Bergamo. Lunedì 25 settembre approderà in Consiglio Comunale il progetto di recupero del complesso di Sant’Agata dove, fino al 1978, aveva sede l’ex carcere cittadino. “Da allora regna il degrado, se si esclude l’utilizzo di una sua piccola parte per usi pubblici come, ad esempio, la sede della Circoscrizione – commentano dal comitato Bergamo Bene Comune, spesso e volentieri critico nei confronti dell’amministrazione comunale -. Negli ultimi anni, nell’ex carcere hanno avuto luogo mostre molto apprezzate, legate proprio a quei luoghi fisici che hanno visto il verificarsi di pesanti episodi legati alla repressione nazifascista nella nostra città, tra il ’43 ed il ’45, facendo rivivere storie di tanti detenuti: perseguitati politici, ostaggi, militari tedeschi disertori, cittadini dichiarati per legge di ‘razza ebrei’”.
Il comitato sottolinea che “fin dalle prime fasi dell’affidamento del progetto allo studio incaricato, che non ha visto alcun coinvolgimento di Isrec o delle altre realtà associative che in questi anni hanno utilizzato molti ambienti del complesso, è stata sottolineata da più parti la necessità fondamentale di salvaguardare quanto più possibile le preesistenze storiche, in primis le celle di detenzione. Ed è principalmente il primo piano (se ci si riferisce al piano di ingresso da Vicolo S.Agata) ad aver conservato l’aspetto originario, con le celle e l’unico corridoio delle carceri rimasto ancora intatto: luoghi carichi di dettagli che richiamano gli eventi del periodo della guerra e dei periodi successivi. Sono proprio questi – concordando con il parere di Isrec – i luoghi fisici per cui si renderebbe necessario un totale rispetto, per mantenerli integri il più possibile, costituendo essi il nucleo vero e imprescindibile dell’ipotizzato museo della resistenza”.
Ma. C’è un ma. “Analizzando il progetto pare del tutto ignorata questa istanza di salvaguardia, mentre si evidenzia uno stravolgimento della preesistenza (e della sua storia) che andrebbe così totalmente perduta o sarebbe quantomeno resa irriconoscibile, a beneficio di un museo artificioso la cui collocazione è prevista in altre parti dell’edificio – concludono dal comitato -. Nella parte del primo piano, in quella che dovrebbe essere la configurazione finale, sono previsti mini appartamenti per la cui realizzazione si cancella completamente l’esistente. La configurazione originaria delle celle dell’ex-carcere verrebbe irrimediabilmente perduta, cancellandone il valore storico di memoria e testimonianza. Crediamo pertanto che il progetto che verrà presentato ai consiglieri sia da rigettare, o almeno da rivedere profondamente. Un progetto che desta troppi dubbi sulla reale volontà, da parte dell’amministrazione, di tutelare realmente il luogo e la sua storia. La fretta di correre dietro ai soldi del Pnrr non può essere scusa sufficiente per approvare sbrigativamente un progetto che appare del tutto inadeguato ad una delle funzioni – quella storica e culturale – cui ambisce, privando di fatto la città di un importante luogo di ricordo e memoria”.
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