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Bergamo

Emergenza giovani, Gori al Governo: “Più agenti, risorse per le Comunità e sì al Daspo gestito dai Comuni”

Il vice sindaco Sergio Gandi: "Mercoledì un nuovo incontro con il Comitato per l'Ordine e la Sicurezza. L'attenzione è alta, ma il fenomeno riguarda tutta la provincia". L'assessore Poli: "Ritrovare il dialogo con la famiglia e disincentivare la dispersione scolastica"

Bergamo. Rinforzi per le forze dell’ordine, più fondi e una rete per le comunità e maggiori poteri ai Comuni, con la possibilità di poter applicare il Daspo ma con modalità diverse, specie in termini di età dei soggetti colpiti e di luoghi in cui certi comportamenti vengono sostenuti.

Queste le richieste avanzate dal sindaco Giorgio Gori che si è fatto portavoce di una serie di istanze indirizzate al Governo, in replica alle proposte fatte dal Ministro Matteo Salvini rispetto al tema dell’emergenza giovanile.

Il primo cittadino di Bergamo, insieme al vice sindaco e assessore alla Sicurezza Sergio Gandi e all’assessore alle Politiche Giovanili Loredana Poli analizza quanto accaduto sul capoluogo, cerca di mettere in fila le azioni già messe in atto, in concistoro con le forze dell’ordine, con la Questura e la Prefettura, e guarda oltre, proponendo a chi sta oggi al Governo di intervenire per aiutare il suo centro abitato, ma non solo, ad arginare un fenomeno divenuto ormai dilagante nel nostro Paese.

“Facciamo il punto sulle vicende che hanno visto protagonisti i nostri giovani, partendo dal presupposto che, per Bergamo, si tratta di situazioni piuttosto inedite – così Gori -. Fortunatamente non avevamo vissuto, in passato, episodi di questa dimensione e rilievo, diversamente da altre città. L’attenzione c’è sempre stata, perché il problema è serio, e resta alta.

Credo che oltre ad interventi repressivi, si debba puntare anche su politiche di prevenzione, accompagnamento e sostegno. Rispondiamo alle parole del centrodestra cittadino dicendo che siamo già al lavoro. E avanziamo una serie di richieste al Governo che ha tutti i poteri e dunque le possibilità di aiutarci per cercare di risolvere, insieme, una situazione grave che comporta una responsabilità da convidere”.

Le proposte del sindaco Gori

“Il centrodestra ci sollecita a presidiare maggiormente certe aree della città – spiega Gori –, ma questo già lo stiamo facendo. La richiesta di impiegare più personale e, quindi, garantire più ore di controllo, va rivolta al Governo e non al Comune.

Per quanto riguarda invece la riflessione fatta dal Ministro Salvini che annuncia le sue ricette in un disegno di legge peraltro giù presentato a suo tempo dal gruppo della Lega al Senato, rispondo dicendo che non faccio mio il tema dell’ammonimento sotto i 14 anni, quello che lui definisce il cosiddetto “cartellino giallo”. No per due ragioni: da un lato gli episodi che ci hanno riguardato non hanno visto protagonisti ragazzi di quell’età, dall’altro questa forma di richiamo già esiste”.

Sul Daspo chiarisce: “Il disegno di legge di cui parla Salvini non parla di Daspo, provvedimento oltretutto che nasce per lasciare i tifosi violenti fuori dallo stadio. Lo fa, sì, la relazione introduttiva, ma non nel disegno di legge. Oggi la normativa consente già di utilizzare questo strumento per i minorenni, ma è riferito ad alcuni comportamenti illegali precisi che a Bergamo non si sono verificati. Oltretutto non vale per tutte le zone della città, ma solo per lo stadio.

Trovo positiva invece la sua terza proposta, quella che prevede, nel corso del processo minorile, una premialità a fronte di percorsi di rinserimento e di lavori socialmente utili. Anche se, in questo senso, la presidente del Tribunale dei Minori di Brescia mi ha confermato essere uno strumento già impiegato: le procure già lo utilizzano durante l’indagine preliminare”.

Dopo l’analisi, la proposta: “L’invito che facciamo dunque al Governo è quello di farsi carico della necessità di garantire più personale e non solo quando si parla di forze dell’ordine, ma anche di Procure. Stessa cosa per le reti delle comunità che meriterebbero maggiori finanziamenti, visto che è a queste strutture che vengono affidati i minorenni. Molte sono in fortissima crisi e stanno chiudendo.

Chiediamo anche di poter avere una maggiore flessibilità nell’uso di certi dispositivi, come ad esempio il Daspo. Per essere utile ed efficace, in casi come questo, dovrebbe essere ad appannaggio e discrezione dell’amministrazione e soprattutto dovrebbero cambiare le regole, a partire dalla gamma dei comportamenti “daspabili” e dai luoghi considerati sensibili. Le zone della città a rischio non possono certo essere decise o stabilite dal Governo, ma solo da chi vive quotidianamente il territorio.

Faccio mia dunque l’idea, purché ci venga data la possibilità di poterlo usare in via diretta, con le modifiche avanzate”.

L’identikit dei giovani

“Abbiamo cercato di mappare gli episodi avvenuti e di capire chi abbiamo di fronte. Le persone coinvolte nella rissa davanti alla stazione e anche nell’episodio di Celadina sono sì tutti giovani minorenni, ma hanno più di 14 anni, sono prevalentemente stranieri, di seconda o terza generazione e provengono prevalentemente dalla provincia.

Non sono baby gang, perché non sono stanziali e non sono dedite ad attività criminose, non occupano una zona geograficamente definita, ma sono gruppi di ragazzi che si danno appuntamento sui social, utilizzando prevalentemente Telegram. Giovani che si affrontano tra di loro, che vivono in contesti familiari inadeguati, che non hanno modelli, né figure di riferimento, che vivono una vita centrata sul raggiungimento e sul perseguimento dei diritti, concentrati su loro stessi, che non riconoscono l’altro, sono arrabbiati, ascoltano musica trap e guardano ai modelli proposti dai social come quelli identitari.

Giovani che  mirano al successo, ai soldi, alle donne e al potere, che consumo di droghe e di psicofarmaci. Che fanno uso soprattutto di Rivotril, un anti epilettico, che viene assunto in grandi dosi e che genera comportamenti alterati.

Ascoltano trap, una musica i cui testi testi parlano dell’ossessione per il lusso, delle lotte tra bande rivali e il veicolo per trasmettere questi messaggi sono sempre i social”.

Il vice sindaco Gandi: “Mercoledì un nuovo incontro del Comitato per l’ordine pubblico. Più controlli al Luna park”

“Il Comitato per l’ordine e per la sicurezza pubblica che si è incontrato la scorsa settimana, e che si riaggiornerà mercoledì 30 agosto, ha immediatamente deciso e applicato un dispositivo di controllo territorio che si è rivelato efficace: abbiamo deciso, insieme a Prefettura e Questura, di rafforzare di 10 pattuglie l’asse ferninandeo e la zona del centro commerciale di Orio Center – così Sergio Gandi, vice sindaco e assessore alla Sicurezza.

L’attenzione è stata fin dal principio massima e continuerà ad esserlo. E, accanto ad una politica repressiva del fenomeno, abbiamo scelto di affrontare il fenomeno anche da un punto di vista strutturale, cercando di mapparlo, anche perché non appartiene solo alla città. I giovani che stazionano in città provengono perlopiù dalla provincia, e in questo senso sarebbe opportuna anche l’assunzione di una responsabilità anche di carattere provinciale.

Verranno intensificate le presenze negli orari di apertura al Luna park, la richiesta dei responsabili è già stata presa in considerazione. Questo a dimostrazione del fatto che non viviamo in una landa desolata e abbandonata, ma attenzionata e vigile grazie al lavoro congiunto delle istituzioni.

Al di là degli allarmismi fomentati dalla politica, il fenomeno va analizzato e contrastato sul capoluogo ma non solo:  la città è solo la vetrina e l’assunzione di responsabilità deve essere di tutti, al di là degli schieramenti di partito”.

L’assessore Poli: “Ritrovare il dialogo con la famiglia e disincentivare la dispersione scolastica”

“Dentro questa dinamica ci sono gruppi di giovani non stanziali, ma che si muovono, e questo elemento è un tema importante, che stravolge alcune definizioni che venivano date per assodate. Noi non abbiamo a che fare con le baby gang. Si tratta di un fenomeno diverso.

E proprio per questa ragione dobbiamo mettere in campo strumenti di intercettazione e prevenzione smart, come gli strumenti digitali, in maniera tale da creare un giro di informazioni che, partendo da chi lavora tutti i giorni con i giovani, arrivi all’istituzione.

Senza dimenticare che i nostri servizi servizi sociali, educativi e polizia locale devono fare rete, ancora di più, con le famiglie, portandole a conoscenza e mettendole al corrente, come è avvenuto nel caso dell’aggressione alla piscina Italcementi, di quanto accaduto.

Fino a pochi anni fa, la scuola ci restituiva un’idea per cui soprattutto i ragazzi di origine straniera utilizzavano proprio il mondo dell’educazione come ascensore sociale. E’ ancora vera? Oppure, non è più così perché la cultura delle famiglie si è annacquata dentro un andamento generale? O ancora, anche la risposta della scuola non è più la stessa? Guardando i dati sulla dispersione scolastica, la risposta è chiara, visto che questo fenomeno è fortemente caratterizzato da ragazzi con appartenenze etniche non italiane”.

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