La vittoria interna contro il Sassuolo ha permesso all’Atalanta di infilare il secondo clean sheet consecutivo del suo campionato, a conferma che – eccetto lo scivolone di Frosinone – la fase difensiva dei nerazzurri sembra già sintonizzata sulle giuste frequenze. Nel pacchetto difensivo scelto da Gian Piero Gasperini, va sottolineata la grande prova di Giorgio Scalvini, capace di riscattarsi dopo il brutto passaggio a vuoto di Frosinone, nel quale si era distinto in negativo come uno degli uomini più in difficoltà dell’undici orobico.
E invece alla prima davanti al pubblico del Gewiss Stadium, il classe 2003 ha risposto nel modo migliore possibile, ovvero inscenando sul rettangolo verde di casa una prestazione vicina a rasentare la perfezione: le migliori sortite di marca atalantina nella prima mezzora di gioco sono nate tutte dalle sue incursioni in avanti. Un frame decisamente ricorrente nel corso dei novanta minuti. Attorno alla metà del primo tempo, il prodotto del vivaio nerazzurro aveva persino trovato il goal del potenziale vantaggio insaccando da due passi dopo la corta respinta di Di Gregorio. Peccato che il tutto sia stato vanificato dal fischio di Marcenaro che ha ravvisato una posizione di fuorigioco dello stesso difensore.
Un dettaglio pressoché irrilevante nell’economia di una serata senza macchie e nella quale va per forza di cose evidenziato il suo grande apporto in fase difensiva. Insieme a Djimsiti e Kolasinac, Scalvini ha di fatto disinnescato le sporadiche iniziative di marca brianzola, riducendo al minimo il coefficiente di pericolosità dei tre uomini offensivi schierati da Palladino. E in tal senso, la strepitosa e provvidenziale chiusura su Colpani a pochi minuti dall’intervallo ha evitato che la partita potesse prendere una piega con propriamente congeniale alla truppa nerazzurra.
Tutto ciò Scalvini l’ha fatto a seguito di una sensibile modifica dal punto di vista tattico. Se contro allo Stirpe il classe 2003 era letteralmente naufragato nei panni di centrale, contro il Monza Gasperini l’ha invece schierato da ‘braccetto’ di destra, con Djimsiti centrale e Kolasinac come di consueto sul centro sinistra. Un’intuizione che ha pagato i dividendi e che ora pone una più che lecita questione, alla quale toccherà proprio al tecnico grugliaschese e allo stesso giocatore rispondere: è questa la sua collocazione ideale nell’undici atalantino? Quanto visto contro il Monza può rappresentare qualcosa di più di un semplice indizio.
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