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L'evento

Una scultura per il Gimondi campione del mondo in piazza Dante: “Rimarrà nel cuore della città” fotogallery

L'opera in legno svelata nella mattinata di sabato 2 settembre, a cinquant'anni esatti dall'impresa del campione bergamasco ai Mondiali di ciclismo di Barcellona

Bergamo. Una scultura in legno dell’artista Emiliano Facchinetti, con la riproduzione di una bicicletta sulle cui due ruote sono incise le più importanti vittorie di Felice Gimondi da un lato e lo stesso campionissimo bergamasco a braccia alzate dall’altro. Il tutto sovrastato dai cinque colori della maglia iridata di campione del mondo, quella che Gimondi si mise sulle spalle il 2 settembre del 1973 al Mondiale di Barcellona.

Ed è proprio per celebrare i 50 anni da quell’impresa che il centro di Bergamo, e piazza Dante in particolare, hanno voluto ricordare quell’impresa: alle 11 è stata aperta la due-giorni con la cerimonia inaugurale alla presenza di Gianpaolo Sana, presidente del museo del legno Tino Sana di Almenno San Bartolomeo e principale promotore dell’evento, della figlia del campione, Norma Gimondi, del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, di Giovanni Malanchini, consigliere di Regione Lombardia, e Lara Magoni, sottosegretario allo sport di Regione Lombardia, e Roberto Perico, responsabile della direzione territoriale del Banco BPM.

Le dichiarazioni

“Se Felice fosse qui, sentirebbe tutto il bene che diamo alla signora Tiziana – ha spiegato l’ideatore della mostra, Tino Sana -. Un applauso che è l’abbraccio di tutti i bergamaschi. L’idea è partita da un incontro con i collaboratori del Sindaco per presentare l’opera, volevamo farlo a maggio, per la tappa orobica, ma Felice non sarebbe stato onorato per come meritava in mezzo alla confusione. Oggi ricorre il 50esimo anniversario, quale giorno migliore. Queste occasioni sono un modo per fare cultura, perché oggi più che mai abbiamo bisogno di questi esempi. Spero che questa impresa venga ricordata per altri 50 anni”.

“Sono davvero emozionata, mi sono immaginata papà che vede le sue bici, le sue maglie, i suoi amici e tifosi – ha aggiunto Norma Gimondi -. Aveva già sfiorato la vittoria nel ’70 e nel ’71, era l’unico capitano. Sapeva che avrebbe dovuto cambiare il suo modo di correre. A Barcellona ce l’ha fatta con un capolavoro di intelligenza e astuzia. Così batté lo zio Eddy: io avevo 3 anni, mamma pregava dietro la tv. Al passaggio di papà, il boato. E in pochi minuti ad Almè è arrivata tutta la Val Brembana. Siamo orgogliosi della sua impronta, come sportivo e come uomo”.

“Ero davanti alla tv come tutti gli italiani – ha ricordato il sindaco Gori -. Allora il Mondiale era una cosa diversa, l’Italia si fermava. Avevo 13 anni, la tv era in bianco e nero. È stato uno dei momenti più emozionanti nella mia memoria. È un vero piacere essere qui a ricordare Felice, che è nella memoria di tutti. All’estero Gimondi è sinonimo di Bergamo. Questo monumento, oggi ancora in legno, verrà replicato con i materiali adatti ed esposto nel cuore della città”.

“Quando ero bambina papà mise un cartello fuori dal bar a Selvino con scritto ‘viva Gimondi’, mi diceva che era il campione di Bergamo – ha raccontato Lara Magoni -. Di campioni ce ne sono tanti, ma pochi restano nella storia. Ha fatto il giro del mondo, restando nel cuore dei bergamaschi”.

“Grazie per averci regalato questa emozione – ha evidenziato Giovanni Malanchini -. Sono nato l’anno dopo il 73, ma la figura di Gimondi era nei ricordi di mio papà, scomparso l’anno scorso, che anche anni dopo evocava le imprese di Felice. Gimondi impersonificava tutti i bergamaschi, rappresenta un sistema di valori. Il nostro compito è quello di ricordarlo”.

“Dovremo essere eternamente grati a Felice per aver portato Bergamo nel mondo – sono state le parole di Roberto Perico -. Il ciclismo è territorio, pensiero, riflessione, sinonimo di benessere sociale. Gimondi è stato il simbolo del mola mia”.

“La prima festa del campionato del mondo la facemmo a Bagnatica, in un bar davanti a casa mia, grazie a Ermenegildo Ubiali – ha concluso il commendator Maffeis, numero uno di Framar -. Per anni abbiamo collaborato con lui. Abbiamo una lunga storia, Felice ha fatto crescere la mia famiglia”.

 

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