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La denuncia in consiglio

Hotel di Romano, il sindaco torna all’attacco: “È in condizioni assurde per tutti quei migranti”

Perdite d'acqua, servizi igienici precari e tanta sporcizia: questo quanto scoperto dal sopralluogo al centro accoglienza di via Del Commercio

Romano di Lombardia. “Un viaggio in un girone dantesco”: è con queste parole che il sindaco di Romano Sebastian Nicoli ha definito gli interni del centro di accoglienza per migranti situato nell’ex hotel La Rocca. Il sindaco Dem ha espresso tutto il suo disappunto per la situazione che si è creata nella struttura con una relazione presentata nella serata di mercoledì (4 ottobre) al consiglio comunale, a seguito del sopralluogo avvenuto martedì dopo l’intossicazione alimentare avvenuta nella notte ai danni di 62 ospiti della struttura.

L’ex hotel, che dallo scorso giugno viene utilizzato per accogliere i richiedenti asilo, già nel 2016 aveva ospitato dei migranti (anche se in numero molto limitato), e dopo la chiusura di questa operazione non ci sono stati lavori di manutenzione o riqualificazione dello stabile (fino ad ora non risultano documenti di interventi di adeguamento). Lo scorso anno, il privato che aveva in possesso l’immobile era stato interpellato per poterlo utilizzare come luogo di accoglienza per i rifugiati ucraini, ma aveva risposto che la struttura non aveva una serie di parametri per poterlo fare. Nel giugno del 2023, però, la prefettura di Bergamo ha avvertito il sindaco (con una telefonata) che presto sarebbero arrivate 160 persone nella struttura.

Per tutta l’estate il sindaco di Romano ha denunciato a più riprese la condizione di sovraffollamento dell’immobile, chiedendo al prefetto di effettuare un’ispezione congiunta al suo interno, che per quanto promessa non è mai avvenuta: “Ho chiesto questo per mesi, conscio che la struttura, dai dati in possesso, non avesse le caratteristiche per riconoscerle l’agibilità. Inoltre, presumevo che anche dal punto di vista igienico sanitario potesse evidenziare delle forti criticità”.

L’intossicazione avvenuta nella notte tra il 2 ottobre e il 3 ottobre è stata solo il culmine di una situazione ingestibile, come ha affermato Nicoli: “Nella notte di martedì sono stato chiamato dal comandante dei carabinieri e dal comandante dei vigili del fuoco di Romano e dal comando dei vigili del fuoco di Bergamo. Mi è stato detto di una situazione d’emergenza presso l’immobile e in un quarto d’ora sono giunto sul posto, dove erano già all’opera ambulanze, carabinieri e vigili del fuoco. Molti ospiti stavano male, lamentavano forti mal di pancia e vomito, probabilmente dovuti a un’intossicazione alimentare. L’unica persona di riferimento della cooperativa Versoprobo (che gestisce il centro) durante queste ore difficili è stato un operatore in turno, ma nessun altro si è fatto vivo”.

Le 62 persone che hanno avuto problemi sono state portate verso vari ospedali della Bergamasca, mentre quelle che non hanno presentato segni di malessere sono state trasferite in altre strutture durante la mattinata. Nicoli, assieme ai vigili del fuoco di Bergamo, due funzionari dell’Ats e il responsabile dell’ufficio tecnico del comune hanno deciso di entrare nell’ex hotel di Romano per fare un sopralluogo, e lo scenario che si è presentato era a dir poco incredibile, come ha raccontato:

“Nella sala grande, quella in cui si entra in struttura, almeno il 60% del soffitto evidenziava la caduta d’acqua sul pavimento sottostante, dovuta alla rottura di una condotta. Nella zona della cucina le pareti erano malmesse e il freezer in una condizione a dir poco precaria. Il peggio però lo abbiamo visto nei corridoi e nelle stanze ai piani superiori: il pavimento era sormontato da una moquette marrone completamente intrisa di sporco, e contrassegnata da una striscia nera di sudiciume di almeno un metro di larghezza. C’erano cartoni e coperte per terra ovunque, e uno degli ospiti ci ha raccontato che alcune persone ci dormivano sopra”.

“Le stanze – ha proseguito il sindaco – che, viste le dimensioni, potevano ospitare all’origine due letti, sono stipate all’inverosimile: ci sono almeno sei letti per camera e una, che vista la presenza di due lavatrici probabilmente svolge anche una funzione di lavanderia, stipata con otto letti. Inutile parlare della condizione di completa incuria in cui versano i bagni, dove la sporcizia regna ovunque”.

I tecnici presenti hanno constatato come le condizioni descritte non permettessero l’agibilità della struttura, sia sul piano della sicurezza e sia sul piano igienico sanitario. Dopo aver provveduto, grazie all’arrivo della protezione civile e del tecnico geometra reperibile, a distribuire delle coperte agli ospiti all’addiaccio ormai da ore, sia i vigili del fuoco e sia i tecnici di Ats hanno comunicato a Nicoli che gli avrebbero mandato una relazione per fare l’ordinanza di inagibilità della struttura.

“La relazione di Ats finora non è giunta presso i nostri uffici – ha continuato Nicoli – mentre quella dei vigili ci è stata inviata, confermando il problema di sicurezza. Io mi chiedo quindi com’è possibile che per ben quattro mesi in quello stabile siano state ospitate fino a 160 persone senza che ci fossero le condizioni adatte”.
Nonostante le evidenti problematiche che evidenziano come la struttura non dovrebbe essere aperta, dopo un ulteriore sopralluogo in giornata, la prefettura ha deciso di far rientrare 99 migranti nello stabile già alle prime ore della sera di martedì.

Nicoli ha rivelato di aver notato una serie di fatti “inspiegabili” notati durante il secondo sopralluogo: “Era evidente che nel corso della mattinata fosse intervenuta una ditta di pulizie per presentare la struttura sotto una luce diversa. Inoltre, le camere erano state riordinate, e i cartoni posizionati per terra lungo i corridoi erano misteriosamente spariti. Mi è stato spiegato che il concetto di pulizia è dipendente dalla percezione delle persone, e che il problema dei bagni sporchi potesse essere risolto con una maggiore attenzione alla pulizia. Quando poi ho chiesto come fosse possibile far dormire delle persone su una moquette ridotta in tali condizioni, ho scoperto che l’intervento di sostituzione della stessa doveva già essere effettuato prima dell’accoglienza dei profughi, ma che poi non è stato fatto per mancanza di tempo, vista l’emergenza dell’accoglienza. Nella relazione dei vigili del fuoco abbiamo constatato anche che la moquette non è ignifuga: è stata una fortuna dunque che non sia scoppiato anche un incendio”.

“Non ho potuto fare a meno di far notare alla funzionaria della prefettura – ha continuato Nicoli – che contavo almeno nove operatori presenti in quel preciso istante, oltre all’infermiera. Un dato che mi ha lasciato molto perplesso visto che non c’era nemmeno un ospite e che durante la notte c’era una persona sola in servizio”.

La decisione della Prefettura di riportare i migranti all’interno dell’immobile non è piaciuta per niente al sindaco, che ha espresso tutto il suo disappunto per come è stata gestita questa situazione: “Trovo che questo modo di fare sia del tutto irrispettoso dell’autorità istituzionale territoriale che, nella figura del sindaco, rappresenta l’autorità di pubblica sicurezza e un’intera città. Intanto, ho già richiesto che le relazioni di Ats e dei Vigili del Fuoco siano mandate agli uffici comunali competenti, allegando le relazioni scaturite sia dal sopralluogo notturno che da quello pomeridiano. Non ci fermeremo qui”.

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