• Abbonati
L'intervista

Bergamo, in ambulanza per un foruncolo: “Troppe chiamate improprie al 112”

Lo sfogo di un operatore sanitario con vent'anni di esperienza: "La gente non sa più soffrire, oltre metà delle richieste non sono da pronto soccorso"

Bergamo. “Pronto, 112?”. “Sì, dica”. “Ho paura, durante la notte mi è cresciuto un foruncolo sospetto sulla spalla”. Ce la immaginiamo più o meno così la conversazione avvenuta poco tempo fa tra un cittadino di Bergamo e l’addetto all’altro capo del telefono.

A svelare il curioso aneddoto è un operatore sanitario di lungo corso, con vent’anni di esperienza sulle ambulanze della provincia che per ovvie ragioni chiede di restare anonimo. “Questo signore è stato portato in ospedale in codice verde e dimesso poco dopo con una terapia per foruncolo” racconta Mario, nome di fantasia, a Bergamonews. “Avrà avuto sì e no quarant’anni ed era in casa con la moglie, che poteva tranquillamente accompagnarlo”. La domanda (retorica) sorge spontanea: “Era davvero il caso di chiamare l’ambulanza?”.

Quello riportato da Mario è un caso estremo, che però accende i riflettori su un tema sempre attuale. “Fino a pochi anni fa l’ambulanza si chiamava in caso di reale necessità – spiega l’operatore -. La situazione, a mio modo di vedere, è sensibilmente peggiorata poco prima dell’inizio della pandemia, quando il numero di chiamate improprie all’Emergenza sanitaria è notevolmente cresciuto”.

Qualche esempio oltre al foruncolo?

Recentemente abbiamo portato in ospedale un giovane che si era infortunato alla caviglia giocando a calcio. Il punto è che ha chiamato una settimana dopo che si era fatto male. Il gonfiore non passava e non voleva aspettare l’appuntamento dal medico di base. Per non parlare dei bimbi che si sbucciano il ginocchio al parco. A chi, da piccolo, non è successo? Ho visto l’ambulanza intervenire anche per un banale mal di denti, ma potrei continuare…

Come vi comportate con questi pazienti?

Noi cerchiamo sempre il dialogo. Se il paziente si convince che non è il caso di essere trasportato e anche noi siamo sicuri, non procediamo. Diversamente dobbiamo portarlo in ambulanza, decide lui.

Per quella che è la sua esperienza, quante sono le chiamate improprie sul totale?

Posso dire che in un turno di dodici ore si fanno mediamente otto o nove uscite. Ecco, per ciò che vedo io, più della metà non sono da pronto soccorso.

 

pronto soccorso

 

Le ragioni?

Come accennavo prima, c’è chi non vuole aspettare troppo l’appuntamento col medico di base. E se il numero della guardia medica (116-117 ndr) ancora funziona, nel senso che gli operatori rispondono e danno consigli, quando passano le informazioni al medico non è detto che questo sia disponibile. Inoltre, quando chiami il 112, rispondono dei tecnici con una lista di domande da fare al paziente, ma le valutazioni sanitarie le fanno i sanitari sul posto. Ragion per cui molte richieste che dalle telefonate sembrano codici rossi, poi diventano verdi. Vado avanti?

Non abbiamo fretta.

C’è poi la falsa convinzione che arrivando al pronto soccorso in ambulanza si ha la priorità sugli altri, ma non è così. La priorità dipende dalle condizioni in cui si arriva, non dal mezzo utilizzato. Non è insolito vedere persone che arrivano in ambulanza, andarsene sulle proprie gambe dal pronto soccorso se l’attesa è troppo lunga. Significa che non stavano poi così male…  In linea di massima, però, credo che se gli utenti arrivano a chiamare l’ambulanza anche quando non ce n’è bisogno è perché da altre parti, forse, mancano risposte adeguate. E poi c’è dottor Google…

Dottor Google?

Sì. Nel 2023 è normale cercare informazioni su Internet, ma non sempre questo aiuta a valutare correttamente un malessere. L’utente medio tende a dare maggior peso ai risultati che lo mettono in relazione a malattie gravi piuttosto che a disturbi di lieve entità, o comunque statisticamente più probabili.

Dai, siamo tutti un po’ ipocondriaci.

Sicuramente questo aspetto influisce. Altro elemento interessante: la stragrande maggioranza delle chiamate improprie arriva dai grossi centri urbani. Nelle valli, le poche che arrivano sono soprattutto di turisti.

Detto così sembra un caso antropologico da studiare. Ci sta dicendo che chi vive in montagna è più resiliente di chi abita in città?

Non lo so, può darsi. Ma anche questo non è sempre un bene. In Val Brembana, un signore che si era tagliato un dito con la motosega si era fatto portare in ospedale in auto, quando è ovvio che in situazioni simili è giusto chiamare l’ambulanza…

Morale?

Morale, non è sbagliato rivolgersi all’Emergenza sanitaria. Ma se le condizioni lo permettono e il problema non è grave, è bene cercare anche altre soluzioni. Soprattutto se il problema è sorto giorni o addirittura una settimana prima, come nel caso del ragazzo che si è fatto male giocando a pallone.

E del foruncolo spuntato la sera prima.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI