Bergamo. Altro giro, altra corsa. Il centrodestra cittadino continua la ricerca del candidato migliore per correre e vincere la partita delle amministrative del 2024 in città. E lo fa continuando a vagliare una serie di nomi e cognomi pescati nel mondo del civismo. La sfida è importante e i vertici di tutte e tre le forze di coalizione lo sanno perfettamente, da Bergamo in giù.
Una consapevolezza tale da far muovere, nelle ultime settimane, anche i soloni del partito che pare abbiano pure fatto da suggeritori ai referenti sul territorio e da spingere gli stessi, in particolare quelli di Fratelli d’Italia, ad allungare pizzini con tanto di pretendenti alla poltrona di Palazzo Frizzoni.
Del resto il partito con la fiamma che arde – non tanto sul simbolo, ma nell’animo di chi la rappresenta – è il primo a livello nazionale e sembra davvero essere mosso dalla volontà di intestarsi la corsa. Nella spartizione dei capoluoghi, così si dice, i fedelissimi della Premier Giorgia Meloni non avrebbero fatto mistero di puntare dritti al capoluogo, lasciando così le mani libere alla Lega e a Forza Italia, destinatari della Provincia – qualora diventasse un’elezione di primo livello – e di alcuni dei comuni sopra i 15mila abitanti, oltre alle strategie sulle cariche delle partecipate. Che fanno sempre gola.
Ed è proprio in virtù dell’ambizione che ormai i nomi si sprecano. C’è chi dice una donna, con una scelta in continuità con quella della leader di partito, e si fa il nome di Laura Feltri, peraltro già tirata in ballo ai tempi delle Regionali di febbraio scorso, ma anche quelli dell’elite della società civile, precisamente del mondo imprenditoriale bergamasco. Tramontata – così raccontano i ben informati – l’ipotesi Luca Tiraboschi, l’ex manager di Mediaset che ha cercato fortuna oltralpe, anche se lui si racconta ancora disponibile, e pure quella del patron di casa nostra Paolo Agnelli che, pur lusingato della proposta che ormai gli arriva ogni cinque anni, avrebbe educatamente chiuso la busta, spuntano ora altri tre nomi.
Dato praticamente per certo il rifiuto di Matteo Zanetti, vicepresidente e amministratore delegato della Zanetti Spa, interpellato qualche tempo fa e volto già legato alle alterne vicende della candidatura a sindaco, anche in occasione dei mandati precedenti. Tutto da rifare, un’altra volta? Ai posteri l’ardua sentenza. C’è di certo che, di certo, non c’è praticamente nulla.
Anche se i ben informati raccontano di altri tre nomi, appunto, fatti arrivare a chi di dovere da parte di Andrea Tremaglia, coordinatore provinciale del partito. Tutti uomini, nomi importanti legati al tessuto imprenditoriale e al mondo del professionismo, di mezza età. La missiva è arrivata a destinazione, con tanto di firma in ceralacca. Ora bisognerà attendere il responso e non solo dei vertici del partito, ma anche degli stessi eventuali pretendenti che, a quanto pare, avrebbero preso tempo per riflettere.
In tutto questo, le altre forze di coalizione del territorio restano alla finestra a guardare. Si incontrano, nelle riunioni periodiche in cui si affrontano i grandi temi della campagna elettorale, parlano e discutono. Ma il tema del candidato è off limits. Il che crea, da un certo punto di vista, un po’ di malumori. E dall’altra qualche preoccupazione, in virtù anche di come andò a finire cinque anni fa con una campagna, quella di Giacomo Stucchi, partita praticamente ad aprile. Quando si votò a fine maggio.
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