produttivi nascere prima delle strade – continua il consigliere regionale -. No, insediamenti come questi devono essere vicini a una rete viaria e a infrastrutture di prima importanza”. Infine il testo, firmato fra gli altri anche dai consiglieri regionali Davide Casati e Jacopo Scandella, mette al centro il tema della qualità del lavoro. “Quando arrivano insediamenti di questo tipo spesso capita che dietro ci siano cooperative che portano avanti quelli che vengono chiamati ‘contratti pirata’: lavoratori sottopagati con contratti poco chiari e che durano qualche mese. Chi entra, invece, deve dimostrare che i contratti sono collettivi e autorizzati dalle principali categorie sindacali”.

 

Presidio del Pd al nuovo insediamento logistico Amazon di Chiuduno

 

La creazione dei posti di lavoro ha anche una ricaduta sul piano sociale. Come sottolinea la consigliera provinciale con delega alla Pianificazione urbanistica Chiara Drago “realizzando tutti questi poli, nei territori in cui non c’è una percentuale di disoccupazione tale da essere assorbita all’interno di queste strutture, arrivano nuovi lavoratori che hanno bisogno di case, di scuole, di servizi e di integrazione visto che spesso si tratta di persone di origine straniera. Sono ripercussioni sociali che non possono essere sottovalutate”.

Proprio il ruolo della Provincia, secondo i consiglieri dem, sembra essere decisivo. “Su questa proposta sono già stati ascoltati Anci, Legambiente, costruttori e molte altre categorie – spiega ancora Piloni -. Tutti hanno sottolineato che la legge va nella direzione giusta. Il dibattito al momento è incagliato su un punto politico. Regione Lombardia infatti sta tardando perché vorrebbe che la palla passasse alle province”. Province svuotate di potere, anche per colpa del Partito Democratico dopo la legge Delrio ammette il consigliere regionale. Ma, proprio per questo, le forze Pd sono aperte al dialogo. “Siamo consapevoli che la nostra proposta non sia perfetta. È migliorabile, modificabile e possiamo farlo insieme. A noi interessa che la questione venga finalmente posta”.

La conferenza stampa di via monte Alben ha visto anche la prima uscita pubblica del nuovo segretario provinciale del Pd Gabriele Giudici, che ha dettato l’indirizzo programmatico bergamasco sul tema dell’urbanizzazione: “Negli ultimi due anni sono stati consumati 700 mila metri quadrati di suolo solo per la logistica nella bassa bergamasca. Per Amazon è un indirizzo strategico aziendale, per una comunità come quella di Chiuduno significa avere un edificio vuoto, chissà per quanti anni, e un suolo che non sarà più riportato allo stato di campagna. Significa che c’è un problema, e questo problema può essere affrontato solo in una dinamica regionale. Manca una legge regionale che vada nell’indirizzo strategico di coordinare questi centri logistici. Le scelte che vogliamo portare avanti come Partito Democratico quindi vanno in questo senso. Continueremo a battagliare non solo dal punto di vista ambientale ma anche lavorativo: c’è un presidio importante da fare su coloro che lavorano in questi centri, persone che non hanno uno stipendio dignitoso, e spesso sottoposte a sfruttamento e a ritmi di lavoro non consoni. Abbiamo la volontà di dare un lavoro buono alle persone – conclude Giudici -, perché spesso non si tratta di aziende del territorio che vogliono investire sul territorio, ma di realtà che viaggiano in maniera distaccata dall’interesse della comunità”.

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