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La tragedia di montello

Speronato al semaforo, il medico legale: “Monguzzi poteva sopravvivere”, ma lo travolse una Bmw

Al processo per omicidio volontario aggravato a carico del 49enne mostrati i video delle telecamere del Comune, ma manca il fotogramma dell'impatto

Montello. “Se Walter Monguzzi non fosse stato schiacciato dalla Bmw che sopraggiungeva nell’altra corsia, sarebbe morto lo stesso?”. “No, probabilmente no”.

Lo afferma il medico legale Luca Tajana, consulente del pubblico ministero nel processo che vede imputato Vittorio Belotti, 49enne di Montello. L’uomo è accusato di omicidio volontario aggravato (dai futili motivi e dalla guida sotto l’effetto di cocaina) per aver speronato intenzionalmente Monguzzi in seguito ad un diverbio stradale, facendolo cadere proprio mentre sulla corsia opposta arrivava un’altra vettura. Il conducente della Bmw ha cercato di evitare l’impatto sterzando al lato della carreggiata, ma con la ruota posteriore è finito addosso al motociclista riverso sull’asfalto, provocandogli lo schiacciamento del cranio, la rottura della quinta vertebra cervicale e quella dell’osso ioide.

Nel corso dell’udienza di venerdì 22 settembre in aula è stato mostrato il filmato estrapolato dalle telecamere di videosorveglianza del Comune di Montello. Ad illustrarle il maresciallo Andrea Murra del Reparto operativo del Radiomobile di Bergamo.

È il 30 ottobre 2022, i fotogrammi mostrano la Fiat Panda nera di Belotti fermarsi alla linea d’arresto del semaforo di via Papa Giovanni. Sono le 12.36 e 34 secondi. Nove secondi dopo arriva Walter Monguzzi, 55 anni, sulla sua motocicletta e si affianca alla Panda. Da destra un’auto blu elettrico gira e imbocca la via Papa Giovanni stringendo la curva. Monguzzi, che si trova vicino alla linea divisoria delle due corsie, si avvicina ancora di più alla Panda di Belotti e si posiziona con la ruota anteriore della moto davanti al paraurti della Panda.

“Qui vediamo l’auto di Belotti che fa un piccolo salto in avanti, poi un secondo – spiega il carabiniere -. Nel fotogramma successivo Monguzzi gesticola, alza le braccia, muove la testa, come se stesse discutendo con il conducente del veicolo”.

Scatta il verde, la Panda parte, la moto resta dietro, poi si sposta al centro della carreggiata. E qui c’è un vuoto di registrazione “dovuto ad un wifi obsoleto”, come spiega il maresciallo. Il momento dell’impatto quindi non viene ripreso dalle telecamere. Nel frame successivo si vede il corpo del 55enne a terra, la moto che prosegue senza conducente e finisce sul lato della strada. Nel frattempo sopraggiunge la Bmw, l’automobilista si sposta per evitare l’impatto ma non ci riesce, la fiancata sinistra collide con il casco del motociclista. L’auto non si ferma subito, tornerà indietro pochi minuti dopo.

 

Incidente mortale montello

 

La Panda prosegue la sua corsa, la motocicletta che seguiva quella della vittima si fa intenzionalmente superare e la insegue: il passeggero scatta alcune fotografie della targa con il cellulare, poi le consegna ai carabinieri. Belotti viene subito individuato.

I militari di Calcinate raggiungono l’abitazione del 49enne a Montello ma trovano solo la moglie. Vittorio arriverà pochi minuti dopo, vestito da caccia. Viene prima portato in caserma e poi all’ospedale dove viene sottoposto agli esami per rilevare la presenza di alcol o droga. Risulta positivo alla cocaina, il tasso alcolemico è di 0,45, quindi nei limiti di legge.

Monguzzi muore in strada, nonostante i sanitari del 118 gli pratichino la cosiddetta “terapia resuscitativa” aprendogli il torace direttamente sul posto per fermare l’emorragia. Riescono a far ripartire il cuore, ma solo per pochi minuti: alle 12.40 dichiarano il decesso.

Il maresciallo mostra le immagini riprese da altre due telecamere di videosorveglianza, poste a 500 metri e a 300 metri dal luogo dello scontro. Nessun contatto tra Monguzzi e Belotti, i due non si incrociano nemmeno, quindi il diverbio che ha scatenato la reazione dell’automobilista è nato al semaforo.

Il maresciallo mostra anche alcune fotografie dei mezzi sequestrati: la Panda ha evidenti danneggiamenti sulla parte anteriore sinistra, compatibili con i segni rilevati sulla parte destra della moto di Monguzzi. Ci sono leggeri segni anche sulla portiera dell’auto, come provocati da pedate inferte senza violenza, dato che non ci sono ammaccature. Sulla Bmw, nella parte bassa sopra la ruota posteriore, ci sono strisciate celesti: sono quelli del casco della vittima.

Vittorio Belotti è stato intercettato mentre si trovava in cella nel carcere di via Gleno. Il 5 novembre confessa ad un compagno di cella: “È vero, è colpa mia”.  Il 6 novembre spiega ad un altro detenuto perché non si è fermato: “Ho avuto mezz’ora, l’ho buttata via perché avevo la bottiglia e il sacchetto sul sedile, c’erano dentro 5. Quando ho fatto l’incidente come potevo fermarmi? Dovevo almeno far sparire quelle cose”.

Il 13 novembre dichiara sotto intercettazione: “È caduto, dall’altra parte arrivava una macchina e gli è venuta sopra anche lei, bisogna vedere se è morto per colpa mia o perché gli è andata addosso l’altra auto. Però quello là non poteva evitarlo anche perché se l’è trovato davanti, anche lui non ha fatto apposta ad andargli sopra. Questa persona io non l’ho mai vista”.

La prossima udienza è stata fissata per il 16 ottobre.

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