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The day after

Europa, immigrazione, diritti e libertà: il sogno di Salvini per l’Italia del futuro fotogallery

Il segretario nazionale del Carroccio, Matteo Salvini rilancia il suo sogno e prepara la volata in vista delle elezioni dell'anno prossimo, ridisegnando il Paese che vorrebbe tra autonomia e autodeterminazione dei popoli

Pontida. A Lampedusa ci sono 7mila immigrati. E 6mila abitanti. L’hotspot esplode, come la rabbia dei residenti. Gli stessi che nella giornata di domenica 17 settembre, proprio sull’isola siciliana, hanno raccontato alla Premier Giorgia Meloni e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen il sentimento misto a rabbia e delusione: “È anni che ci violentano”, chiosano.

Una visita, quella di Meloni e von der Leyen, avvenuta nello stesso giorno in cui l’ex Ministro degli Interni, ancora coinvolto nel processo “Open Arms”, Matteo Salvini, parlava dello stesso tema, cioè di immigrazione, ai suoi militanti.

Lui l’ha fatto dal palco di Pontida, dal pratone comprato ai tempi che furono, come ha raccontato con un fare di nostalgia il Ministro per l’Autonomia Roberto Calderoli. Come? Invitando i suoi fedelissimi a non chiudere gli occhi e, al tempo stesso, a continuare a fidarsi di questo Governo e delle forze politiche che lo compongono. Tanto da ribadire, a gran voce, la stabilità del patto e dell’unione d’intenti che impegnano la coalizione, oltre alla volontà di fare tutto il possibile per trovare una soluzione.

Rispedendo, così, al mittente, i mugugni dei leghisti puri, quelli della prima ora, che di Europa vogliono davvero sentir parlare poco, come pure di immigrazione. Gli stessi che non sembravano essere così felici nel trovarsi a battere le mani alla leader del Rassemblement National.

Nessun passo indietro, dunque, piuttosto la volontà di rinsaldare i legami per puntare ad amministrare il Paese il più a lungo possibile. Una convinzione vera quella di Salvini, forte al punto tale da fargli allungare lo sguardo e da blindare anche il prossimo mandato. Alle critiche e a chi cerca, nel paragone tra il fare di Meloni e le strategie del segretario nazionale della Lega, il pertugio per un possibile allontanamento, il segretario del Carroccio replica ribadendo l’unità dell’esecutivo. Qualcosa di più concreto dello stesso sogno di Salvini.

Sorrisi, baci e una buona dose di ironia nelle parole del leader della Lega che scatena l’ilarità dei presenti. La giusta cornice del sogno di Salvini. Sorrisi, baci e una buona dose di ironia pure quando invita il divo americano, Richard Gere, “reo” di aver commentato la situazione di Lampedusa, ad aprire le porte della sua mega villa per accoglierli tutti i migranti che oggi affollano l’isola siciliana. Come un bacio, ma d’addio, lo manda alla sinistra, oggi compagna di banco a Bruxelles.

L’Europa è il filo conduttore di una Pontida che, per bocca dei suoi big, punta a lanciare un partito che si racconta in crescita, che vuole tornare ad essere protagonista, che sogna la libertà dei popoli, l’autodeterminazione, la consapevolezza del fattore identitario e la tutela del vivere dei suoi cittadini. E sull’immigrazione, per esempio, dice “sì all’accoglienza laddove si scappa dalla guerra”,  ma comunque prima gli italiani. Per dirla con uno slogan un po’ retrò.

Del resto, lo stesso Riccardo Molinari, presidente del gruppo Lega alla Camera, lo ribadisce chiaramente: “Non c’è nulla di nuovo da raccontarci, se non che i nostri valori si sono rinsaldati nel tempo e che saremo protagonisti in tutte le sfide del 2024, a partire proprio dall’Europa”.

La consapevolezza che è proprio a Bruxelles che si giochino veramente le sfide del futuro, è tanto chiara quanto ovvia. Marco Zanni, euro parlamentare nelle fila del Carroccio non le manda a dire nemmeno quando il discorso, sempre in tema oltralpe, si sposta sul green, sulla food policy, sul tema della sostenibilità ambientale, dell’approvvigionamento energetico e di molto altro ancora.

“Questo è un prato dove è nato un sogno, quello di Umberto Bossi e Roberto Maroni – tuona Molinari -. Un sogno chiamato libertà”. Un concetto che torna e ritorna nel D-day della Lega, ma per il quale ci si deve impegnare, si deve lottare insieme, “fare la rivoluzione”. Libertà senza compromessi.

Quali? Quelli imposti dall’Europa di oggi, quelli legati alle questioni settentrionali e meridionali ancora da risolvere, quelli che hanno impedito a sette legislature e 14 ministri di centrare l’obiettivo dell’Autonomia, tema caro al partito, quelli che vedono in Roma ancora la zavorra del centralismo della politica.

“Innamorarsi della libertà e della propria terra” per liberarla dal giogo e dal potere dei più forti, da chi vuole lasciare all’Italia un ruolino di marcia, e una guerra che deve finire al più presto. Perché la diplomazia vince sull’uso delle armi. La visione dei big infiamma il popolo leghista e lo proietta in un futuro diverso. Questa l’intenzione nell’avvicendarsi di governatori e ministri.

Un domani in cui anche le donne possano avere una voce più forte, come del resto i minori, soprattutto quando sono vittime di violenza. Lo grida Giulia Bongiorno, senatrice e avvocato da sempre impegnata nella battaglia contro il femminicidio. Lo grida a tal punto che parla di castrazione chimica. Lo grida a tal punto da ricordare che la cultura dei popoli non può e non deve giustificare tutto. Parole forti.

Generico settembre 2023

Poi arriva il segretario del Carroccio a ripristinare l’equilibrio. Perché le sensibilità sono tante e pure variegate. Perché nella Lega le anime sono sia quelle dei nostalgici sia quelle di chi guarda un po’ più in là. E qui inizia il sogno di Salvini.

Sì all’amore in ogni sua forma, che sia etero o omo non importa, ma no all’utero in affitto.
Rispetto per i diritti civili, ma la famiglia è fatta da mamma e papà.
Sì al rispetto per gli usi e costumi di ciascun Paese, ma l’8 marzo non va d’accordo con il velo islamico. Evviva le religioni diverse da quella cattolica, ma no a quelle totalitarie.

Il sogno di Salvini comprende anche altro. L’Europa è il futuro, ma va ripensata. No a un nuovo Patto di Stabilità. Nessun ripensamento sulla tassa sugli extra profitti delle banche, sì all’adeguamento degli stipendi e delle pensioni, dimenticando “l’obbrobrio della legge Fornero” e il reddito di cittadinanza.

Il tutto in una narrazione politica per very normal people, in cui il popular si mescola ai massimi sistemi.

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