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A ghisalba

Palloncini bianchi e le note della “sua” banda per l’ultimo saluto a Diego, morto in montagna a 17 anni fotogallery video

Chiesa parrocchiale di San Lorenzo Levita e Martire gremita per l'ultimo saluto al giovane morto domenica sul pizzo Porola a Valbondione

Ghisalba. Due grappoli di palloncini bianchi che volano in cielo con le canzoni della “sua” amata banda in sottofondo. Ghisalba ha dato così l’ultimo saluto a Diego Sangalli, il 17enne morto domenica sul pizzo Porola a Valbondione.

Sul piazzale antistante la parrocchia della Bassa ci sono tanti amici del giovane, che non riescono a entrare nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo Levita e Martire perché è troppo piena.

L'ultimo saluto a Diego Sangalli

Diego era iscritto al quarto anno del liceo Secco Suardo di Bergamo, indirizzo musicale. Proprio la musica era uno dei suoi hobby, con il basso tuba che suonava nella banda del paese, e che lo ha voluto omaggiare accompagnando il suo feretro dopo la cerimonia insieme al gruppo musicale dell’istituto che frequentava.

L’altra grande passione del 17enne era la montagna, che domenica gli è stata fatale. Il giovane escursionista era partito all’alba da Valbondione, dove era arrivato con i genitori per trascorrere -come spesso facevano – il fine settimana. “Era quasi arrivato, ci aveva mandato la posizione sul cellulare”, ha rivelato il papà. Poi, però, intorno alle 8, i contatti si sono interrotti. Le ricerche sono cominciate dal laghetto di Coca e il corpo ormai senza vita è stato individuato nel tardo pomeriggio in un canale impervio.

In chiesa mercoledì pomeriggio il dolore è immenso. In prima fila ci sono la mamma Elena, il papà Pierluigi e la sorella Gloria di 20 anni, con i quali Diego Sangalli abitava in via Cagnola. Faticano a trattenere le lacrime, e come loro i tanti amici costretti a rimanere fuori e che ascoltano la messa dall’altoparlante. Si abbracciano tra loro cercando di farsi forza. Gli sguardi, persi nel vuoto, sono ancora increduli ripensando a una tragedia che ha strappato la vita a un ragazzo nel fior fiore della sua esistenza.

Durante l’omelia don Simone legge una lunga lettera scritta di suo pugno: “Caro Diego, nessuno ha avuto il tempo di prepararsi a salutarti. Non so da dove partire. Ci sono tanti ricordi che affollano la mente. Volevo dirti grazie, perché eri un ragazzo genuino. E un altro grazie perché con il tuo entusiasmo ci hai fatto vivere le passioni che avevi, la musica, il calcio e la montagna. Con il tuo carattere ci hai fatto capire che bisogna vivere sempre al meglio, e questo non dimenticheremo”.

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