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Il lutto

È morto Giorgio Napolitano: l’ex Presidente aveva 98 anni. Nel 2011 visitò Bergamo fotogallery

Capo dello stato dal 2006 al 2015, è stato il primo ad essere eletto per un secondo mandato. Nel 2011, durante il suo primo mandato, visitò Bergamo nella celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia

L’Italia è in lutto: è morto nella serata di venerdì (22 settembre) alle 19.45 Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica dal 2006 al 2015.

Aveva 98 anni: da giorni si trovava alla clinica Salvator Mundi al Gianicolo in Roma. Nel 2018 e nel 2022 era stato operato al cuore: le sue condizioni si erano aggravate di recente.

Nato a Napoli il 29 giugno 1925, ha partecipato all’attività politica italiana per tutta la sua vita: è stato uno storico dirigente del Partito comunista italiano, presidente della Camera e ministro degli Interni, per poi diventare Capo dello Stato il 15 maggio 2006.

È stato il primo ad essere confermato per un secondo mandato, il 20 aprile 2013 mentre il Paese affrontava una situazione politica critica. Si è dimesso il 14 gennaio 2015 per procedere all’elezione del suo successore, Sergio Mattarella, rimanendo Presidente Emerito.

La visita di Napolitano a Bergamo

Il 2 febbraio 2011 Napolitano venne a Bergamo in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, e al teatro Donizetti, nel suo discorso, disse: “Un saluto cordiale a voi tutti, alle autorità, ai tanti sindaci che affollano questo Teatro, ai cittadini e ai giovani. E innanzitutto grazie a voi, signor sindaco, Presidente della Provincia, signor presidente della Regione. L’accoglienza della città di Bergamo mi ha sinceramente commosso. Mi ha commosso lo sventolio delle bandiere perchè mi conferma che in quella bandiera tricolore tutti possiamo riconoscerci, al di là delle idee e delle convinzioni di ognuno”.

Poi ricordò che nel maggio 2010, partecipando alle prime iniziative per le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, fece tappa in Sicilia.

“E su quell’altura che domina il luogo della prima aspra battaglia garibaldina contro le forze borboniche – proseguì – mi sono incamminato fino ai cippi che portano i nomi di chi è caduto per l’Unità. Lessi nomi vostri, di bergamaschi e infine trovai i gagliardetto dei luoghi di quegli eroi. Tra essi Bergamo, Città dei Mille. E allora mi convinsi che non poteva mancare una mia visita qui. Il sindaco e il presidente della Provincia me ne hanno offerto l’occasione e sono felice di averla potuta cogliere subito. Perchè celebrare un evento storico più o meno lontano può comportare enfasi retorica. Le celebrazioni vogliono essere e saranno un modo di ritrovarci in quanto italiani nello spirito che ci condusse a unirci come nazione e come stato e nella riflessione comune sui travagli e i problemi che insieme andiamo davanti. Un caldo avvicinamento, al di là di tutte le differenze e le tensioni. Un forte riconoscimento merita la città di Bergamo, la gente bergamasca, per quel che ha dato al movimento dell’Unità nazionale, dell’indipendenza del paese, della difesa dei suoi confini, della riconquista della sua libertà. Per quel che ha dato con la sua laboriosità, dedizione operaia, alla crescita economica e sociale del Paese. Penso alle personalità che vi hanno più degnamente rappresentato”.

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